Magazine Società

Night in Tunisia

Creato il 16 gennaio 2012 da Dragor

Notte in Tunisia. Non è il titolo del celebre tema di Dizzy Gillespie ma una triste considerazione: in Tunisia è scesa la notte. Una notte che si chiama Ehnnada, il partito islamista che sta piazzando i suoi uomini in tutti i centri di potere. Ho sempre amato la Tunisia, è il paese più dolce che si possa immaginare. In qualche modo mi ricorda il Portogallo, lo stesso languore, la stessa struggente tenerezza. Non c’è niente di più sentimentale di una canzone d’amore tunisina, è un’emozione che ti entra sotto la pelle come il fado. E non c’è niente di meno islamico della Tunisia, almeno fra i paesi arabi. La maggioranza dei tunisini, il 60 per cento, avversa l’islam, ma è politicamente divisa mentre i bigotti sono compatti e alle elezioni hanno ottenuto la maggioranza relativa. Siccome per loro religione e governo sono la stessa cosa, si stanno facendo in quattro per proclamare la Sharia, la legge islamica.L’università di Tunisi resiste ancora, come il villaggio di Astérix nella Gallia occupata dai Romani, ma ogni giorno deve subire le scorribande dei barbuti che vogliono imporre il velo alle studentesse e il rettore riceve continue minacce di morte.

Ho visto intervistare alla TV una donna tunisina con un occhio nero e il viso contuso. Ha dichiarato di essere stata picchiata dal marito. “Vogliamo l’uguaglianza dei sessi”, ha proclamato. “Basta con la violenza sulle donne, non scippateci la primavera araba. Amo il mio paese, lo voglio libero, indipendente e rispettato.” Ha continuato così per un quarto d’ora e sarebbe andato tutto bene se non avesse portato il velo. Il simbolo dell’ideologia che autorizza gli uomini a stuprarla dall’età di sei anni, a violentarla con il matrimonio a tempo, a sposarla per forza, a ripudiarla quando non serve più, a coprirla come una lebbrosa,a trattarla come una prigioniera, a picchiarla come ha fatto suo marito, a lapidarla in caso d’infedeltà. Poveretta, non ha capito che per prima cosa deve strapparsi quel velo e gettarlo alle ortiche. Ecco il primo passo verso la libertà. La primavera araba, quella vera, comincia senza veli.

Dragor


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine