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“Nino domani a Palermo”. Ma Tukory già c’era

Creato il 23 febbraio 2015 da Casarrubea
Tüköry

Tüköry Lajos

Questa non me la sarei aspettata. Invece il fatto impensabile da parte di una persona che ragiona, è accaduto. Risale a sabato e riguarda il furto di una statua. Non una qualsiasi, di autore sconosciuto, come tante se ne vedono in svariate ville e giardini pubblici d’Italia, ma scolpita da un grande dell’architettura dell’Ottocento tra il 1861 e il 1864. L’artista è Giovan Battista Filippo Basile, il costruttore del Teatro Massimo di Palermo, padre di Ernesto, e l’oggetto rubato è il busto di Lajos Tukory, opera pure di Basile padre. Molti, purtroppo, in Sicilia e in Italia non sanno chi era questo ufficiale ungherese e riassumerne la biografia non è molto semplice perché il magiaro non è una lingua con la quale tutti hanno molta dimestichezza.
“Nino, domani a Palermo” dice il generale Garibaldi a Nino Bixio quando, vinte tutte le resistenze, dopo lo sbarco di Marsala, e l’attraversamento di Partinico, si appresta ad attaccare Palermo nella seconda metà di maggio del 1860. Ma, a Palermo, già c’è un angelo custode che lotta e attende l’eroe dei due mondi. Un ufficiale che neanche conosce la Sicilia, ma che sa quale sia il valore della libertà e i pericoli e sacrifici necessari per raggiungerla. Tukory vuole essere l’avanguardia dell’esercito di liberazione della Sicilia per l’attacco del 27 maggio. Incurante di se stesso, rompe le linee nemiche ma è fermato da una mortale fucilata che gli spappola un ginocchio, gli provoca l’amputazione della gamba e infine lo porta alla morte per lo sviluppo di una cancrena. Spira a Palermo in via Bosco al Civico 49. Tukory è quindi amico di Garibaldi, grande combattente per la libertà, venuto a combattere e morire a Palermo, ad appena trent’anni, per dare il suo contributo all’Unità d’Italia. I palermitani lo hanno sempre amato e gli hanno dedicato, già nelle epoche passate, monumenti, vie (come la strada che porta il suo nome) e caserme. Di converso anche gli ungheresi hanno sempre avuto una grande simpatia per il nostro Garibaldi, tanto da dedicargli un busto marmoreo collocato alla destra dell’ingresso del Museo nazionale di Budapest.
La villa da cui la statua è stata sottratta è quella di piazza Marina, intitolata proprio a Garibaldi. Ha una recinzione in ferro battuto abbastanza consistente, ma nessun sistema di sicurezza e di controllo, tranne, forse, un guardiano. Non sarebbe difficile arrivare all’autore (o agli autori) del delitto, perché a una prima riflessione i moventi possono essere solo due.
1) La statua rubata è di bronzo, e, come tutti sanno, questo metallo è un composto di rame e di un’altra materia prima. Basta fonderla per ricavarne il rame che fa gola a tanti mascalzoni che lo rubano persino dalle case private o dai cimiteri per venderlo ai grossisti che col rame fanno affari d’oro. Il fenomeno è devastante e in certi luoghi ha raggiunto perfino il furto di svariati chilometri di fili di corrente elettrica della rete pubblica, in una sola notte.
2) La seconda ipotesi è che il ladro (o i ladri) abbiano colto nel busto di Tukory un valore artistico. In tal caso è certo che il furto sia stato commissionato da qualcuno che aveva interesse ad avere per un suo piacere privato un’opera che gli era cara. Preferiamo questa seconda ipotesi perché in ogni caso la statua è salva ed è solo questione di tempo acciuffare il delinquente che ne ha commissionato il furto.
Giuseppe Casarrubea


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