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Un mattino, arrivò da Maharaj una donna europea. Lodò profusamente il libro Io Sono Quello e disse che era una grande fortuna essere in grado di porgere i suoi omaggi a Maharaj di persona. Aveva viaggiato in lungo e in largo, aveva incontrato molti insegnanti spirituali, ma non aveva mai sentito di aver trovato ciò che stava cercando e ora era sicura che la sua ricerca era finalmente terminata ai piedi di Maharaj. Evidentemente aveva avuto alcune “esperienze” che altri Guru avevano probabilmente catalogato come prova del suo “progresso” spirituale. Ella cominciò a narrare queste esperienze a Maharaj molto dettagliatamente. Maharaj la ascoltò per alcuni minuti e poi la interruppe chiedendo: “Dimmi, chi ha avuto queste esperienze? Chi si è sentita compiaciuta da queste esperienze? In assenza di che cosa queste esperienze non sarebbero affatto sorte? Esattamente, dove compari tu in queste esperienze? Durante questo periodo piuttosto lungo di addestramento spirituale, qual è l’identità che sei stata in grado di scoprire come tu?”. “Ti prego, non pensare nemmeno per un momento”, disse Maharaj, “che io intenda insultarti, ma devi veramente ottenere delle risposte chiare a queste domande prima di poter decidere se stai procedendo nella giusta direzione. Nell’attuale situazione tu sei come una bambina di cinque anni che è stata abbigliata con bei vestiti e graziosi ornamenti. Quella stessa bambina tre anni prima avrebbe ignorato i bei vestiti e i begli ornamenti, o li avrebbe accettati come un fastidio forzato imposto dai suoi genitori, ma ora, dopo il condizionamento ricevuto nel frattempo, la bambina non vede l’ora di uscire per rallegrarsi dell’invidia delle sue piccole amiche che non possiedono quegli abiti eleganti. Ciò che è accaduto, tra l’infanzia e la fanciullezza, è esattamente ciò che ostacola il vedere la tua vera natura. L’infante, a differenza del bambino, trattiene ancora la sua personalità e identità soggettiva. Prima del condizionamento fa riferimento a se stesso così com’è, si considera semplicemente un ‘oggetto’, non come ‘me’, il conoscitore/soggetto”. “Pensa profondamente a ciò che ho detto. L’‘entità’ personale e l’illuminazione non possono andare insieme. Se, dopo ciò che ti ho detto, decidi di continuare a farmi visita, ti devo mettere in guardia”, disse scherzosamente Maharaj, “non soltanto non acquisirai nulla, ma perderai qualunque cosa hai ‘acquisito’ con così tanto sforzo negli ultimi anni. Inoltre, perderai persino il tuo sé! Quindi, sei avvisata! Se continuerai a visitarmi, arriverai alla conclusione che non c’è ‘me’ né ‘te’ che cerca l’illuminazione. In effetti non esiste una cosa come l’‘illuminazione’. La percezione di questo fatto è in se stessa illuminazione!”. La donna sedette persa nel suo pensiero. La sovrastruttura di preconcetti che aveva costruito così assiduamente negli anni era stata scossa fin dalle fondamenta. Congiunse le mani in omaggio a Maharaj e chiese il permesso di fargli visita giornalmente sino a che fosse rimasta a Bombay. “Sei la benvenuta”, disse Maharaj. Fonte: www.liberidileggere.com
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