Magazine Attualità

No all’intervento imperialista in Libia

Creato il 19 marzo 2011 da Coriintempesta

Il World Socialist Web Site si oppone categoricamente a qualsiasi intervento militare in Libia. La spinta verso la guerra, a cui giovedi è stato dato il via libera del Consiglio di sicurezza dell’ONU, non ha nulla a che fare con i pretesti umanitari offerti dalle maggiori potenze. Piuttosto,essa rappresenta la violenta sottomissione imperialista di una ex colonia.

Il bombardamento della Libia da parte di aerei francesi, inglesi e americani non protegge la vita umana, ma trasforma il Paese in un campo di battaglia con migliaia di vittime innocenti. Questa è una guerra imperialista.La Libia è un oppresso, ex paese coloniale. Il WSWS rifiuta radicalmente e in tutte le circostanze attacchi militari da parte delle potenze imperialiste in tali paesi.

Inoltre, questa guerra avrà luogo senza alcuna legittimazione democratica. Non c’è la minima indicazione che sia supportata dalle popolazioni dei paesi coinvolti. Ancora una volta, ingenti somme vengono spese in una guerra anche se gli stessi governi dichiarano che non ci sono soldi per i programmi sociali.

Coloro che dicono che un attacco militare alle basi di Gheddafi significherebbe sostenere un movimento democratico di opposizione contro una dittatura sanguinosa devono rispondere alla seguente domanda: perché le grandi potenze non applicano gli stessi criteri in Afghanistan e Pakistan, dove i regimi che appoggiano impiegano la violenza brutale contro qualsiasi opposizione?

No all’intervento imperialista in Libia
E che dire del Bahrain, quartier generale della Quinta Flotta americana, dove lo sceicco Al-Khalifa ha abbattuto manifestanti disarmati con il sostegno saudita? Che dire di Gaza, dove questi stessi poteri stanno a guardare mentre gli israeliani massacrano i palestinesi? Che dire dello Yemen, dove venerdi il filo-occidentale presidente Ali Abdullah Saleh ha ucciso circa 50 manifestanti?

Non un solo governo o giornale che supporta l’attacco militare contro la Libia si è preso la briga di spiegare queste evidenti contraddizioni.Tuttavia,il vero obiettivo delle violenti azioni contro la Libia è chiaro, se si considera la logica degli eventi recenti.

E ‘solo due mesi fa quando il governatore tunisino, Zine El Abidine Ben Ali, è stato deposto in una sommossa popolare. Un mese dopo, fu seguito dal presidente egiziano Hosni Mubarak.Come risultato, le potenze occidentali hanno perso due dei loro alleati chiave nella regione.

Come con Gheddafi stesso, gli Stati Uniti e l’Europa avevano collaborato a stretto contatto con questi dittatori fino all’ultimo. La Francia, che ora sta gridando sempre più forte per un’azione militare contro la Libia, ha anche offerto aiuto a Ben Ali, quando la rivolta contro di lui era in pieno svolgimento.

Solo poche settimane dopo, le grandi potenze stanno preparando un intervento militare in Nord Africa. Coincidenza? Solo chi è politicamente cieco può non vedere la relazione tra questi eventi.

L’opposizione interna a Gheddafi, un tiranno brutale e uno stretto alleato delle potenze occidentali, può inizialmente esprimere la rimostranza reale del popolo libico. Ma nel sottosviluppato desertico stato della Libia, le forze hanno rapidamente materializzato di essere pronte per fare il lavoro sporco delle grandi potenze. Si trovavano nelle figure che compongono il cosiddetto Consiglio nazionale di transizione, che non solo hanno garantito alle compagnie petrolifere internazionali lo sfruttamento senza ostacoli delle ricchezze minerarie del paese, ma hanno anche sollecitato il bombardamento del loro paese.Il Consiglio di transizione è composto da alti funzionari del vecchio regime che hanno voltato le spalle a Gheddafi in risposta al cambiamento da parte delle potenze imperialiste.

L’intervento militare in Libia, le cui risorse energetiche la hanno resa oggetto di intrighi imperialisti per decenni, viene utilizzato sia per garantire l’accesso al petrolio e sia per contenere i movimenti rivoluzionari della regione che sono sempre più rivolti contro gli interessi delle potenze imperialiste e proprietà capitaliste. Una presenza militare in Libia, che confina ad est con l’Egitto e ad ovest con la Tunisia,aiuterebbe le grandi potenze ad intimidire i movimenti rivoluzionari in tutto il mondo arabo.

Il riferimento nella risoluzione delle Nazioni Unite riguardo l’esclusione dell’occupazione militare del paese da parte di truppe straniere è una fesseria.La necessità militare ha una sua logica. Ufficialmente, né l’Afghanistan né l’Iraq sono “occupati” dalle truppe americane, ma questo non cambia il fatto che in entrambi i paesi decine di migliaia di soldati americani hanno preso la residenza permanente.

È significativo che è stata la Lega Araba ha chiamare per una no-fly zone sopra la Libia, dando agli USA e ai loro alleati imperialisti una copertura di “sostegno regionale” per un intervento militare. I rappresentanti dell’Arabia Saudita,del Bahrein ed altri emirati, che sono in procinto di arrestare, torturare e sparare agli oppositori dei loro propri regimi, hanno votato a favore di un intervento militare con il presunto scopo di rafforzare la democrazia in Libia!

Le grandi potenze stanno agendo con estrema incoscienza. A parte l’avidità per il petrolio e il dominio, sembrano avere nessuna strategia ponderata.Il Presidente Sarkozy, che ha ricevuto Gheddafi quattro anni fa in pompa magna a Parigi per negoziare accordi commerciali del valore di miliardi, ha riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione come rappresentante ufficiale della Libia senza neanche consultare il suo ministro degli esteri e tanto meno i suoi alleati della NATO.

Nessuno sembra aver considerato le implicazioni economiche, geopolitiche e di sicurezza di una guerra più lunga in Libia, un paese del Mediterraneo, nelle immediate vicinanze dell’Europa.Quelli che esprimono avvertenze  sulle conseguenze di un’azione militare provengono soprattutto da ambienti conservatori dei militari,che, dopo l’Afghanistan e l’Iraq, hanno poca voglia di un’altra avventura militare.

Sia il presidente Sarkozy che il primo ministro britannico David Cameron hanno le loro proprie ragioni di politica interna per intervenire.Ad un annodelle prossime elezioni presidenziali, Sarkozy è in calo nei sondaggi di opinione e spera di recuperare terreno con una politica estera aggressiva.

Cameron affronta una crescente opposizione alle sue misure di austerità e –riecheggiando il suo modello della guerra delle Malvine di Margaret Thatcher nel 1982 –auspica che una guerra contro la Libia possa sviare l’attenzione. Dal momento che l’esercito britannico è stato indebolito dalle guerre in Iraq e in Afghanistan ed è appena in grado di intervenire autonomamente, Cameron ha lavorato sodo per coinvolgere gli Stati Uniti.

L’avventura imperialista contro la Libia sta risvegliando vecchie divisioni in Europa. Il Common Foreign and Security Policy (CFSP) è ancora una volta a brandelli. La Germania si è astenuta nella votazione sul Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sottolineando che non avrebbe preso parte a qualsiasi intervento militare.E così si è trovata in un blocco con Russia, Cina, India e Brasile contro gli alleati della NATO Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti-uno sviluppo con implicazioni di vasta portata.

Queste divisioni sono derivanti dal carattere imperialista della guerra. È significativo che per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, la Gran Bretagna e la Francia sono congiuntamente coinvolte in un conflitto militare e hanno assunto una posizione opposta dalla Germania. Si dovrebbe anche ricordare che l’ultimo scontro tra l’esercito tedesco e britannico incluse le maggiori battaglie proprio in Nord Africa.

La Germania in linea di principio non respinge un’azione militare contro la Libia, e il governo tedesco ha spinto per dure sanzioni economiche. Tuttavia, ad oggi ha fondato la sua influenza in Nord Africa e nel Medio Oriente più su fattori economici che su quelli militari e teme di perdere in una qualsiasi avventura militare. “La Germania sostiene pienamente le sanzioni economiche, perché il dominio di Muammar Gheddafi è finito e deve essere fermato”, ha dichiarato l’ambasciatore Peter Wittig per giustificare l’astensione della Germania. “Ma l’uso dei militari è sempre estremamente difficile e vediamo grandi rischi”.

Mentre ci sono disaccordi all’interno della classe dirigente europea e americana su una offensiva militare contro la Libia, tra gli “umanitari” imperialisti c’è piena approvazione ed entusiasmo. Questa categoria comprende anche quelle tendenze politiche che supportano le operazioni militari in nome di un astratta “umanità”, ignorando le questioni di classe e le questioni della storia, come i Verdi, i socialdemocratici, il partito della sinistra, ecc

Da quando i Verdi tedeschi hanno appoggiato il bombardamento NATO sulla Yugoslavia nel 1999, sono diventati entusiasti sostenitori della guerra e svolgono un ruolo insostituibile nella propaganda della guerra imperialista. Lo stesso vale per la preparazione di un intervento militare contro la Libia.

I Verdi hanno attaccato il ministro degli esteri Guido Westerwelle perché non sostiene la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. “Abbiamo la responsabilità di difendere i diritti umani”, ha detto Renate Kuenast. Anche i socialdemocratici hanno attaccato Westerwelle perché non favorisce lo sforzo bellico.

Il rappresentante dei Verdi al Parlamento Europeo,Daniel Cohn-Bendit, una figura importante nel movimento studentesco del 1968, ha partecipato ad una aggressiva campagna per il riconoscimento del Consiglio nazionale di transizione libico e l’istituzione di una no-fly zone.Il Parlamento ha infine adottato una risoluzione il 10 marzo con una maggioranza schiacciante.

Oltre ai Verdi, una varietà di organizzazioni di pseudo-sinistra in Francia hanno chiesto il riconoscimento del Consiglio nazionale di transizione. Una risoluzione in tal senso dal Comitato di Solidarietà con il popolo libico porta le firme del Partito Comunista,il Partito della Sinistra e il Nuovo partito anticapitalista.Il presidente Sarkozy sta ora adempiendo alla loro richiesta lanciando una offensiva militare.

Il World Socialist Web Site invita i lavoratori e i giovani a rifiutare la propaganda di guerra sotto una veste umanitaria con il disgusto che merita.La lotta contro l’oppressione politica, lo sfruttamento sociale e la guerra sono inseparabili dalla costruzione di un movimento socialista che unisca la classe operaia internazionale in una lotta contro il capitalismo e l’imperialismo.

LINK:No to imperialist intervention in Libya!

TRADUZIONE:Cori In Tempesta


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :