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No Tav, fermata auto carica di molotov

Creato il 31 agosto 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Il fronte No-Tav non sembra in alcun modo arrestarsi. Potremmo quasi pensarlo un «piccolo Egitto» o una «piccola Siria» senza Fratelli Musulmani né armi chimiche. Nella notte appena trascorsa è stato incendiato un capannone nel comune di Bussoleno: capannone di proprietà di un’azienda operante nel cantiere della Tav. Intanto, poco prima del rogo, sono stati arrestati due esponenti del centro sociale Askatasuna nei pressi di Venaus. I due episodi, l’arresto e l’incendio, potrebbero essere legati fra loro, almeno da quanto sostenuto dagli investigatori. Il rogo ha determinato la distruzione di una grossa trivella e di un paio di generatori. Secondo il procuratore Caselli, i due esponenti dell’Askatasuna non potevano che essere al corrente di quell’avvenimento, giacché fermati in auto con un vero e proprio arsenale a bordo. Stando alla cronaca, il rogo dell’altra notte sarebbe l’undicesimo attentato nella zona contro il cantiere Tav. Quest’atto di «terrore» è tuttavia da leggersi da vicino con la manifestazione oggi in atto presso Chiomonte. No Tav, Molotov, CaselliChi ha preso parte alla manifestazione, s’è presentato rigorosamente incappucciato e vestito di nero, prendendo inoltre posto lungo il cordone di forze dell’ordine poco fuori dal cantiere. I primi arrivi sono stati registrati intorno alle ore 23, quando ormai l’intera vallata era al buio. Tuttavia, dopo aver raggiunto il confine del cantiere ed essersi riuniti in un’ottantina di persone, hanno scelto di dileguarsi lungo i sentieri che costeggiano l’area attrezzata ai lavori. Tuttora sono presenti sul posto, anche se non hanno dato motivo d’infrangere l’ordine pubblico.

Per il procuratore Caselli ciò che va in atto ormai da parecchi mesi è «un fenomeno sottovalutato con troppi silenzi».

Un silenzio rotto a tratti dagli atti di violenza armata e dalle contestazioni che ormai imperversano in Val Susa con una certa frequenza. Manifestazioni non sempre pacifiche. Stando infatti ai due ultimi arresti, quello nei confronti di Davide Forgione, 21enne torinese, e Paolo Rossi, 26enne bergamasco ma residente nel capoluogo piemontese, si rende più che attuale la situazione tesa che si respira nell’area tra Venaus e Chiomonte. L’arresto è avvenuto per mano della Digos e dei carabinieri che hanno operato congiuntamente, come in fondo fanno ormai da tempo sul territorio. Intorno alla figura di Forgione, si sa che quest’ultimo è un attivista piuttosto convinto all’interno del centro sociale Askatasuna, mentre in merito a Paolo Rossi, questi sarebbe un semplice simpatizzante «tirato dentro» dallo stesso Davide Forgione. Il capo d’accusa di entrambi è «detenzione di materiale esplosivo», giacché, come s’è già detto, sono stati fermati con un vero e proprio arsenale a bordo dell’auto su cui viaggiavano.
Un rapido inventario ha registrato la presenza illecita di 5 molotov, 5 taniche di benzina, 6 mortai, un centinaio di bombe carta, 63 bengala, 31 chiodi a quattro punte utili a forare le gomme dei mezzi di vigilanza, 2 scatole di diavolina, una ventina di guanti e poco più di 60 tute nere. In aggiunta sono stati rinvenuti a bordo 6 pneumatici pronti ad essere incendiati durante gli scontri. A parere degli investigatori, in base alle ormai ingenti rilevazioni, il «gruppo di fuoco» che agisce in Val Susa sarebbe composto da più o meno una ventina di facinorosi. Il resto, secondo il personale preposto alle indagini, riguarderebbe i manifestanti pacifici.
Vi è tuttavia chi punta il dito altrove, spiegando che gli atti di efferata violenza sarebbero coordinati da uomini influenzati politicamente ma esterni al territorio. Una volta arrestati, sia Rossi che Forgione hanno scelto di non rispondere alle domande degli inquirenti. Ma i carabinieri sono ben certi di quelle che erano le loro intenzioni. «La Digos, con la qualche c’è ottima collaborazione» ha spiegato il capitano dei carabinieri, Stefano Mazzanti, «aveva segnalato che nei pressi di Venaus erano state notate delle persone caricare dei pneumatici nell’auto». Tuttavia, insieme alla vettura su cui viaggiano i due arrestati, ve ne sarebbero state delle altre. Insomma, un vero e proprio «corteo». Alla vista dei militari, alcune si sono dileguate a gran velocità, altre sono state abbandonate dagli occupanti che sono in seguito scappati a piedi. Quella su cui viaggiavano Forgione e Rossi, invece, tentando un’inversione di marcia, è stata prontamente bloccata dai carabinieri.
Il procuratore Caselli, alla vista dell’arsenale sequestrato, ha soltanto aggiunto: «Non sta a preoccupare la pericolosità, seppur evidente, ma la micidialità». Ora si apriranno le indagini e le accuse a carico di Rossi e Forgione potrebbero inasprirsi.


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