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Noah – La recensione

Creato il 12 aprile 2014 da Drkino

by · 12 aprile 2014

Noè e il diluvio universale, tra misticismo, suggestioni fantasy e scenari post apocalittici…

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Una cosa è certa guardando Noah: non è il solito kolossal hollywoodiano. Del resto, non poteva essere altrimenti se si ha presente la filmografia di Darren Aronofsky (Requiem for a dream, The Fountain, The wrestler, Il cigno nero). Un regista febbricitante e irrequieto, mai sazio di indagare le spaccature e le pieghe dell’animo umano. La sua personale galleria di esseri umani troppo umani, fragili e zeppi di contraddizioni si arricchisce di uno dei personaggi più iconici dell’antico testamento. La storia raccontata è ben nota: Dio incarica Noè di costruire un’arca che possa contenere lui, la sua famiglia e le creature innocenti del creato (gli animali) per proteggerli dal diluvio universale che scatenerà su tutta la terra per “lavare via” la malvagità e la corruzione ormai diffusa come un cancro. A Noè il compito di rifondare il nuovo mondo con maggiore saggezza e rettitudine. L’episodio biblico presente nel libro della Genesi è narrato, nelle sacre scritture, in maniera molto stringata e criptica. Come dunque è possibile costruire un film di quasi 2 ore e 20 minuti e da circa 130 milioni di dollari di budget? Secondo Aronofsky (e il co-sceneggiatore Ari Handel) è necessario dilatare i tempi della narrazione e aggiungere suggestioni inedite per dare nuova linfa vitale al racconto. Noah è accattivante e spiazzante sin dall’incipit. Non tanto per quello che racconta, inevitabilmente prevedibile, ma per come decide di raccontarlo. Immagini visivamente potenti accompagnate da un montaggio convulso e lisergico ci narrano gli antefatti, dalla creazione fino all’era dei discendenti di Caino .Quasi come se fosse la visione mistica di un profeta. Poi in un soffio siamo trasportati nell’epoca di Noè, su una terra meravigliosa e terribile allo stesso tempo, quasi fosse un luogo remoto e mitico di un’antica leggenda.

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Il segreto dell’ultimo lavoro di Darren Aronofsky sta tutto qui, nella cifra stilistica adottata per la narrazione. Non si ha mai la sensazione si essere all’interno di un racconto biblico, ma invece in una grande epopea fantasy contaminata con la fantascienza post-apocalittica. Creature di matrice angelica, scenari di devastazione che sembrano appartenere ad un futuro ormai remoto, vecchi saggi dotati di poteri ultraterreni. Il racconto si fa subito grandioso e appassionante. Pieno di magia e meraviglia che si mescola al misticismo. Epico e intimista allo stesso tempo per come riesce a restituire la scissione dell’uomo che lotta tra il senso del dovere per un bene superiore e l’amore per la propria famiglia ben sintetizzata nella figura di Noè. Noah è un film visivamente potente, narrativamente accattivante, in bilico tra naturale e trascendente, tra le ragioni dell’uomo e quelle di Dio. Una spaccatura sottolineata dal regista, ma non risolta preferendo concludere con un finale più armonioso e accomodante forse per non risultare oltremodo provocatorio, ma che inevitabilmente finisce per stridere un po’con le premesse e fa un po’ scricchiolare la struttura del film. Unica pecca di un film comunque affascinante, potente, ricco sia visivamente che a livello di contenuti,sicuramente da vedere.

MISTICO

Regia: Darren Aronofsky – Cast: Russell Crowe, Jennifer Connelly, Anthony Hopkins, Logan Lerman, Emma Watson, Ray Winstone – USA, 2014 – Durata: 138 min.

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