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Nobu Tsujii a Stuttgart

Creato il 11 maggio 2014 da Gianguido Mussomeli @mozart200657

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Il debutto a Stuttgart di Nobu Tsujii, venticinquenne pianista giapponese che si sta imponendo come uno dei giovani virtuosi più interessanti di oggi, era atteso con grandissima curiosità. Nativo di Tokyo, Nobuyuki Tsujii (questo è il suo nome completo, all`anagrafe) si è imposto all’ attenzione del mondo musicale internazionale con due clamorose affermazioni in concorsi importanti: il premio della critica nell’ International Frédéric Chopin Piano Competition del 2005 e il primo posto assoluto al Van Cliburn International Piano Competition del 2009. In quella occasione Michael Granberry, critico del “Fort Worth Star-Telegram”, scrisse al riguardo:

He was absolutely miraculous. His performance had the power of a healing service. It was truly divine.

 

Il grandissimo pianista Menahem Pressler, che era membro della giuria in quella edizione del concorso Van Cliburn, ha successivamente commentato  l’ affermazione di Nobu Tsujii con queste parole:

I have the utmost admiration for (Nobuyuki Tsujii). God has taken his eyes, but given him the physical endowment and mental endowment to encompass the greatest works of piano. For him to play the Chopin concerto with such sweetness, gentleness and sincerity — it’s deeply touching. I had to keep from crying when I left the room.

 

Come molti già sapranno, Nubu Tsujii è cieco dalla nascita. A due anni, eseguiva già le scale su un piano giocattolo e a quattro anni sbalordì sua madre eseguendo la canzone “Jingle Bells” a memoria dopo aver ascoltato la madre che la suonava. A dodici anni ha dato il suo primo concerto pubblico alla Suntory Hall di Tokyo e dal quel momento ha ricevuto inviti da tutte le maggiori istituzioni musicali del mondo, raggiungendo una popolarità che è letteralmente esplosa dopo la vittoria nel Premio Van Cliburn, soprattutto in Giappone, dove conta un numero di fans paragonabile a quello di una rock star e i suoi CD sono ai primi posti nelle classifiche di vendita.

Con queste premesse, c’ erano sufficienti motivi di interesse per farmi venire la voglia di verificare personalmente le qualità di questo giovane fenomeno. Dopo avere ascoltato, devo dire che la serata, tenutasi nella Mozart Saal della Liederhalle e che aveva fatto segnare il tutto esaurito con diversi giorni di anticipo, non ha assolutamente deluso le mie aspettative. Non nego comunque di essere andato al concerto anche in base a una curiosità che adesso cercherò di spiegare. Da innamorato del pianoforte quale sono sempre stato, pur se le mie capacità esecutive sono abbastanza limitate, mi sono sempre posto il problema dei pianisti ciechi, per esempio pensando ad Alberto Mozzati o al leggendario organista Helmut Walcha oppure, in ambito jazzistico, a Lennie Tristano e ad Art Tatum. Come facevano a conseguire, mi sono sempre chiesto, quei livelli di tecnica e di sicurezza esecutiva? Credo che la risposta più precisa l’ abbia data un grande pianista jazz come Franco D’ Andrea, rispondendo a una domanda su questo argomento in una intervista a proposito di Lennie Tristano:

Me lo sono chiesto anch’ io e ci ho provato. Ho suonato ad occhi chiusi, ho continuato a suonare imperterrito tutte le volte che in sala è mancata la luce. Ce la faccio, ma fino a un certo punto, perché ad esempio nella tecnica di salto non posso non vederci. Ho concluso che in loro c’ è una sensibilità digitale straordinaria e una specie di “memoria muscolare” che calcola esattamente le distanze che le braccia, le mani e le dita devono percorrere sulla tastiera.

(cit. in Franco Fayenz-Riccardo Brazzale, Lennie Tristano il profeta incompreso, Nuovi Equilibri, Viterbo 2006, pag. 47)

Fatte queste premesse, veniamo alla cronaca della serata. Nobu Tsujii ha messo in mostra una musicalità di livello superiore e mezzi tecnici da virtuoso di grande classe. Un pianista davvero completo, in grado di risolvere qualunque passaggio scabroso con una disinvoltura davvero impressionante. Il suono è potente, rotondo anche se con qualche occasionale asprezza nei fortissimi e il tocco è graduato con una sagacia e una capacità di differenziare e controllare le dinamiche davvero eccezionali. Tra le cose che mi hanno maggiormente colpito, devo sottolineare la splendida qualità delle mezze tinte e dei pianissimi. Pochi dei pianisti odierni riescono a ottenere le sonorità tenui realizzate con un “grande” suono; di solito molti di essi, quando vogliono suonare piano, frusciano. Il giovane Tsujii, con la sua straordinaria sensibilità di tocco e di pedalizzazione, è capace di ottenere nei pianissimi sonorità morbide, timbrate e penetranti, che riescono a espandersi senza difficoltà in tutta la sala. Dal punto di vista interpretativo, pur tenendo conto che si tratta di un musicista giovane e quindi ancora suscettibile di sviluppi in questo senso, la musicalità e l’ equilibrio del fraseggio sono quelli di un musicista di alta classe. Nella prima parte del programma, dedicata a Chopin, ho apprezzato molto le sonorità liquide e il tono di soliloquio interiore conferiti ai due Notturni, che erano quello in do diesis minore opera postuma e l’ op. 62 N.2 in mi maggiore. Nell’ Andante Spianato et Grande Polonaise op.22, l’ esecuzione di Tsujii si caratterizzava per il tono raffinato e l’ eleganza del fraseggio, oltre che per la magnifica tecnica di agilità brillante, con i passaggi virtuosistici risolti in maniera straordinaria dal punto di vista della precisione e della nettezza di articolazione. A concludere la prima parte, la Sonata op. 35. Nubu Tsujii ha attaccato il primo movimento in maniera aggressiva, con un tempo abbastanza veloce e un arco dinamico di grande ampiezza, nel quale sonorità squassanti si alternavano a passaggi di bellissima delicatezza. Come nei brani precedenti, anche qui il giovane pianista giapponese ha messo in mostra un senso del rubato di squisita eleganza e un perfetto equilibrio nella struttura dei fraseggi. Bellissima la resa della Marcia Funebre, tenuta su un tono di composta e severa nobiltà, e assolutamente spettacolare il dominio tecnico messo in mostra nell’ ultimo movimento.

La seconda parte, dedicata a Liszt, si apriva con “Les Jeux d’ eau á la Villa d’ Este”, quarto brano degli Années de Pelerinage, Troisième Année, in una esecuzione davvero affascinante per la trasparenza liquida delle sonorità e il raffinatissimo gioco delle dinamiche. Molto notevoli anche il Sonetto 104 del Petrarca e il celebre Liebestraum N.3, suonato con notevole gusto e senza il minimo cedimento alla retorica sentimentaleggiante. Eccezionale, veramente di altissimo livello virtuosistico, la lettura che Nobu Tsujii ha dato de “La Campanella”, resa con una spettacolare tensione che ha trascinato la sala a una vera e propria ovazione da stadio. Bella anche la Isoldes Liebestod, anche se presa a un tempo un po’ troppo affrettato per il mio gusto, cosa che oltretutto ha un po’ pregiudicato la riuscita degli accelerandi nella parte finale. Una elegantissima e salottiera esecuzione della Valse de l’ opera Faust ha chiuso il programma ufficiale. Alla fine, il pubblico di Stuttgart ha tributato un autentico trionfo al giovane talento nipponico, chiamato alla ribalta una decina di volte. Cinque i fuori programma concessi da Nobu Tsujii, iniziando con il Notturno op. 27 N. 2 di Chopin, preso anch’ esso a un tempo leggermente più mosso del normale ma con il giusto tono di raffinata eleganza. Prima del secondo bis, Nobu Tsujii ha ringraziato il pubblico con un “Guten Abend” e un “Dankeschön” e poi, in un inglese pronunciato col tipico buffo accento dei giapponesi, ha ringraziato la Germania per il sostegno fornito al suo paese in occasione del terremoto di Fukushima. Subito dopo, il pianista ha infatti eseguito una sua composizione, che era appunto un’ elegia per le vittime del terremoto. Dopo la celebre Marcia Turca di Mozart, il giovane Tsujii ha concluso la serata con due celebri Studi di Chopin, l’ op. 10 N. 12 “Revolutionaire” e “L’ Adieu” op. 10 N.2. Il pubblico ha continuato ad applaudire ancora per diversi minuti prima di decidersi a lasciare la sala. Che dire ancora? Una serata che ci ha fatto conoscere un grandissimo talento pianistico, sicuramente destinato a diventare uno dei protagonisti assoluti del concertismo a livello mondiale.

 



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