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Noi e la Giulia

Creato il 18 febbraio 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
  • Anno: 2015
  • Durata: 115'
  • Distribuzione: Warner Bros Pictures, Fulvio e Federica Lucisano
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Edoardo Leo
  • Data di uscita: 19-February-2015

Esce nelle sale il 19 Febbraio, il terzo lungometraggio del regista e attore Edoardo Leo, Noi e la Giulia

Trama Diego (Luca Argentero), Fausto (Edoardo Leo), Sergio (Claudio Amendola), Elisa (Anna Foglietta) e Claudio (Stefano Fresi), sono una società piuttosto bizzarra, creatasi dai comuni sforzi per comperare e ristrutturare un casale abbandonato che per tutti rappresenta la possibilità concreta di un riscatto. Ognuno viene da un percorso diverso, e sta ancora facendo i conti con i propri scheletri nell’armadio, ognuno ha il suo bagaglio di delusioni e insuccessi. C’è Diego, che sembra essere incapace di arrabbiarsi, prendere posizione, ma che alla morte del padre finalmente fa i conti con quello che non gli piace e si decide a fare la vita che vorrebbe; Sergio, che ha ideali fortissimi, accompagnati però da un carattere burbero e maniere poco gentili; Fausto, che vende orologi falsi durante le televendite e che ha una lunga lista di amici con cui è in debito. Poi c’è Claudio, che ha perso l’attività di famiglia, storica gastronomia in piedi dai primi del Novecento ma che è fallita. Ma soprattutto è il suo matrimonio ciò che più lo angustia, perché è fallito anche quello. Che dire della coloratissima, apparentemente svampita e ingenua Elisa, in attesa di un bimbo, piantata in asso sull’altare dal fidanzato storico scappato con la sorella? Nonostante la delusione Elisa sorride, ha girato il mondo, ogni tatuaggio che porta è un ricordo del posto e degli uomini che ha incontrato, ma il sorriso non le manca mai. Infine c’è Vito (Carlo Buccirosso), un malavitoso venuto  a offrire protezione alla neonata società di amici e che rappresenta il vero ostacolo per loro, tra mazzette e minacce. Ciò che Vito però non ha calcolato è la forte resistenza contro cui dovrà scontrarsi, da parte di tutti ma soprattutto di Sergio, che non è disposto a farsi sfruttare di nuovo, e prima di ogni altra cosa, a rinunciare alla terra e al casale. Come andrà a finire?

Recensione E’ prevista per giovedì 19 febbraio l’uscita di Noi e la Giulia, film che vede Edoardo Leo in veste di regista per il grande schermo, dove porta una storia i cui protagonisti sono tutti giovani, sull’orlo dei quaranta, ognuno con i propri guai, le proprie incertezze, gli ultimi sogni rimasti, soprattutto uno, quello di un’attività che li rappresenti, che rischia di venirgli sottratta dalla mafia, puntuale aguzzino pronto  a chiedere un prezzo per far tener aperto e per essere protetti.

Ma la resistenza opposta prevede l’essere disposti a tutto, ed un rischio che i protagonisti non hanno mai avuto il coraggio di correre. Difendere il casale e il loro progetto in Noi e la Giulia diventa metafora di sopravvivenza del proprio “Io”, di ciò che i nostri protagonisti dopo un’esistenza che non era stata davvero loro adesso rappresenta qualcosa di cui potersi riappropriare. E il risultato finale è un bel film, che per centoquindici minuti riesce a far divertire e riflettere, spingendoci a prendersi un po’ meno sul serio, nonostante si viva in un mondo in cui conta farcela, in cui si è sempre di corsa, e sempre meno attenti a restare essere umani, capaci di rialzarsi nelle difficoltà, vedendole come semplici stop in cui tutti incappano, anzichè momenti per colpa dei quali tutto il resto e tutto quello che invece conta perde importanza. Ottimo il cast, soprattutto Anna Foglietta , sempre più camaleontica, insieme a Fresi, lo stesso Leo. Sorprendenti Argentero e Amendola, cui va una menzione speciale nella parte del guerrigliero per le giuste cause, che crede ancora alla Rivoluzione, ma soprattutto difende a qualunque costo e con qualunque mezzo la terra, il bene collettivo e che è altrettanto intransigente nello sfruttare anche una neoassunta cuoca a cui garantisce che in tempi migliori avrà regolare contratto perché la classe dei lavoratori, tutti, va tutelata e deve avere pari dignità.

Buona la fotografia, che ci ricorda quella del film del’Archibugi, Il nome del figlio, e di Smetto quando voglio. Consigliato a chi sogna ancora di rivoluzionare se stesso, magari in modi più consoni e meno ispirati a quelli del grande schermo, ma altrettanto animato dalla stessa verve di dare un cambiamento in positivo alla propria esistenza che crede ormai sia prestabilita così come la società la vorrebbe.

Valentina Marchetti


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