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Noi non vendiamo quel libro: Librai eroi o di parte?

Creato il 11 settembre 2014 da Cronachedallalibreria @MarinoBuzzi
È di questi giorni la notizia che molti librai indipendenti francesi hanno preso le distanze dal libro della ex Première Dame Valérie Treirwieller esponendo cartelli che invitano a leggere Balzac e Dumas (l'articolo, uno dei tanti, è QUI). La notizia è rimpallata da sito a sito, da pagina Facebook a pagina Facebook e si sono aperte interessanti discussioni. Come sapete ho sempre criticato un certo mercato fatto solo di Marketing e Gossip ma, guardando ai colleghi francesi, mi chiedo: è giusto rifiutarsi di vendere un libro perché considerato spazzatura? Due considerazioni veloci. La prima è che i librai indipendenti (che sono sempre meno purtroppo e che pagano direttamente sulle proprie spalle la mancanza di lettori e lettrici e la decadenza di un certo mercato) possono scegliere cosa vendere. Noi librai di catena no. Ed è anche per questo che molte persone (qualcuna in modo un po' snob e acidello a dire il vero) non ci considera degni di essere considerati Librai. La seconda considerazione che mi viene da fare è: questi librai hanno venduto, che so, best sellers come Le 50 sfumature? Se sì allora il problema è squisitamente politico. Perché non vendere il libro vendetta della Treirwieller e vendere invece i tanti libri fotocopia, semipornografici, voyeristi, assolutamente privi di idee che affollano le nostre librerie? Perché considerano quel libro spazzatura e quindi non degno di essere venduto e gli altri che entrano in libreria invece sì?La questione è annosa e non è nata di certo oggi. Dovrei quindi rifiutarmi di vendere Fabio Volo perché non lo trovo un bravo scrittore? Dovrei rifiutarmi di tenere determinate case editrici perché le considero scarse? E chi dice che i miei gusti di libraio coincidano con quelli dei lettori?Uno si fa il proprio giro di clienti, mi direte, il che potrebbe valere per una libreria molto piccola che, magari, proprio puntando sulla specificità di alcuni titoli potrebbe salvarsi dalla crisi. Non vale di certo per noi con clienti di ogni genere, da quello fidelizzato a quello di passaggio, da quello con gusti molto raffinati a quello che vuol leggere testi “leggeri”.La capisco la tentazione di dire: “Il mercato è così perché voi non vi siete opposti” ma credo anche che non sia del tutto vero.Innanzitutto noi siamo dei commercianti, campiamo vendendo libri in un paese in cui i lettori forti sono stimati intorno (intorno, qualcuno dice meno) al 4%. Se mi rifiutassi di vendere Volo probabilmente chiuderei nel giro di due giorni perché per noi fa differenza anche un singolo libro venduto. Dal punto di vista squisitamente personale non mi fa piacere vedere la libreria inondata di titoli fotocopia ma, alla fine, chi sono io per dire cosa devono leggere gli altri? I libri arrivano, alcuni vanno bene, altri tornano ai magazzini nella quantità in cui sono arrivati. È il lettore che sceglie cosa vendere. E certo alcune case editrici ci considerano pecoroni che leggono qualsiasi cosa, e certo le fascette e il marketing incidono e certo, noi NON librai di catena siamo brutti e cattivi (tranne me, io sono bello e cattivo) ma, MA, deresponsabilizzare il lettore dando per scontato che siano tutti zombie che afferrano la prima cosa che vedono non è giusto. Il lettore sceglie cosa leggere così come lo spettatore sceglie cosa andare a vedere al cinema, a teatro, in TV. E, per inciso, se dovessi tenere in libreria solo le cose che per me valgono (e comunque sarei un idiota pieno di me se non ammettessi che è impossibile conoscere TUTTI i libri che escono e quindi valutarne la qualità) avrei pochissimi titoli pubblicati negli ultimi 30 anni. È una discussione che si ripete ogni qual volta qualcuno tira fuori il discorso della qualità del libro. Mi dicono i lettori veri acquistano on line. Bene andiamo a vedere le classifiche dei maggiori siti di letteratura on line: su IBS le prime dieci posizioni sono occupate da: Follet, Maston, Camilleri, Green, Zusak, Camilleri, Recalcati, reichs, Costantini e Carofiglio. La classifica delle nostre librerie non si discosta molto. Amazon ha nei primi dieci titoli moltissimi libri di testo (così giusto per dire). Non vedo Balzac, non vedo Dumas ma nemmeno Tolstoj, la Woolf, Calvino, Ariosto o Burroughs. Insomma il mercato è quello che è, non si risolve rifiutandosi di vendere un singolo libro, questa cosa sa molto di presa di posizione politica. Come se io mi rifiutassi di vendere un libro di Berlusconi perché non condivido le sue idee (e neppure tutto il resto a dire il vero). E, di nuovo, la domanda principale è: qual è il ruolo del libraio? Quello dell'editore? E quello del lettore?

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