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Non andartene

Da Andrea Venturotti

NON ANDARTENE


Stando di fronte a lei, la guardo dritta negli occhi. Lei sorride nella mia direzione e poi, senza una parola, torna a chinarsi sullo schermo del tablet, digitando freneticamente lettere alla rinfusa che, inaspettatamente, messe assieme, formano parole che, per me, sarebbero comunque incomprensibili, anche se fossi in grado di leggerle. È capitato ancora che mi recitasse quello che scriveva, quasi aspettandosi una reazione da parte mia, un cenno di assenso che arrivava solo ed esclusivamente tramite i miei occhi puntati su di lei per tutto il tempo durante il quale potevo sentire la sua voce.

La osservo per un po’ mentre scrive: le gambe allungate sul letto, la schiena appoggiata al cuscino dietro di lei, anche se le spalle restano sempre un po’ curve in avanti, in quella posizione che ormai è diventata abituale. Decido di avvicinarmi e mettermi sul letto accanto a lei. Mi sdraio, mettendo la testa sulla sua gamba sinistra. Lei interrompe un attimo il suo lavoro e osserva i miei movimenti, mi sussurra un “ciao” dal suono dolce e rilassante.

Mi sorprende sempre la sua capacità di comprendermi: spesso le basta vedere la mia espressione, non le serve altro, nemmeno che io mi esprima, perché capisca i miei pensieri. E anche ora capisce. Capisce la mia necessità di starle vicino e, ancora di più, il mio bisogno di averla accanto, di sentirla e avere la certezza che lei c’è, che è qui, che non se ne andrà, che nulla può portarmela via. E mi rassicura. Le sue parole sono come miele, mi ricordano il suo amore.

Mentre la guardo tornare a scrivere, rifletto. È così diversa dalle altre persone, da chi dice di volerti bene e poi si comporta come se tu non esistessi. Non ricordo nemmeno una volta in cui abbia perso la pazienza con me o in cui mi abbia umiliato, facendomi sentire una nullità. Non nasconde la mia esistenza, non si vergogna di me. Ha fiducia nelle mie capacità, in quello che provo per lei. È stata disposta a darmi una possibilità quando tutti gli altri hanno deciso di rifiutarmi e trattarmi come uno scarto. È diventata la mia compagna per la vita, si è presa cura di me. Ora tocca a me ricambiare e io so molto bene come dimostrare la mia gratitudine.

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Con la coda dell’occhio vedo la sua mano che si allunga verso di me. Mi giro verso di lei e la guardo ancora intenta a scrivere, questa volta solo con la mano destra, mentre le dita della sinistra mi accarezzano la testa, proprio dietro le orecchie. Allungo indietro il collo, mentre mi metto comoda a pancia in su, stendendo le zampe e muovendo la coda, dapprima impercettibilmente, poi sempre più veloce, fino a darmi la sensazione che stia roteando, sbattendo rumorosamente sul materasso. Mi faccio coccolare un po’, stando in questa posizione. Poi mi metto seduta, poggiando una zampa sulla sua pancia. Anche questa volta capisce al volo. Allunga le braccia, lisciandomi il pelo sulla schiena, mentre io mi abbandono al suo abbraccio che vorrei fosse infinito, con il muso sulla sua spalla e la zampa questa volta sulla sua gamba, come a dirle Io ci sono, come tu ci sei per me. Non andartene. Da me, non hai bisogno di allontanarti.

Chiara


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