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Non avere i titoli

Creato il 04 febbraio 2013 da Ilpescatorediperle
L'approvazione da parte dell'Assemblée Nationale del primo articolo della nuova legge che stabilisce il diritto a contrarre matrimonio indipendentemente dal sesso dei congiunti mi ha riempito di vergogna.Non perché ho visto una delle manifestazioni in sostegno della legge, qui in Francia. Proprio andato no, perché mi sembrava onestamente un po' ridicolo che io che sono italiano e non ho nemmeno i Pacs andassi a chiedere una legislazione più avanzata ad un paese che li ha già. Non perché nei giorni scorsi ho visto il cartello di un "salone del matrimonio" la cui dicitura ammetteva anche pacsés e via dicendo - piccolo segnale del fatto che questi diritti si vivono nella quotidianità di cose anche magari terribili come una fiera dei nubendi.Non è stato nemmeno perché qualche giorno prima Mario Monti aveva detto che i diritti degli omosessuali non sono una priorità, che l'urgenza è l'economia - che pure è un ragionamento di una miopia terribile. Sarebbe come se nel '46 si fosse detto: "Il suffragio universale? Ma abbiamo le case distrutte dalle bombe!". E anche perché (non che sia il cuore del problema, certo) un influsso sull'economia, come prova il cartello di cui sopra, le unioni civili o simili ce l'avrebbero pure.Non è stato per l'imbarazzo che si prova a vivere in un paese i cui cittadini godono di diritti di cui tu non godi nel tuo. Questo non mi è nuovo. In Germania, in Belgio, in Brasile, in Francia - in tutti i posti dove ho vissuto fuori dall'Italia - esiste già una qualche forma di riconoscimento del diritto degli omosessuali ad un'unione giuridicamente tutelata, in una forma o nell'altra.No, in fondo non è stato per nessuna di queste ragioni. Il vero motivo per cui mi sono vergognato è vedere questo titolo di Repubblica:
Non avere i titoli
Quello che trovo vergognoso in questo titolo è il fatto che la notizia della nuova legge francese e il commento del capo dei vescovi italiani abbiano la stessa rilevanza nel titolo. Ecco, non ci siamo proprio. Intanto Bagnasco quale responsabilità ha in Francia? Se si fosse trattato di un esponente della chiesa francese o di altre conventicole contrarie alla legge, siamo d'accordo. Ma Bagnasco che c'entra? È forse perché dobbiamo guardare tutto dal buco della serratura del nostro ristretto punto di vista nazionale? È perché non riusciamo a non farci prendere dal riflesso incondizionato del "legge per i gay - e ora che farà la Chiesa?"? Non lo so. Sta di fatto che dare così la notizia, e scegliere in più la foto del prelato a commentarla, mi mette molta tristezza. E ho scelto apposta Repubblica, quella della società civile laica, quella dei post-it, quella dell'IMU alla Chiesa, quella del Se non ora, quando? Ecco, se pensiamo che le frasi di Bagnasco su questa legge abbiano la stessa importanza della legge stessa, non ci siamo.E sia chiaro, Bagnasco può dire quello che vuole, non è questo il punto. Il punto è che non siamo pronti per fare nessun passo in avanti nella nostra legislazione, perché l'interdizione è nelle nostre teste. Abbiamo un Super-io targato CEI. Non cristiano, non cattolico, proprio CEI.E questo mi fa pensare alla risposta di Camillo Ruini sull'influenza della Chiesa. Ruini risponde che la Chiesa non ha influenza, che la Chiesa fa solo una proposta come altri alla società e alla politica, che questa proposta diventa legge solo se c'è una maggioranza della società e della politica che l'approva. E penso, ancora una volta, che nonostante sia una risposta in malafede, Ruini ha ragione. La Chiesa fa lobbying, come tanti altri soggetti. Il problema non è la Chiesa, il problema è nella società, è nella politica.Il problema non è Bagnasco, il problema sono quelli che fanno i titoli su Bagnasco.E sia chiaro, io non ho niente contro Bagnasco, io ho tanti amici Bagnasco.da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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