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Non avere paura di dirmi che la morte è vicina.

Creato il 22 gennaio 2015 da Il Viaggiatore Ignorante
Non avere paura di dirmi che la morte è vicina.

Non avere paura di dirmi che la morte è vicina, perché essa è per me la porta della vita.[San Francesco di Assisi].La chiesa dedicata a San Marcello Papa, risalente alla fine del X secolo, si trova a Paruzzaro, nel primo entroterra novarese del Lago Maggiore.Ho iniziato citando San Francesco poiché la chiesa si trova all'interno del cimitero del paese.

Per ammirarla dobbiamo compiere un breve tragitto tra le lapidi dei defunti, per cui non abbiate paura a dirmi che la morte è vicina.....All'esterno la chiesa presenta la tipica facciata a capanna addolcita dalla presenza di un campanile di scuola lombarda.Per quanto concerne la storia della chiesa esiste un documento, del 1034, che attesta una donazione eseguita da due coniugi a favore della chiesa di San Marcello.Il motivo del nostro interesse è legato alla presenza di affreschi, splendidi ed in buone condizioni, all'interno del luogo sacro.Gli affreschi risalgono al periodo compreso tra il XV ed il XVI secolo.Non ci resta che affrontare questi ultimi metri di terreno e varcare la soglia.

Un bel morir, tutta la vita onora.[Francesco Petrarca].Non avere paura di dirmi che la morte è vicina.Per morire bisogna nascere.Per crescere bisogna ricevere nutrimento.Alla nostra sinistra troviamo una Madonna del Latte del 1488 a firma di Giovanni Antonio Merli.La Vergine che allatta, in trono, è tra San Grato e San Rocco.  Facilmente riconoscibile San Rocco, in quanto viene rappresentato con le piaghe della malattia. Per quanto concerne San Grato l'iconografia è più complessa. Spesso viene rappresentato con in mano la testa di San Giovanni Battista. Sempre lo troviamo rappresentato con le insegne episcopali ed, in alcuni casi, intento nel calmare gli elementi.Andiamo oltre.Il nostro sguardo viene, immancabilmente, rapito dagli affreschi dell'abside.Non avere paura di dirmi che la morte è vicina.
Non avere paura di dirmi che la morte è vicina.Nell'abside troviamo il Cristo Pantocratore con a fianco i simboli degli evangelisti. Appena sotto troviamo gli apostoli con nelle mani un cartiglio e nell'ordine seguente: Pietro, Paolo, Andrea, Giacomo detto il maggiore, Giovanni, Tommaso, Giacomo detto il minore, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone detto lo zelota e Mattia, scelto per sostituire Giuda Iscariota.Questi affreschi sono attribuiti a Sperindio Cagnola

L'impatto visivo è notevole ed accentuato dall'inserimento del Cristo benedicente in una mandorla di luce.
Ora volgiamo a destra, in direzione della parete Sud, per ammirare gli affreschi più antichi della chiesa.
Non avere paura di dirmi che la morte è vicina.
Non avere paura di dirmi che la morte è vicina.Gli affreschi, che si leggono da sinistra a destra, si riferiscono ai diversi momenti della passione di Cristo. Sono stati attribuiti al Maestro della Passione di Postua. Il nome del pittore deriva dal fatto che analoghi affreschi sono presenti nella chiesa di San Sebastiano a Postua, in provincia di Vercelli.Gli affreschi sono stati datati in un periodo compreso tra il 1450 ed il 1470.Possono essere definiti tardogotici.Le immagini sono molto semplici, facilmente comprensibili dalle popolazioni che frequentavano la chiesa nel periodo della realizzazione.L'impatto è notevole.La parete, di grandi dimensioni, mostra un percorso lineare e, come detto in precedenza, di facile comprensione.Non avere paura di dirmi che la morte è vicina.
Non avere paura di dirmi che la morte è vicina.Viene da chiedersi il perché venissero rappresentate, nei minimi particolari, scende della vita di Cristo. La risposta è molto semplice! Parliamo di un periodo nel quale le popolazioni non erano istruite, quindi la Chiesa quale strumento aveva per "raccontare" sia l'antico che il nuovo testamento?La bibbia dei poveri!Forse sarebbe meglio parlare di Bibbia per i poveri.....Il popolo entrava in chiesa e guardava gli affreschi, presumo sotto la guida di una persona del clero istruita, e comprendeva il significato delle parole di colui che officiava la funzione. Mi sento di aggiungere una seconda motivazione per comprendere il perché di queste pareti splendidamente affrescate. Secondo il mio modesto parere vi era anche un motivo di orgoglio nelle famiglie committenti le opere al fine di sottolineare, al popolo rozzo e contadino, il proprio potere, prestigio ed infine la ricchezza posseduta.La nostra visita a San Marcello di Paruzzaro non si conclude con il ciclo pittorico del Maestro della passione di Postua in quanto, sotto le due file di affreschi riferite agli ultimi momenti di vita di Cristo, troviamo una serie di affreschi attribuiti allo Sperindio Cagnola.Non avere paura di dirmi che la morte è vicina.
Non avere paura di dirmi che la morte è vicina.
Non avere paura di dirmi che la morte è vicina.Il nostro sguardo è intimorito.In pochi centimetri tutto si modifica.Assistiamo ad un cambiamento formale e sostanziale di quello che appare alla nostra vista.Le forme assumono un aspetto rinascimentale, curato ed elevato. Sperindio Cagnola ha realizzato questi affreschi, probabilmente, durante il suo apprendistato presso la bottega dell'insigne Gaudenzio FerrariIl turbamento deriva dalla sostanza.Ciclo pittorico complesso.Molto complesso.Immagini inconsuete.La fine del mondo.Il Giudizio Universale attende, con pazienza, il nostro tempo.Dio, con la spada nella mano destra, alimenta le fiamme dei dannati con una fiaccola.La Madonna, a seno scoperto, avanza verso coloro che saranno beati, seguita da una schiera di santi.L'arcangelo Michele conduce nel mondo dei giusti!La spada e la bilancia.Strumenti di morte e di giustizia.L'arcangelo pesa il cuore delle persone e decide chi sarà con lui nel mondo degli eletti.Le forme seguono la moda del tempo.La sostanza è turbamento dell'animo.La sostanza è evoluzione del pensiero umano.La sostanza dello Sperindio Cagnola ci avverte che tutti noi saremo pesati, misurati e trovati mancanti....Fabio Casalini.Bibliografia* Quaderni de "I sentieri del passato" a cura di Roberta Cavallino e Daniele Godio. Edito da assessorato alla cultura della provincia di Novara.

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