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Non chiudiamo gli occhi: è la domanda che genera l’offerta

Creato il 26 ottobre 2011 da Controcornice
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Non chiudiamo gli occhi: è la domanda che genera l’offerta

Posted on 26 ottobre 2011 by Non chiudiamo gli occhi: è la domanda che genera l’offerta

Mi è capitato spesso di arrabbiarmi, mentre sto alla guida della mia auto, per colpa di quegli automobilisti sconsiderati che, di sera vagano alla ricerca di sesso a pagamentoNon chiudiamo gli occhi: è la domanda che genera l’offerta e, in preda alle loro pulsioni, sterzano improvvisamente, tagliandomi la strada, oppure inchiodano di colpo per fermarsi davanti ad una ragazza, in attesa di clienti, sul bordo della carreggiata.  

Quelle ragazze le ho osservate d’estate e d’inverno, sempre per strada, sempre nei soliti posti, sempre poco vestite. Sotto la pioggia e tremanti di freddo, cercando di riscaldarsi con il fumo di una sigaretta. Camminano su e giù mostrando la “mercanzia”. Sono truccate pesantemente, ma si vede lo stesso che sono giovani, giovanissime. Spesso adolescenti. E mi si stringe il cuore. Perché ormai non è più un segreto  come ci sono finite a fare quella vita.

Ormai è di dominio pubblico che esiste una tratta delle bianche: ragazze dell’Est Europa, in particolare della Romania, che vengono reclutate con l’illusione di un lavoro onesto e dignitoso e poi scoprono l’inganno. Si conosce perfettamente anche il metodo usato per schiavizzarle e azzerare la loro volontà. Vengono rinchiuse, private dei documenti, violentate, anche per diversi giorni, picchiate, ridotte a larve umane. A volte vengono persino minacciate che, se non ubbidiscono, le conseguenze le subirà la famiglia dalla quale sono state strappate.

Questi fatti sono raccontati anche da Iana Matei, nel suo libro Minorenni ora in vendita , edito da Corbaccio. Iana è una psicologa rumena, fuggita dal suo Paese per motivi politici, che ha deciso poi di tornare per aprire un  rifugio per minorenni vittime della tratta che alimenta  il racket della prostituzione. Nel suo libro viene raccontato il calvario di queste ignare ragazze, che entrano in questo inferno. Ma si parla anche dei clienti. 

L’Italia è uno dei mercati più remunerativi.  <<Sì, gli uomini italiani sono tra i massimi “utilizzatori” di queste ragazzine che spesso vengono da paesini sperduti della Romania, e che sul mercato, come conferma la Matei in una intervista al Corriere della Sera, costano meno di altre: “Se la media per una marchetta rapida è di 30 euro, con una rumena scende a meno di 20. Vengono poco prima delle africane, che sono le più economiche. Le rumene sono operaie del sistema: fino a dieci clienti a sera. A prezzi stracciati. Provate solo a immaginare cosa debba fare una di loro per arrivare ai 200 euro da dare al protettore per tenerlo buono. Io purtroppo lo so” Dichiara poi  Iana: “Il divieto di prostituzione da voi è solo una foglia di fico”, dice: “circa 70 mila prostitute, il 20 per cento minorenni, lavora sul suolo italiano. I due terzi in stradine buie o in parchi isolati”.

Come facciamo a spiegare ad una donna che dedica la sua vita al recupero delle ragazze vittime di questo orribile racket che le nostre leggi e la loro applicazione sono solo una ipocrisia necessaria. Se io sono al corrente di questi meccanismi coercitivi, non credo che le nostre forze dell’ordine non lo sappiano e che i nostri politici ne siano all’oscuro.

Credo che degli uomini (e sottolineo uomini) finiti sui giornali per le loro scappatelle con le escort (che sono comunque prostitute, a volte minorenni, ma molto più costose delle schiave rumene) non abbiano un grande interesse a debellare questo crimine.

Credo considerino la prostituzione come una “esigenza del popolo”, da tollerare, anche se ci sono apposite leggi per combatterla.  I nostri “uomini” hanno queste necessità che loro, in quanto maschi, capiscono e condividono. Basta con questi moralismi e chiudiamo un occhio!  

In realtà chiudiamoli tutti e due, perché sono i mariti, i figli e i fidanzati che accogliamo nelle nostre braccia, nel nostro letto, nella nostra vita, che alimentano questa schiavitù. Le ragazze, che potremmo essere noi, le nostre figlie, le nostre sorelle, le nostre amiche, solo se fossimo nate in un paesino sperduto di una Nazione povera, non sono per strada per loro scelta volontaria, ma sono solo corpi  da sfruttare fino a che non si ammalano, non vengono uccise, non si consumano. Poi vengono buttate via. 

La responsabilità è anche nostra: è la domanda che genera l’offerta!

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