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E’ stato forse uno dei peggiori Presidenti della Repubblica della storia d’Italia, Re Giorgio. E oggi, alle ore 10.35, ha finalmente lasciato il Quirinale. L’ormai ex Presidente della Repubblica di errori ne ha commessi tanti in questi quasi nove anni, travalicando costantemente i limiti imposti dal suo ruolo di Presidente della Repubblica, esercitando poteri e prerogative a cui non aveva diritto, intromettendosi costantemente nell’attività politica, legislativa ed esecutiva di Governo e Parlamento, calpestando la Costituzione Italiana spesso e volentieri, formando in continuazione Governi di suo gradimento politico, imponendo ai cittadini le sue preferenze ed esautorando di fatto i cittadini di ogni potere di scelta, trasformando la Repubblica Parlamentare in una specie di machiavellica Monarchia semi-presidenziale.
Per niente garante e per nulla super partes, Giorgio Napolitano non ha mai fatto molto per nascondere la sua netta preferenza verso una certa parte politica e la sua pervicace ritrosia verso il cambiamento. Ha preferito difendere a tutti i costi i reazionari della politica, senza fermarsi un attimo a pensare che il populismo che ha sempre tanto criticato aveva semplicemente contribuito a farlo nascere e a rinfocolarlo, insieme alla classe politica intera, con le molte sue dichiarazioni inopportune che si scagliavano contro le prese di posizione e le manifestazioni dei cittadini, stanchi ed esasperati.Guardando le reazioni di gaudio e giubilo sul web alla notizia delle sue imminenti dimissioni, non credo mancherà molto agli italiani. Non è stato un Presidente apprezzato, Giorgio Napolitano, gli italiani hanno incassato con insoddisfazione la sua surreale rielezione nell’aprile 2013. Non c’era altra scelta, solo Giorgio Napolitano poteva salvare l’Italia dal pantano, diceva il Palazzo. I partiti non riuscivano a mettersi d’accordo sul nome del successore, lo stallo era evidente, la soluzione decisamente lontana. Per i partiti la ricandidatura di Giorgio Napolitano ha rappresentato la difesa dello status quo, la difesa delle prerogative, della politica interessata, la difesa dello Stato intesa come difesa del potere di Palazzo e non come popolo di cittadini.
E con l’avvento politico dei Cinque Stelle, lo status quo strenuamente difeso era in pericolo. Solo Giorgio Napolitano avrebbe potuto mettere al riparo la Casta politica dal cambiamento. E così è stato. Ha avuto ben poco rispetto verso i suoi sudditi, Giorgio Napolitano, giudicandoli continuamente. Un po’ Re e un po’ professorino. Non che il popolo italiano sia perfetto, per carità, ma le continue critiche al crescente astensionismo e al sopravvento del populismo e alle legittime scelte degli italiani avrebbe potuto risparmiarsele, per esempio. Avrebbe dovuto analizzare seriamente la risposta degli italiani, non canzonarla. Avrebbe dovuto assumersi pienamente le sue responsabilità, non scansarle. Avrebbe dovuto ammettere che astensionismo e populismo dilagante altro non erano che le risposte ad anni di involuzione politica di cittadini che cercano di reagire, stufi di prese in giro, di continui scandali, di favoritismi, dell’assenza del più piccolo barlume di meritocrazia e di senso di responsabilità di una classe politica unicamente votata alla tutela di potere e privilegi. Sembrava averlo ammesso, il 22 aprile 2013, il giorno della sua rielezione. Ma non riuscì, come al solito, ad ammettere le gravi responsabilità della classe politica italiana fino in fondo. Tergiversò. Preferì dire che sì, degli errori erano stati commessi, ma che in questi anni era stata condotta una campagna denigratoria nei confronti della politica italiana che aveva contribuito ad agitare oltremodo gli animi dei cittadini.
Insomma, non è stato un grande difensore del Popolo, il bis-Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Verrà rimpianto dalla classe politica, sicuramente. Ma i cittadini no, non credo lo rimpiangeranno molto.
Fonte: fanpage.it
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