Magazine Diario personale

Non è un paese per tacchi a spillo.

Creato il 14 luglio 2013 da Bellatrix74

todd-burandt-photography-1-600x399_large Troppe strade in sampietrini. Mi preparavo, per uscire di casa stamattina, correndo come solito, e così ho messo su il primo paio di sandali pescati nel mucchio di vecchiume, che non riesco a rinverdire per colpa della crisi. Ho maledetto quel pescaggio sventurato ad ogni passo. Primo sampietrino centrato: tac! Secondo sampietrino centrato: tac! Terzo sampietri.. stunk: fessura e incastro. Il look “Sex and The City” da Fiano Romano a Velletri, non ce lo possiamo proprio permettere. Carrie, con gesto grazioso e sicuro, si sarebbe liberata delle scarpe, voltando poi la testa per sorridere ad un operaio, risalito da un tombino,  che l’aveva ammirata nello strip-tease del piede, e avrebbe continuato dritta per la sua strada, dimenando felice la  sua borsa riutilizzabile della Coop, per fare la spesa al Simply. Certo, al Simply. La borsa brandizzata riutilizzabile, per sfuggire alla busta di mais,  mi costa un occhio quasi ogni volta, perché la dimentico troppo spesso, quindi, quando me la ricordo, la uso dove mi pare. Quella del Simply alla Coop e quella della Coop al Simply e quando mi chiedono se voglio comprare la busta da tre euro io dico: “tie’, l’ho comprata altrove”. Non è un paese per buste di plastica monouso, infatti, questo l’abbiamo capito. Non è un paese per Carrie perché l’operaio nel tombino non ci lavora quasi più, visti i tagli alle opere pubbliche. Pare che i tombini li abbiano sigillati col silicone pur di non rischiare che qualcuno li apra con l’intento di mettersi a lavorare. Lavorare?? Pussa via! Se tu lavorare qualcuno dovere pagare! Via: tombino chiuso. Prima di andare al Simply mi sono detta che, giacché non è un paese per tacchi a spillo, almeno un reggicalze potevo permettermelo e sono entrata dal “sempre sia lodato” tutto-costa-poco-intimissimi. Ho scoperto che questo non è un paese per lingerie sexy. La puoi comprare solo su internet a prezzi stellari. Quel che la grande distribuzione, non cinese, offre è: 1) basic mutanda e basic top. Non lo chiamano nemmeno più reggiseno, poichè potrebbe indurre in tentazioni da perditempo. Che ti metti a pensare a tette e culi con tutti i guai che abbiamo? Mi sono risposta che sì, è un paese per tette e culi, ma solo per alcune tette e alcuni culi, non per quelli che entrano da Intimissimi. 2) pizzo finto per spose novelle rigorosamente in bianco. Non è più un paese per singles: la vita monoporzione è costosissima. 3) varie forme di pigiamoni con orsi. Giustamente il riscaldamento costa, meglio coprirsi bene. Anche in estate , così ci portiamo avanti col lavoro. Io ho giurato sulla testa dei Duran Duran che giammai indossero’ alcun orso su alcun pigiamone. Quindi non è paese per orsi, come le cronache dal Parco Nazionale D’Abruzzo ci mostrano ogni giorno nell’ultimo mese. Sarà invece sempre un paese per i Duran Duran. Ma questa è un altra storia. Tornavo quindi con le pive nel sacco della Coop verso casa, quando mi sono detta  «Chissà che fa Alessia al beershop». Da due, tre cose che mi ha detto ho capito che non è un paese per gestori di beershop. Ho però pensato che la frase  da lei pronunciata “neanche uno scontrino” potesse anche essere un vantaggio. Significa che, se la matematica è una certezza,  il 65% di pressione fiscale applicata su zero è.. zero! Eddaje. Errore. E il minimale INPS dove lo metti? Tremiladuecento. Concilia? Ma il 65% di zero è zero. Eh ma sono soldi tuoi. Ah ok, allora lasciameli. No no, poi un giorno forse te li rido’. Ma io non li ho. Trovali. Ma scusa: zero scontrini = zero meno il 65% di pressione fiscale su zero  = zero gadagno. Dove li trovo?  Allora chiudi. In sintesi non è un paese per matematici In compenso però Ale mi ha raccontato di due offerte molto molto vantaggiose che le sono passate sotto il naso nel corso della mattinata, peccato non averne potuto approfittare. La prima arrivava da Enrico, numero di telefono 34* *** ** 47, come recitava il biglietto da visita che le aveva consegnato, stringendole la mano. Un post-it rosso, stropicciato,  su cui aveva annotato a penna  non solo i suoi dati, ma anche la sua professione: massaggi on-the-go. Ciao vorrei proporti un massaggio. Ma no scusa, sono in negozio, sto lavorando. Dai, ti faccio un massaggio per il mal di testa, tanto chi vuoi che entri? Ma non ce l’ho il mal di testa. Ma magari ti viene. Ma scusa comprati tu una birra no? Eh no scusa, se non faccio i massaggi non ho i soldi per la birra. Vuoi un massaggio? No grazie. E allora niente birra. In due minuti La Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta di Keynes spiegato con un dialogo che avrebbe fatto invidia  Ionesco. Non è un paese per massaggiatori on-the-go. Ma quello che mi ha rattristato di più,  stamattina, è stato scoprire, nel secondo racconto della mia amica, che questo, ahinoi, non è un paese per poeti romani. Neanche per poeti fiorentini probabilmente, ma per poeti romani, in modo particolare. Ciao, sono un poeta romano e vorrei una birra in cambio di tre poesie. Le ho scritte qui, su questo foglio, che ti lascio e non ti decanto. Una è di Kerouac te lo confesso, ma le altre sono mie. Però vorrei un piccolo riscontro da parte tua. Una birra, se non soldi. Ora, chi legge e non conosce Alessia, non sa. Io che la conosco so che lei l’ha guardato senza sorprendersi affatto. Ha solo pensato “Aridaje. Eccone un altro”. Non perchè le manchi la poesia, tutt’altro, visto che poi, a differenza di quel che avrebbero fatto tanti altri, la birra gliel’ha data, pur mettendo in cassa i soldi lei stessa (il che fa -1 scontrino ma sempre tremiladuecento di INPS da versare). Lei semplicemente non si sorprende più di nulla. Guarda avanti Alessia, l’ha sempre fatto. Con gli occhi chiari, anche divertiti da tutte queste assurdità che sta vivendo, negli anni, questa nostra, sexy, passionale, avventuriera, poetica generazione. Io, che l’ammiro molto per questo suo aplomb, sono invece confusa e smarrita, e troppo spesso ultimamente mi guardo i piedi per non finire tra un sampietrino e l’altro, invece di camminare petto in fuori e testa alta dicendo a me stessa che, comunque, sarà un successo. O che alla fine, pur con le pive nel sacco della Coop, ci avrò guadagnato, in cambio di questo racconto, di essermi portata a casa i versi del poeta romano e di aver scoperto in lui un novello Morrison, il quale forse, per qualche strana magia del pensiero, è entrato al beershop stamattina, per lasciare un messaggio a chi leggesse qui. Maktub.

Tre secoli in tre giorni
Regnano ora nel cuore folle di un ragno
e nel pube di sette farfalle stellate.

Anonimo Poeta Romano


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