Magazine Diario personale

Non mi interessa una CE: in 5 punti

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Il concetto dovrebbe essere chiaro, dopo anni che io e altri ci dedichiamo anima e corpo alla causa del self publishing. Sono scelte, com’è una scelta cercare a tutti i costi di trovare un editore. Io, come ho ribadito altre volte, non ho nessun interesse a trovare un editore, piccolo, medio o grande che sia. Sto bene così, grazie.

Ma avete il disco rotto, visto che ripetete sempre la stessa frase?

Ma avete il disco rotto, visto che ripetete sempre la stessa frase?

Eppure, ogni tanto salta fuori il genio della lampada che fa la battutina del tipo:

“Sì, ma tu parli così perché non trovi un editore!”

Beh, di solito per trovare qualcosa bisogna cercarla, dicono… E io non sto cercando proprio niente.
Qui, riassumo i miei 5 punti che dovrebbero (uso il condizionale perché le teste quando sono dure, sono dure per davvero…) dimostrare che a me di un editore frega meno di zero.

  1. Non scrivi un genere commerciale
    Ebbene, se proprio mi interessasse trovare una casa editrice, proverei a scrivere un genere diverso da quello che scrivo ora. Niente horror, ma un paranormal romance, un mistero di templari o addirittura un romance. Invece, a me piace scrivere quello che vorrei leggere, e purtroppo sembra non sia un genere che ha un grosso pubblico, di questi tempi. Se scrivessi un libro con una copertina così, forse starei cercando una CE

    Se scrivessi un libro con una copertina così, forse starei cercando una CE

  2. Non partecipi a concorsi
    Per farsi notare dagli editori, il vecchio approccio dei concorsi pare andare ancora forte. Si inizia con i piccolini, poi i medi e si osa infine partecipare a quelli più grossi. E quando si parte, si fanno tutti, dico tutti, perché il nome deve essere ovunque. Ma soprattutto, quelli degli editori i cui redattori hanno anche libri pubblicati, di cui l’acquisto è la tassa di ingresso al concorso e forse alla vittoria.
  3. Non cerchi di farti le amicizie giuste
    Ci vogliono le amicizie. In Italia, ancora di più che negli altri paesi, avere gli amici giusti conta. Ti hanno fatto la multa? Aspetta che telefono a mio cuggggino che ha un amico che fa il carabiniere. Devi fare una riparazione a casa? Aspetta che sento dal mio amico che ha il fratello che fa il muratore. Devi trovare lavoro? Il direttore di quella ditta mi deve un favore dalla terza elementare… E via dicendo. Per fare questo nel campo dell’editoria, si dovrebbe andare a qualsiasi fiera possibile e immaginabile, a ogni presentazione di pezzi grossi, sbracciarsi affinché ci vedano, andargli a prendere il caffè. Di seguito, si passa alla strategia del social, dove, dopo aver chiesto l’amicizia al Dottor Signor Cavalier Illustrissimo Tizio, si passa ad adularlo ogni secondo libero che abbiamo.
    Io di amici così non ne ho, complimenti ne faccio di rado, e sto poco sulla home dei social a sbirciare gli pseudo VIP. Ah, no? Una dopo pranzo, una dopo cena. Forse riuscirete ad agganciare qualcuno che vi porti alla Magnificentissima CE!

    Una dopo pranzo, una dopo cena. Forse riuscirete ad agganciare qualcuno che vi porti alla Magnificentissima CE!

  4. Parli con orgoglio del tuo essere autore artigiano
    Se si parla con convinzione del proprio ruolo di autore artigiano, se ci si sbatte per trovare collaboratori validi e professionali, se si persevera su quella strada, difficilmente un editore proverà interesse per noi. Un po’ come avveniva prima del boom del self, quando se uno osava auto pubblicarsi veniva messo sul libro nero dell’Inquisizione Editoriale. Un po’ come capita oggi se per sfiga diciamo una nostra opinione a qualche Don dell’editoria.
    Io sono orgoglioso di essere autore artigiano, e non mando un manoscritto a un editore dal 2011. A dire il vero, ho mandato solo due romanzi a un editore, sono stati pubblicati e poi il mio interesse per le case editrici era già morto.
  5. Te ne freghi di pompare le vendite per la classifica
    Se volessi davvero farmi notare da un editore, oltre ai punti sopracitati, me la spaccerei ovunque, cercando di rimanere il più possibile ai primi posti delle classifiche di genere in primis, ma soprattutto in quella generale. E come fare? Beh, investendo qualche migliaio di euro con i servizi che conoscono tutti ma molti fanno finta che non esistono (certo, perché ammettere che esistono quando un giorno toccherà loro usarli?), usando trucchetti degli account fasulli (buoni regalo, account KU, ecc…), cercando di entrare nelle grazie di qualche forum con camere segrete o spacciandosi per editor. Quest’ultimo è il più ridicolo: vuoi l’editing al tuo romanzetto? Ma te lo faccio! Quanto mi devi? Beh, inizia a comprare il libro a questo link, costa poco poco. Tengo il prezzo basso per venire incontro ai miei clienti…
    Io sono già contento se rimango qualche giorno in top20 Horror, e non ho alcuna intenzione di spendere più di quello che guadagno, né svendere la mia dignità di autore.

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