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Non parlarmi. Non ti sento.

Da Pdc @pezzodicuore
Non parlarmi. Non ti sento.
Alla soglia dei 47 anni forse sto riuscendo a correggere un grave difetto che mi porto da sempre. Son soddisfazioni!
Ma procediamo con ordine. Sono sempre stata un'accanita sostenitrice della comunicazione. Bisogna parlare, spiegarsi, accapigliarsi, non importa, l''importante è capirsi.Poi gli anni mi hanno un po' fiaccato ed il risparmio energetico ha preso il sopravvento su tutto.Oppure mi sono accorta che a pochi interessa davvero comunicare, laddove per comunicazione si intende uno scambio.Aggiungiamoci pure che nel 99.9% dei casi quando qualcuno mi parla è per vomitarmi addosso qualcosa, sottopormi un problema, sfogarsi, incazzarsi e quindi anche una duraamorire come me comincia a dare segni di cedimento.
Anche se personalmente mi metto in discussione (sì, lo so, qualcuno dirà "ma quando mai" e voi non ascoltateli). Se sono prolissa e mi interrompono, lo accetto. Se mi dicono che mi sto ripetendo, cerco di evitare. Insomma, a me interessa cosa pensa/prova chi mi sta ascoltando, ma mi rendo conto che interessa giusto a me e ad un paio di persone.
Vi faccio un esempio. Quando la Nonna mi chiama e mi racconta per la seicentosettantaseiesima volta del suo ginocchio ed io magari ho la pentola sul fuoco, oppure una giornata di merda sulle spalle, oppure non ho voglia di fare il ripasso della storia del ginocchio della nonna, capita che le dica in maniera soft "ah, sì, me ne avevi parlato in effetti" (della qualunque, i menischi, le cartilagini, le infiltrazioni, le risonanze, fate voi a piacimento) e capita che lei si inalberi perché dice che non la voglio ascoltare. Ed è lì l'inghippo, lei non vuole parlare con me, lei vuole che io l'ascolti. In quest'ottica ha poca rilevanza se l'argomento ti interessa, se lo sai già, se hai tempo o se fuori piove, no?!
Ve ne faccio un altro. Se io sto parlando e voi vi rendete conto che sto dicendo un'emerita minchiata (su dei fatti, magari sulle opinioni è più difficile essere oggettivi) e me lo dite, io vi ringrazio. Invece no, sempre perché la gente mica sta parlando con te, si sta facendo ascoltare da te, e quindi raramente si può obiettare, intercalare, interrompere.
Ovviamente tutto sarebbe più semplice se le giornate fossero meno piene di parole e più di significati. Mi sveglio alle 6, mi alzo, mi doccio preparo la colazione e chiamo Ciccio, che siccome ha 12 anni è incazzato sempre e comunque di default e subito si comincia a discutere per ogni cosa, compreso quando tu te ne stai lì tranquilla ad inzuppare le fette biscottate ma la tua grave colpa è che prima dopo o durante hai detto/fatto/pensato qualcosa di sbagliato.Molla Ciccio a scuola, attaccati al telefono, arriva in ufficio, metti giù il telefono, arrivano i colleghi, telefono/riunioni/telefono/telefono. Esci dal lavoro, fiondati a scuola, recupera Ciccio, qui di nuovo discussioni per la qualunque (vedi sopra) nel frattempo fa il pranzo, fa i letti, svuota/riempi lavastoviglie/lavatrice, porta giù la plastica, limona via chat con quello della Norton che l'antivirus ha bloccato il pc di casa per giorni e giorni. E' passata poco più di un'ora, torna in ufficio. Telefono/riunioni/telefono/telefono/varie ed eventuali.Torna a casa, imbastisci cena, ripassa la storia del ginocchio, ancora mezz'ora ed è il momento di andare a dormire.Insomma, torna in auge il caro e noto tema del risparmio energetico.Son diventata così rustica che vado a fare la spesa alla coop col salvatempo così mi arrangio e soprattutto non devo parlare con nessuno.
Ma questi non erano mica i difetti. Sappiatelo.
Uno dei miei difetti principali è sempre stato che non lascio parlare gli altri.Se tu inizi un discorso ed io ho già capito dove vuoi arrivare, o che sei fuori strada, o entrambe, ti interrompo. Trovo così deleterio dover parlare tanto per niente che nella mia immensa magnanimità vorrei risparmiare agli altri ed a me medesima questa seccatura.Ovviamente quando faccio così gli altri si scocciano ed insistono ancor di più ed io mi spazientisco ed insomma non se ne viene fuori.
Ed invece ultimamente, con mio sommo sconfinato stupore, lascio parlare. Poco importa se poi torniamo al punto di partenza come avevo previsto (ecco perché ti volevo interrompere). Ascolto, ascolto, ascolto davvero. Non per finta pensando magari a cosa fare per cena o se ci sono ancora le tavolette del wc giù in cantina. No, ascolto e do retta e non inizio a parlare finché non hai finito e soprattutto finché non mi chiedi davvero qualcosa.Perché ho capito.E mi sono arresa. 99 volte su 100 non stiamo parlando insieme, ci stiamo ascoltando a vicenda.
Ma non crediate che non mi interessi più comunicare. Le persone che amo le voglio ascoltare sempre, anche se noiose, lagnone, ripetitive. Perché chi di noi non lo è, ogni tanto o ogni sempre, in fondo?Ed anche il giovine, quello che non gli piace più leggere, quello che litiga sempre con me per contratto, ieri si è comprato questo libro. E l'abbiamo commentato a colazione e scendendo verso valle.  E ne son venute fuori cose interessanti. 
Ad ascoltare, se ne guadagna sempre.

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