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Non pensare al terrorismo

Creato il 20 gennaio 2015 da Frankezze

Non pensare al terrorismo
Stiamo combattendo diverse battaglie per e alcune battaglie contro. Le battaglie per sono ad esempio quelle per il diritto alla casa, quelle per il diritto al lavoro, per il diritto ad un salario minimo garantito, per il diritto a scopare, a riprodursi, ad avere una vita non di merda. Sono battaglie difficili, il terreno è ostico, il nemico è multiforme, non lo riconosci subito, ci vuole esperienza, consapevolezza, visione. E tanta droga, nei momenti di sconforto, perché arrivano e arriveranno.

Poi ci sono le battaglie contro: contro la nuova legge elettorale, contro queste grandi coalizioni, contro questo governo, contro il Jobs Act, contro la guerra in Libia, contro il terrorismo, contro i vegani, gli hipster, le Hogan.

C’è infine un’altra battaglia, che mi sta particolarmente a cuore, ed è quella contro i nuovi giornalisti e la manipolazione dell’informazione (e in questi giorni, dopo i casini di Charlie Hebdo, stiamo leggendo e vedendo davvero di tutto). Diciamo che più che una battaglia è una vera e propria guerra, con tanto di morti, feriti e sbarchi in Normandia. Io la combatto da anni, e sono anni che raccolgo sconfitte, una dietro l’altra. Ieri l’ultima. Ero a casa dopo la mia consueta ora di piscina del lunedì, mi sentivo quasi preso bene, pieno zeppo di endorfine, accendo quel dannato pc e metto su SkyTg24, giusto per abbassare le difese e assaporare un po’ di manipolazione fresca fresca, e addio endorfine, benvenuta presammale. Perché? Perché mi imbatto in questo servizio (guardatelo, dura pochissimo):

Ecco, voi avete mai letto “Non pensare all’elefante” di George Lakoff? Se non l’avete fatto, fatelo. È un piccolo manuale di comunicazione politica che per questioni di tempo e spazio è stato già cucinato dalla redazione e fa più o meno così: se io vi dico “non pensate all’elefante”, voi che fate? Ovvio, penserete all’elefante. Ecco come fa. Il servizio del canale di news di Sky, l’Al Jazeera di Via Salaria, fa un po’ così, titolo: “Terrorismo, nel mirino money transfer e bonifici bancari”. Baseline: “Come viaggiano i soldi per comprare armi e finanziare gli estremisti?”

Uno spettatore poco attento, un po’ rincoglionito diciamo, penserà subito: i money transfer finanziano i terroristi. Facile. Giusto? Giusto un cazzo, perché poi il servizio è tutta una cristo di supercazzola perculante, “ovviamente non stiamo dicendo che tutti i soldi girati all’estero servano a foraggiare attentati c’è però il sospetto che attraverso il money transfer possano essere transitate anche somme utilizzate dalla jihad islamica”, che in termini di rilevanza non ci dice niente, sta solo facendo la strada più lunga per portarvi a casa che poi non è la vostra. Non ci stanno dicendo che i money transfer servano a finanziare i terroristi, ma ci stanno dicendo che è possibile.

Ma -  graziarcazzo – tutto è possibile, è possibile anche – per quanto ne sappiamo – che Zalando sia una base Nato virtuale, e coi soldi delle Vans scamosciate ci comprano i caccia bombardieri per buttare le bombe al fosforo in Libia. Il servizio è davvero da manuale, continua dicendo che nel 2013 son partiti dall’Italia 5,5 miliardi di euro, la maggior parte destinati a Cina, Romania e Bangladesh. Nazioni tradizionalmente associate alla minaccia terroristica, all’appello mancano solo San Marino, il Vaticano e l’Alto Molise.

E i bonifici? Quelli dipendono dal singolo istituto bancario, le operazioni dichiarate sospette nel 2013 riguardano per il 99,7% il riciclaggio. Quelle sul finanziamento al terrorismo, dice, sono state 131, centotrentuno, meno del 2012 e “in linea per quanto si breve per l’anno scorso”. Fine del servizio. Vedete com’è un casino combattere queste battaglie? Vedete che porchi e santi siamo costretti a buttare dopo ogni servizio del genere? Vedete come Salvini poi riesce a trovare terreno spianato per vomitarci le sue chilate di retorica? Questo è solo un esempio, c’è un’intera enciclopedia di servizi e articoli di questo tipo. Soprattutto in periodi delicati come questo, dove tutti sono in ansia per la “minaccia terrorismo”. E sapete a che servono? Servono a ricordami che ho perso, abbiamo perso anche questa volta. E che andare in piscina alla fine non serve a un cazzo.

L'articolo Non pensare al terrorismo è ovviamente opera di Frankezze.


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