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Non per paura ma per rispetto

Creato il 20 settembre 2012 da Albix

Non per paura ma per rispettoLe vignette sul Profeta Maometto, pubblicate ieri dal giornale satirico francese Charlie Hebdo hanno riacceso il dibattito sui contenuti e sui limiti della  libertà di pensiero e delle sue  molteplici espressioni nei diversi mass media (giornali, stampa, web e quant’altro).  Emerge chiaramente da numerosi e pregevoli interventi (da ultimo quello di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera di oggi) un’idea di fondo che accomuna un po’ tutti i commentatori: noi occidentali dobbiamo difendere la libertà di espressione del pensiero che ci siamo guadagnati con il sangue dei nostri antenati in più di duecento anni di lotte e quindi non dobbiamo cedere alla paura delle reazioni degli islamici. Ciò non toglie, chiosano un po’ tutti gli intellettuali e i pensatori, che il film dell’ebreo-americano, che rappresenta il Profeta dell’Islam come un pedofilo, sia una solenne boiata, una pellicola scadente e priva di ogni pregio artistico, così come le vignette dei francesi su Maometto sono soltanto una provocazione intempestiva e pretestuosa. E’ certamente giusto che noi non dobbiamo cedere alla paura; ed è altrettanto giusto difendere la libertà di pensiero che le nostre democrazie hanno raggiunto in oltre due secoli di lotte cruente contro il potere di chi riteneva di essere il depositario della verità (parlo, a titolo di esempio, del clero e dei sovrani di antica memoria).
Mentre scrivo ho in mente  quel film austriaco proiettato a Venezia, che ci mostra una suora che compie giochi erotici con il Crocifisso nelle mani. Non credo sarebbe andato in onda se gli organizzatori del Festival della Laguna avessero preventivato una risposta violenta dei Cristiani (che pur si sono sentiti offesi da quelle immagini blasfeme e provocanti).
Voglio perciò concludere con una riflessione (che è anche una domanda): e  se esercitassimo una qualche forma di censura, non per paura delle reazioni degli islamici più arrabbiati (e magari più interessati a creare disordini), ma per rispetto dei sentimenti religiosi altrui? In questo mondo caotico e disordinato abbiamo finito per confondere libertà e valori, travolgendoli entrambi sotto un cumulo di idiozie che spesso chiamiamo arte.


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