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Non più Viva Zapatero

Creato il 23 maggio 2011 da Dagored
Non più Viva Zapatero
Come era ampiamente previsto la consultazione elettorale spagnola si è risolta in un disastro per il primo ministro Zapatero e il partito socialista al potere. La crisi economica che morde la Spagna e l'Europa intera ha fatto dare al governo in carica un avviso di sfratto chiaro e inequivocabile.
Del resto lo stesso Zapatero ha già annunciato che non si ricandiderà alla guida del paese, conscio che la sua presenza porterebbe solo nocumento alle sorti del suo partito.
Difficile dire quanto abbia influito sul risultato elettorale le manifestazioni degli "indignados" che in questi giorni si sono susseguite nelle piazze spagnole.
Difficile in realtà identificare chiaramente le matrici del fenomeno, anche se visto da distante non appare essere molto diverso da certi movimenti nostrani legati alle idee dell'anti politica propagandate da gente cme Beppe Grillo, non a caso volato a Barcellona per "rendersi conto" di cosa stava accadendo, e cavalcato da qualche politico della sinistra estrema o populista, con appendice di popoli "colorati".
In realtà appare molto chiaro che è la classe media che ha abbandonato Zapatero e le sue politiche economiche, rivelatosi alla lunga un bluff basato sulla speculazione edilizia e finanziaria ad opera soprattutto delle banche locali, quellele Cajas oggi in grande difficoltà, tanto è vero che non solo i votanti sono aumentati, ma hanno premiato i partiti localistici e il partito popolare e non quelli della tradizionale opposizione di sinistra.
Il voto spagnolo dimostra ancora una volta che è l'economia al centro dell'interesse della gente, che vede il proprio tenore di vita ridursi progressivamente, a fronte di spese ingentissime sostenute dai vari Stati per mantenere in piedi istituzioni inutili e finanziare interventi e iniziative superflue e addirittura, in ultima analisi, dannose.
Quello che accade in Spagna non è un fenomeno isolato, ma è diffuso, con varie sfumature, in tutta Europa. Le ultime rilevazioni sullo stato del nostro paese, per esempio, fanno capire che c'è ormai poco margine d'attesa e che bisogna porre in essere iniziative che stimolino la crescita di una economia nazionale da troppo tempo ferma.
Il brutto è che, a sentire i politici impegnati in questo turno di elezioni amministrative, non sembra che siano in molti a rendersi conto di quale sia la realtà e che faccia proposte concrete per farvi fronte, se i dibattiti e gli scontri tra candidati vertono su aspetti marginali, quali il trasferimento di qualche ministero o la realizzazione di un campo rom.
Come ho spesso ripetuto, non è che gli altri paesi europei stiano molto meglio e i legami economici tra gli stati sono ormai così stretti che nemmeno i più floridi tra essi, o i meno compromessi, possono far finta di nulla.
Sono anni che gli studi inglesi ammoniscono sulla crescente povertà delle famiglie britanniche e sulla disgregazione della coesione sociale, fenomeni così reali che hanno finito col travolgere il governo laburista di Gordon Brown, ancora accusato solo qualche giorno fa di non aver fatto nulla per combatterli dal nuovo ministro alle attività produttive Vince Cable, che ha anche avvertito i sudditi di sau Maestà Britannica che saranno necessarie misure drastiche per far ritornare a crescere l'economia.

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