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Non può fare il critico…

Creato il 12 settembre 2013 da Sulromanzo
Autore: La RedazioneGio, 12/09/2013 - 12:30

Non può fare il critico…Primo dovere di un critico di poesia è quello di non scrivere brutte poesie. Almeno ‒ di non pubblicarle.

Come posso credere alla voce, diciamo, di N, che non vede la mediocrità dei propri versi? Prima virtù del critico è la vista buona. E questo che ‒ uno: scrive, due: pubblica ‒ è un cieco! Ma si può essere ciechi con le proprie cose e veder bene in quelle altrui. Gli esempi non mancano. Non foss’altro la mediocre lirica del colossale critico Sainte-Beuve. Ma, in primo luogo, Sainte-Beuve smise di scrivere, cioè nei confronti del se stesso poeta si comportò esattamente come un grande critico: giudicò e condannò. In secondo luogo, pure se avesse continuato a scrivere, il Sainte-Beuve poeta mediocre è riscattato dal Sainte-Beuve grande critico, guida e profeta di un’intera generazione. La poesia come debolezza di un grand’uomo ‒ niente di più. Debolezza dell’uomo e eccezione alla regola. Che cosa non si perdona a un grande!

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Ma torniamo ai fatti. Sainte-Beuve, alle cui spalle c’è una grande attività creativa, smise di scrivere poesie, e cioè rinnegò in se stesso il poeta. N, alle cui spalle non c’è proprio niente, non smette, cioè persevera nel se stesso poeta. Il forte, che aveva il diritto di essere debole, vi ha rinunciato. Il debole, che non lo aveva, proprio su quel diritto s’è bruciato.

‒ Giudice, condannati da solo!

[tratto da Il poeta e il tempo di Marina Cvetaeva, Adelphi]

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