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Non si cambia: nella Repubblica Dominicana vince Danilo Medina. L’opposizione rifiuta i risultati

Creato il 21 maggio 2012 da Eldorado

È finita come ci si aspettava, ossia con la vittoria di Danilo Medina, il candidato del Partido de la Liberación Dominicana, che manterrà così il potere per altri quattro anni. Si tratta di una nuova vittoria per Leonel Fernández, il presidente uscente e leader indiscusso del PLD che, inibito ormai dalla Costituzione ad un quarto mandato si è assicurato il controllo diretto sugli affari di Stato: sarà infatti sua moglie, Margarita Cedeño, a svolgere le funzioni di vicepresidente.

La campagna elettorale non è stata certo pacifica: due morti, scontri tra i diversi bandi, lanci di sassi e bottiglie di cui è stato fatto oggetto lo stesso Fernández raccontano un clima di intimidazione, dal quale non si sono dissociati nemmeno i candidati che, lungi dal moderare i termini, hanno contribuito all’escalation di violenza. La ruggine tra i due principali contendenti (su sei candidati in totale), datava da lungo tempo, almeno dalle presidenziali del 2000, quando Danilo Medina, oggi eletto affrontò senza fortuna Hipólito Mejía (Partido Revolucionario Dominicano), a cui toccò allora la vittoria. Le scaramucce sono continuate anche dopo i primi bollettini ufficiali, con il PRD che ha disconosciuto la vittoria di Medina ed ha accusato la Giunta elettorale di manipolare i dati.  

Economista, 61 anni, ex ministro, Medina, dovrà far fronte alle urgenze sociali ed economiche di un paese che ha bisogno di incisive e coraggiose riforme. Con più di quattro milioni di visitatori l’anno, al di fuori dei circuiti classici del turismo, la Repubblica Dominicana è un paese ancorato ad antichi sistemi di sfruttamento ed a forti contraddizioni sociali. Nel dicembre scorso Amnesty International, la Commissione nazionale per i diritti umani ed altre organizzazioni hanno provato a denunciare le deficienze del sistema e le violazioni ai diritti delle persone, trovandosi però di fronte il classico muro di gomma delle istituzioni.

Non si cambia: nella Repubblica Dominicana vince Danilo Medina. L’opposizione rifiuta i risultati
I problemi del Paese, però, non finiscono qui. L’infiltrazione del narcotraffico, la corruzione dilagante, le relazioni con Haiti, vicino spesso scomodo, e la forte disuguaglianza sociale sono i temi che stanno più a cuore ai dominicani. Ciononostante i candidati si sono ben guardati dall’affrontarli, dimostrandosi più interessati a mantenere lo stato delle cose piuttosto che ad assicurare riforme o cambiamenti. Medina aveva ventilato l’applicazione, in caso di vittoria, di un piano di assistenza sociale che era apparso però come una promessa di campagna, soprattutto nell’intento di attirare i voti di quel 14% dei dominicani che è disoccupato. La crescita economica mantenuta da Fernández attorno ad un 4% annuale, ha infatti beneficiato imprese e possidenti, ma non le fasce più esposte della popolazione. Circa la metà dei quasi dieci milioni di dominicani vive in un perenne stato di povertà e le scelte neoliberali di Fernández hanno dimostrato come la crescita di un paese non corre necessariamente parallela al suo sviluppo. Difficile che per loro possa cambiare qualcosa, anche perchè Medina rappresenta la continuità con un piano di governo che esclude grandi cambiamenti sociali. Il neo presidente non potrà però sfuggire alle urgenze economiche, prima fra tutte la riduzione della spesa pubblica a cui molti analisti collegano anche la necessità di una riforma tributaria e l’eliminazione di sussidi di cui dispongono alcuni settori privilegiati.


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