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Non so nemmeno io che cos'è #2

Da Alice

Non so nemmeno io che cos'è #1
Jim era un bell’uomo, sulla cinquantina ormai, ma ancora piacente, di quelli che stanno tanto bene sia in giacca e cravatta che in tenuta informale. La ventina d’anni che lo separavano da Elizabeth non erano mai stai un ostacolo generazionale, anzi, voleva bene a quella ragazza come se fosse sua figlia e non si rendeva mai conto che lei ormai era una donna. Era l’unica della quale si fidava per le realizzazioni dei grandi combattimenti e darle il posto di maestro d’armi era stata un’ottima scelta a suo parere. L’avrebbe fatto anche prima, ma non voleva urtare i sentimenti del suo amico Theodor.
Quando la vide arrivare nella sua mise quotidiana, composta da jeans un po’ sbiaditi, canotta bianca e camicia scozzese rossa, non potè fare a meno di sorridere dolcemente e chiedersi come facesse a essere così bella. La cosa più curiosa era che a Elizabeth sembrava non importare nulla del suo invidiabile aspetto fisico, detestava le attenzioni da parte dell’altro sesso e fuggiva dall’amore. E questo un po’ preoccupava Jim.“Ma quand’è che ti vedrò vestita da signorina?” chiese Jim con aria divertita. Elizabeth ridendo rispose “Mai e lo sai bene, almeno finchè sarò in grado di intendere e volere!”. Si abbracciarono e subito Elizabeth sentì la tensione sciogliersi, le faceva bene rivedere i vecchi amici.
Cominciarono subito a parlare del progetto, Jim aveva grandi idee e le aveva sviluppate con i suoi fidi sceneggiatori, la storia doveva essere una rivisitazione dei classici film di cappa e spada e doveva anche essere presente l’immancabile figura del ladro gentiluomo. “Vuoi fare le cose in grande eh?” chiese Elizabeth, affascinata da tutto quello che le veniva spiegato. “Si mia cara, questa sarà forse la mia ultima fatica. Non sono vecchio, ma sento che è giunto il momento di mettere la testa a posto e occuparmi della mia famiglia, l’ho trascurata per troppi anni e ora che i ragazzi sono cresciuti vorrei poter passare un po’ più di tempo con mia moglie Litz”. Ragionevole. La signora O’Brian era sempre stata una cara persona ed Elizabeth si chiedeva spesso come potesse sopportare l’idea di avere un marito in giro per il mondo.
Jim le cominciò a spiegare quello che aveva in mente, gli attori non sarebbero arrivati prima di due o tre mesi, così lei avrebbe avuto tutto il tempo per ambientarsi e conoscere i suoi nuovi collaboratori e allievi, senza contare che avrebbe dovuto inventare e studiare le coreografie degli scontri armati.
Dopo la formazione Elizabeth aveva voluto specializzarsi nelle armi bianche, le spade erano il suo campo, odiava quelli che si ritenevano in grado di poter praticare qualsiasi lotta o qualsiasi scontro, i tuttologi non andavano mai molto lontano. Nonostante tutto si stava appassionando molto al tiro con l’arco, era già arrivata a utilizzare gli archi nudi, quelli semplici senza il mirino, e la cosa la riempiva di soddisfazione. L’adrenalina e l’energia che percepiva quando udiva il metallo delle spade che si scontravano era qualcosa di incomparabile per lei, era nel suo elemento, una furia scatenata che si abbatteva contro chiunque ostacolasse il suo cammino. Era ammirata, ma anche temuta per la brutalità con la quale combatteva, sempre però facendo attenzione a mantenere incolumi i suoi avversari. Il suo corpo era plasmato per questo, ogni singola fibra, ogni singolo muscolo o tendine guizzavano comandati dalla sua mente fredda e calcolatrice, che le permetteva di capire in anticipo le mosse dell’avversario e pararle nel migliore dei modi.

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