Magazine Diario personale

#nonditeloaigrandi

Creato il 27 marzo 2014 da Povna @povna

L’invito arriva dalla più importante Fiera del libro per ragazzi. E anche dal post (che risuona, pieno di evocazioni simili) di una cara blog-amica. L’hashtag (#nonditeloaigrandi) fa capo alla grande tradizione della letteratura giovanile come territorio, libero, di scelta. Quella provincia magica (codificata da Tolkien nel saggio sulla Fiaba, per esempio – ma presente anche in una scuola italiana di studiosi di letteratura per l’infanzia cospicua, e molto bella), dai confini sempre mutevoli e assai labili, che mette insieme, in un unico calderone grande, le letture, i sogni, le identificazioni di immedesimazione e fiction, i giochi dei bambini.
La ‘povna, questo mondo, lo conosce, lo pratica, lo venera; lo studia persino (nell’altro mondo), perché, da sempre, le sue scritture critiche hanno coinciso, suo malgrado, con le sue forti passioni di lettura. E’ così che si è data alla letteratura giovanile, quando era (ancora) giovane, scrivendo e approfondendo con occhi che sapevano di critica, ma ancora si divertivano (tanto) a divorare certe pagine, certe sue originarie ossessioni di lettura.
Le sue letture di bambina, dunque, le ha ripercorse, studiandole, passo per passo. A cominciare da quel Cipì di Mario Lodi che fu il suo primo letto a voce silenziosa, senza bocca (e un bel repertorio della prima lettura “ricordata”, che non necessariamente coincide con quella vera, poi, va detto, è riportato, con bella precisione, in questo libro).
Se dovesse mettere in evidenza alcune tappe e punti fermi, partirebbe dalla collana Corticelli. Una benemerita iniziativa della Mursia che (pur in traduzioni talvolta antiquate, e un poco buffe) aveva il pregio di riportare i classici giovanili quasi tutti integralmente, senza tagli. E così che la ‘povna ha incontrato la Alcott, tutta quanta (ché ha sempre avuto una passione, mal celata, per una certa completezza editoriale da filologa): cioè i quattro libri sulla famiglia March, Piccole donne, Piccole donne crescono, Piccoli uomini e I ragazzi di Jo; e poi (sperando di non dimenticarne troppi): Una ragazza fuori moda, Otto cugini e Rose in boccio, Sotto i lillà e Jack e Jill. Ha fatto poi lo stesso con la Burnett (Il giardino segreto, Il piccolo lord, Sara Crewe, La piccola principessa); con Eleanor Porter (i due libri di Pollyanna); ovviamente Astrid Lindgren (che però usciva per Vallardi), non solo Pippi Calzelunghe; e poi la serie delle “fiabe naturali”, più o meno consapevoli: Black Beauty della Sewell, Bambi di Salten, ovviamente Jack London. I libri sulla geografia, e via di Nils Holgersson, Malot (Senza e In famiglia), Pattini d’argento. E poi, chiaro, le avventure di ragazzi: Kipling (Stalky&Co, oppure Kim per esempio), ma anche l’Emil (e i detectives; e i tre gemelli) di Erich Kaestner, oppure (stesso autore) Carlottina e Carlottina, La classe volante, Antonio e Virgoletta. La fortuna di provenire da una famiglia che possedeva libri come fossero acqua fresca porta sempre con sé, inconsapevoli e evidenti, privilegi di lettura.
Fu in questo mischione che, per caso, attinto come sempre dall’amata Corticelli, la ‘povna si imbattè nel primo libro di una tale Lucy Maud Montgomery. E nella sua vita entrò potente (e inaspettata: il cartone non era di suo gradimento) Anna dai capelli rossi. Fu amore a prima lettura, e poi per sempre. Uno dopo l’altro, ricercandoli paziente (o leggendoli in lingua originale, quando, su sua richiesta, glieli portavano i parenti), la ‘povna si lesse tutta la serie di Anne Shirley: Anne of Green Gables; Anne of Avonlea, Anne of the Island; Anne of Windy Willows, Anne’s House of Dreams; Anne of Ingleside), costruendosi un personaggio che fu anch’esso alter ego, pure oggi. Perché ad Anne la ‘povna si rivolge quando ha bisogno di avere, letteraria, una risposta; e su di lei esempla tanta, scolastica, della sua vita vera.
Eroine ribelli, dalla fantasia al potere, dunque. Ma non furono solo giovinette. Perché la storia della sua formazione non sarebbe completa se la ‘povna omettesse di citare un po’ di Stevenson, ricordando l’impatto che ebbe sulla sua smania di avventure Treasure Island (splendido volume Emme Edizioni), e poi tutti gli altri romanzi giù di seguito, a partire dalla Freccia nera.
Dopo, si va per tappe. L’esame di quinta elementare, passato in compagnia dello Hobbit. L’estate di seconda media, con Orgoglio e pregiudizio (il primo libro sul quale la ‘povna rese l’alba). Il carnevale della prima liceo, ossessionata dal più malvagio degli anelli. Il post maturità trascorso insieme ai Buddenbrook. Questo, a voler essere essenziale, e ne ha lasciati fuori tanti (La storia infinita, La collina dei conigli, Emma, Harry Potter, Salinger).
Perché in fondo la ‘povna la pensa un po’ sempre come Caulfield. Ed è proprio con le sue parole, non a caso, che sceglie di terminare (anticipando anche il venerdì, per una volta) questa cursoria carrellata di letture.

«Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira» (J. D. Saliger, Il giovane Holden)


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