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Note di prosa - 73

Creato il 01 febbraio 2011 da Sulromanzo

Notte di Maggio di Giosuè Carducci

Non mai seren di piú tranquilla notte
Fu salutato da le vaghe stelle
In riva di correnti e lucid’onde;
E tremolava rorida su ’l verde,
Rompendo l’ombre che scendean da’ colli.
L’antica, errante, solitaria luna.
Candida, vereconda, austera luna:
Che vapori e tepor per l’alta notte
Saliano a te da gli arborati colli!
Parea che in gara a le virginee stelle
Si svegliasser le ninfe in mezzo il verde,
E un soave susurro era ne l’onde.


Non tale un navigar d’oblio per l’onde
Ebbero amanti mai sotto la luna,
Qual io disamorato entro il bel verde:
Che solo a i buoni splender quella notte
Pareami, e da gli avelli e da le stelle
Spirti amici vagar vidi su i colli.
O voi dormenti ne i materni colli,
E voi d’umili tombe a presso l’onde
Guardanti in cielo trapassar le stelle;
Voi sotto il fiso raggio de la luna
Rividi io popolar la cheta notte,
Lievi strisciando su ’l commosso verde.
Deh, quanta parte de l’età mia verde,
Rivissi in cima a i luminosi colli,
E vinta al basso rifuggìa la notte!
Quando una forma verso me su l’onde,
Disegnata nel lume de la luna,
Vidi, e per gli occhi le ridean le stelle.
Ricorditi: mi disse. Allor le stelle
Furon velate, e corse ombra su ’l verde,
E di súbito in ciel tacque la luna;
Acuti lai suonarono pe’ colli;
Ed io soletto su le flebili onde
Di sepolcro sentii fredda la notte.

Quando la notte è fitta piú di stelle,
A me giova appo l’onde entro il bel verde
Mirar su i colli la sedente luna.

 

***

Alfredo Casella - Notte di Maggio, da Giosuè Carducci, per voce e orchestra, op.20 (1913)

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