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Nove mesi per dire 40 milioni di no al Ducetto di Frignano sull'Arno

Creato il 10 gennaio 2016 da Tafanus

Lo chiedono con forza molte "teste" molto più attrezzate, in materia di Costituzione, del boy-scout che ci sgoverna:  Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà, Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Gaetano Azzariti, Massimo Villone, Felice Besostri, Gianni Ferrara, Sandra Bonsanti. AIUTIAMOLI

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Nove mesi per dire 40 milioni di no al Ducetto di Frignano sull'Arno   Il comitato contrario alle modifiche alla Carta volute dal governo: "Non lasciamo che diventi un plebiscito personale del premier"   Mentre nell’aula di Montecitorio, lunedì prossimo, la maggioranza dei deputati dovrebbe dare il via libera alla quarta lettura del ddl Boschi, qualche corridoio più in là, nell’aula dei gruppi parlamentari, alle 15,30,, una decina di autorevoli giuristi italiani proverà a spiegare perché al referendum che dovrà confermare quella riforma bisogna votare No. A motivare le ragioni, giuridiche e politiche, della scelta ci saranno Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà, Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Gaetano Azzariti, Massimo Villone, Felice Besostri, Gianni Ferrara. Tutti convinti che la riforma che prevede l’abolizione del Senato elettivo, insieme alle “incostituzionalità” introdotte dall’Italicum, potrebbero “provocare una torsione autoritaria nella democrazia italiana”.
Già, perché la questione è duplice, e per questo il Comitato sta lavorando su due fronti. Primo, il referendum: non si può, è il succo della questione, lasciare che Matteo Renzi lo usi come un plebiscito su se stesso. Così, diversi deputati di Sinistra Italiana e dei Cinque Stelle si sono impegnati a presentare la richiesta di referendum un minuto dopo l’approvazione della legge. Una mossa contro il referendum confermativo che il premier, nella conferenza stampa di fine anno, ha trasformato in una partita personale: “Se perdo me ne vado”, ha detto (...una minaccia o una promessa? NdR)   Con la raccolta delle firme di un quinto dei parlamentari, 126 deputati per la precisione, si potrà chiedere un referendum “oppositivo”, come preferiscono chiamarlo quelli del comitato per il No. “Vogliamo evitare – spiega il professor Domenico Gallo – che sia il governo a chiederlo come bagno di consenso dell’opinione pubblica”. “Perché questa idea del governo che lancia la sfida – gli fa eco Sandra Bonsanti – è insopportabile”.
Ma c’è un altro fronte su cui dare battaglia: l’Italicum. Prima di Natale sono stati presentati due quesiti abrogativi della legge elettorale. La raccolta firme comincerà ad aprile e andrà avanti fino a giugno. L’idea è quella di approfittare dei banchetti per “dar vita nei fatti a una coalizione sociale”, spiega ancora Gallo, che tenga insieme entrambe le sfide del 2016.
Gallo e gli altri promotori del Comitato per il No stanno facendo una serie di incontri per costruire sul territorio una rete che tenga insieme le realtà dell’associazionismo, del sindacato, della politica. Per ora hanno incassato il sostegno di Sinistra Italiana e del Movimento Cinque Stelle (solo sul tema del referendum costituzionale però, non sull’Italicum). Cgil, Arci, Anpi, Libera stanno ancora discutendo che tipo di contributo dare. Libertà e Giustizia spiega di voler “gettare le basi del dibattito”. Ma sa che i costituzionalisti non bastano. “Serve una generazione nuova – auspica Sandra Bonsanti – Bisogna che i giovani si rendano conto che con questa riforma si ritroveranno con delle istituzioni più deboli, una sola Camera fatta di nominati, senza contrappesi. Dobbiamo riuscire a spiegare, e non è facile, qual è il devastante risultato finale di queste riforme”. Alcune sedi territoriali del Comitato sono già state aperte in Veneto e in Toscana, presto toccherà alla Sicilia. L’auspicio è che si crei una struttura capillare che possa organizzare e sostenere la macchina referendaria, che di strada da fare ce n’è parecchia.
(Articolo di Paola Zanca - Il Fatto)
Da parte nostra, offriremo a Sandra Bonsanti, a Giustizia e Libertà, a chiunque ne faccia richiesta (e per quello che vale), tutto il sostegno che saremo in grado di offrire. Lo abbiamo fatto a suo tempo entrando nel Comitato nato intorno a Piero Bassetti in sostegno di Pisapia, lo faremo adesso per una causa ancora più importante: evitare di consegnare il Paese a tempo indeterminato ad uno dei peggiori politicanti che il Paese abbia mai espresso, ed alla sua variopinta banda di alfani, di verdini e di affini.
  Tafanus

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