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Novecento: la leggenda del pianista sull'Oceano

Creato il 17 settembre 2014 da Lucia Savoia

tornatore

La leggenda del pianista sull'Oceano-Tornatore

"Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n'erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò".
Denny Boodman T.D. Lemon Novecento è un pianista anzi, è IL pianista.

La musica non la compone, non la suona, la vive. 

Novecento è nato su una nave, il Virginian, e deve il suo primo nome a Danny Boodman, il marinaio che lo trovò in fasce.
Baricco
Boodman si prende cura del piccolo, lo alleva per otto anni fino a che quella signora crudele chiamata Morte non decide di privare Novecentoanche dell’affetto di questo padre.
T.D. Lemon non ha mai suonato il piano, ma si sa, le cose avvengono per caso, e per caso lui diventa leggenda.

Mani e tasti, musica e orecchio, è tutto un unicum ormai, gli elementi diventano inscindibili e Novecento è lì, è il pianista sull’Oceano di cui parlano anche a terra. 

Suona Novecento, per i ricchi in prima classe così come per i più poveri, la sua bravura suscita ammirazioni ma anche invidie come quella di Jelly Roll, il presunto inventore del Jazz pronto a sfidare il musicista dei mari. Ma questi non ama le sfide, pensa solo alla musica, a quell’unica, grande arte che non può essere ridotta a mero gioco d’esibizione.
Novecento è un mito, una leggenda che tutti vorrebbero trasportare sulla terra ferma.
Ma lui tale coraggio non lo avrà mai: “Terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare”.
Si ferma, quattro, cinque passi…eccoli sulla scaletta, ci siamo…ma no, il suo mondo è il Virginian, è la nave su cui è nato e su cui morirà.

novecento

La leggenda del pianista sull'Oceano, il film

Novecento però non è vigliacco, è semplicemente l’equivalente di tutti noi. Ha paura dell’ignoto, è schiavo dell’abitudine e in fondo non si può fargliene una colpa perché la sua nave è la nostra storia d’amore, è il nostro lavoro deludente, è la vita che non sappiamo cambiare.


In questo testo nato come monologo teatrale Baricco dà vita a un personaggio singolare e indimenticabile, si ha l’impressione di sentirlo suonare nelle nostre stanze, di vederlo fermarsi su quella scaletta. Ogni parola, anche perché isolata, è carica di mistero, a tratti sibillina, ma è anche pregna di emozione e sentimento. Breve perché una sola pagina in più sarebbe stata inopportuna, questo testo è un piccolo gioiello della narrativa, da leggere, rileggere e assimilare perché lezione di Novecento la leggiamo nelle sue stesse parole e non serve aggiungere altro.
“Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio…”
Articolo originale di Sentieri letterari. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore. I contenuti sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.

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