E' un gran vociare nel mercato lì accanto. Dai tendoni carichi d'acqua di tanto in tanto cadono improvvise cascate e oscillano i fili e i teloni bianchi, come funi e vele in un mare in tempesta.
Cammino veloce, nelle vie bagnate, col vento che mi respira forte dietro l'orecchio, tra il cappello e un boccolo(sì, conserverò il tuo segreto).
Salgo al secondo piano del Palazzo del Governatore a sbirciare da una finestra una vista inaspettata, la cupola del Sangallo della Chiesa della Steccata.
E poi in via Nazario Sauro, a respirare il profumo di pane e prendere le meringhe per metà inzuppate nel cioccolato e se si alzano gli occhi c'è un meraviglioso balconcino romantico, dove la piante selvagge hanno preso il sopravvento e mandano baci di petali rossi.
Una rete di rubini e smeraldi di foglie mi invita al Giardino Ducale dove c'è un vecchio saggio ad aspettarmi. Se si potesse scrivere il suono del tocco della goccia d'acqua sulle foglie d'acero grandi come mani di giganti!
Il parco è una sinfonia d'autunno, un valzer di foglie e rami, malinconie e desideri.
Congedati tigli e ippocastani ecco il cilindro di Verdi: “tornate all'antico e sarà un progresso”.MB