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Nuove sulle Esperienze di Pre-Morte (NDE) (2^ parte)

Da Salvoc
Nuove sulle Esperienze di Pre-Morte  (NDE) (2^ parte) Questo è il seguito di un post che ho pubblicato due anni fa sulle esperienze di Pre-Morte, conosciute con l’acronimo NDE. Il post precedente concludeva con la notizia che il dott. Sam Parnia, professore assistente di terapia intensiva all’Università Statale Stony Brook di New York,  in collaborazione con la Università inglese di Southampton, aveva lanciato il programma AWARE (AWAreness during REsuscitation – Consapevolezza durante la Rianimazione), la ricerca sulle esperienze riportate dai rianimati  che coinvolgeva 25 ospedali sparsi nel Regno Unito, Austria e Stati Uniti. Durante la ricerca AWARE, i medici avrebbero utilizzato una tecnologia avanzata per lo studio del cervello e della coscienza durante l'arresto cardiaco. Allo stesso tempo in questa ricerca i medici avevano in programma di testare la validità delle eventuali esperienze extracorporee e di ciò che i pazienti ‘vedono’ o ‘sentono’ durante l'arresto cardiaco, in particolare “la verifica dei ricordi relativi agli eventi di rianimazione” o "percezione reale" comprendente l'uso di oggetti nascosti che non sono normalmente visibili dal paziente.
Nel settembre di quest’anno (2014), dopo 4 anni di ricerche finalmente sono stati pubblicati i risultati...
Questi sono stati riportati in un articolo pubblicato nella rivista scientifica Resuscitation, che indica come coautori oltre Sam Parnia anche i medici e i ricercatori dei numerosi (18) ospedali e cliniche mediche universitarie del progetto negli Stati Uniti, Austria e Regno Unito .
I pazienti verso cui si è rivolta l’attenzione, tra il 2008 e il 2012, sono stati quelli colpiti da Arresto Cardiaco (CA), di età superiore ai 18 anni, accolti al Pronto Soccorso della struttura ospedaliera e successivamente sottoposti a Rianimazione Cardio-Polmonare e che sono stati poi dimessi in condizioni di salute tali da poter essere intervistati.
Il totale degli individui osservati è stato di 2060, di cui sopravvissuti 330, cioè il 16% del totale. Di questi 330 in vita, per svariati motivi ne sono stati considerati “osservabili” solo 140, cioè il 42%.
Tra essi, 39 non sono stati analizzati soprattutto per motivi di salute, mentre i rimanenti 101 sì.
Le interviste previste per persona erano tre successive, la prima più generica e le altre più analitiche. Nella seconda intervista è stata usata la scala Greyson (1) a punteggio, e solo i candidati che hanno ottenuto un punteggio  che confermava una qualche forma di ‘consapevolezza’ durante la rianimazione, e che sono risultati  55 su 101, ovvero il 55%, sono passati al terzo test in cui sono state fatte domande più specifiche. Di questi, 46 pazienti hanno descritto ricordi non compatibili con l’esperienza NDE e quindi sono stati scartati, mentre 9 di essi hanno descritto esperienze classificabili come NDE e sono stati quindi intervistati in maniera più dettagliata per registrare il racconto di ciò che avevano visto e udito. Nove pazienti su 101 è il 9%, e ciò è compatibile con il dato riportato dalla letteratura specialistica in merito alla percentuale di NDE tra i rianimati, che è del 10%. Ciò ha perciò confermato la validità della ricerca.
Di questi 9 pazienti con una ‘sicura’ NDE, 7 non hanno avuto una consapevolezza visiva o acustica di quanto succedeva attorno a loro durante la rianimazione, mentre 2 di loro sì.
Per assicurare una possibile prova di una eventuale esperienza visiva dall’alto durante l’arresto cardiaco, nelle sale di rianimazione erano state installate delle mensole vicino al tetto, riportanti nella parte superiore dei disegni visibili solo da una posizione elevata.
Sfortunatamente questi due pazienti con NDE certa e che hanno riportato e descritto esperienze visive e acustiche di quanto successo intorno a loro, hanno avuto una Fibrillazione Ventricolare in una zona in cui non erano presenti tali mensole. Per verificare ulteriormente le loro descrizioni sono stati ricontattati, ma solo uno di loro ha potuto essere intervistato dettagliatamente in quanto l’altro per motivi di salute non ha potuto farlo.
L’uomo, di 57 anni, ha riferito di aver osservato tutta la scena della sua rianimazione dall’alto, vicino ad un angolo del tetto, e ha descritto in maniera precisa suoni, persone e attività. Il suo resoconto è stato confermato dalla cartella clinica. Fra l’altro ha descritto accuratamente le caratteristiche e l’uso di un defibrillatore automatico esterno. Come si evince dalle registrazioni cliniche effettuate con gli strumenti utilizzati durante la rianimazione, la sua esperienza si può ritenere come avvenuta durante i primi tre minuti dopo l’attacco cardiaco.
Sulla base dei risultati ottenuti si può perciò ragionevolmente ritenere che alcuni pazienti con attacco cardiaco sperimentano una fase di processi di ‘conoscenza’ durante la crisi e la rianimazione, quando ci si aspetterebbe che i processi cognitivi siano assenti  a causa di non presenza di una coscienza clinicamente rilevabile. Ciò è intrigante, ma conferma quanto trovato da altri sperimentatori in altri recenti ricerche. Sebbene la causa della consapevolezza visiva durante la fase di arresto cardiaco non sia nota essa comunque appare completamente diversa dalla ‘consapevolezza’ sperimentata durante anestesia. Sebbene alcuni ricercatori abbiano ipotizzato che ci possa essere un breve aumento dell'attività elettrica dopo l'arresto cardiaco, tipicamente, in contrasto con il caso dell’anestesia, non c'è funzione cerebrale misurabile a partire da pochi secondi dopo l'arresto cardiaco. Nel caso del paziente analizzato invece c’è stata ‘coscienza’ ed esperienza acustica e visiva per alcuni minuti, dopo l’insorgenza dell’attacco cardiaco e durante la fase di rianimazione, quando le funzioni cerebrali erano assenti o gravemente compromesse. Si sarebbero dovuto verificare delirio e coma anziché uno stato mentale lucido e preciso.
Concludendo gli autori dicono : “Nonostante molti  studi recenti che supportano la presenza di NDE e di possibile consapevolezza visiva durante l’arresto cardiaco, questo è stato il primo studio su larga scala per studiare la frequenza di casi positivi. Mentre la bassa incidenza (2%) con esplicita possibilità visiva e uditiva ha compromesso la nostra capacità di utilizzare le immagini per esaminare oggettivamente la validità delle domande specifiche associate a tale evento, comunque il nostro caso accertato suggerisce esserci una consapevolezza cosciente oltre i primi 20-30 s dopo l’arresto cardiaco (quando qualche residua attività elettrica cerebrale può ancora essere presente), fornendo un periodo di tempo quantificabile di consapevolezza dopo che il cervello raggiunge normalmente uno stato isoelettrico.”
“Esperienze visive durante la rianimazione sono state classificate come OBE (Out of Body Experiences – Esperienze fuori dal corpo) e sono del tutto differenti dalle illusioni ottiche che si raggruppano nel termine “autoscopia”,  proprio per la loro corrispondenza con il reale, come dimostrato nel nostro caso accertato”.
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Note
(1) il testo in inglese è reperibile con questo link
(2) Questa scala è un test  di 16 domande descriventi possibili esperienze fatte durante l’arresto cardiaco e di cui l’intervistato deve indicare ‘non presente’ (punteggio 0), ‘debolmente presente’ (punteggio 1), ‘fortemente presente’ (punteggio 2). Un punteggio superiore o uguale a 7 viene considerato come indicante il fatto che è avvenuta una NDE.


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