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Occhiali - Emma Dante

Creato il 09 marzo 2011 da Alboino
Senz’ombra di dubbio il teatro italiano all’estero oggi è rappresentato da Emma Dante e aggiungiamo a ragione, poiché l’autrice siciliana oggi è l’unica che sa mettere in scena la contemporaneità del malessere quotidiano. Il suo nuovo spettacolo che ha avuto il debutto in quel di Napoli e che oggi è in giro per l’Europa (Milano, Liegi, Roma, Mosca, Venezia, Ruen, Genova – no, Santarcangelo dei teatri proprio no-), è un trittico di cantiche per gli emarginati (gli eroi preferiti dalla Dante) che va sotto il nome di “Occhiali”. Tre distinti episodi indissolubilmente legati dai temi di marginalità: povertà, vecchiaia e malattia. Un trittico sul lirismo dei dimenticati e degli alienati, sulla miopia dei figli di un Dio minore, sulla marginalità in generale in cui si fondono teatro, danza, musica, canto, sonorità dialettali (il siciliano e il napoletano) che riescono a regalarci struggenti quadri di apartheid sociale.
Si inizia con “Acquasanta” dove un uomo appare in scena ancorato al palcoscenico, segno evidente che si è salvato dalla burrasca, e comincia a ricordare la sua intera vita di mozzo; subito dopo arriva Nicola il personaggio del “Castello della Zisa” che ha occhi aperti che non vedono. E’ in uno stato catatonico e di lui si prendono cura due donne bellissime che pregano, lo sfamano e lo accudiscono in tutti i suoi bisogni. Nicola si è incantato da bambino, quando fu tolto alla zia e dalla sua casa nel quartiere della Zisa dove guardava dalla finestra il favoloso Castello in cui è rinchiusa l’infanzia e la spensieratezza. Da quel giorno Nicola è un “animula” persa. Il terzo episodio vede in scena due ballerini o meglio si comincia col osservare una veneranda signora sola, ingobbita, memore di una esistenza piena di empiti. Questa donna recupera il suo passato frugando in due bauli da cui spunta un vestiario di altre età più spigliate ma soprattutto la presenza del marito defunto; un senile partner che danzerà abbracciato a lei tutta la colonna sonora del Novecento che ripercorre le loro vite. Si va da Jovanotti alla “Parlami d’amore Mariù” cantata da Vittorio De Sica.
Importante sapere che tutti i personaggi di questa piece teatrale portano gli occhiali (da qui il titolo) dal momento che l’autrice li ha immaginati “mezzi cecati, malinconici e alienati; sono vecchi, brutti, poveri e malati. Hanno vissuto storie drammatiche e hanno coltivato una difesa, uno schermo. La lente li protegge dalla vita. Si parla di marginalità, ma in realtà il tema è l’amore ” e tutti parlano rigorosamente in dialetto perlopiù siciliano, come del resto in tutto il teatro della drammaturga palermitana che ha reso europea la lingua della Sicilia. E comunque ancora una volta bisogna ammirare la grandezza della Dante che propone un’opera struggente, lacerante, eppure incantata. Se per caso capitate in città europee dove in cartellone c’è questo spettacolo non lasciatevelo sfuggire.

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