Odos

Già brilli apriamo a caso l’Enciclopedia Britannica. Dovrebbe sempre essercene una in dodici volumi a portata di mano, altro che Bibbia. Fuori dalle finestre Roma dal Gianicolo compie il suo quotidiano spettacolo di accensione di luci e cupole, in un fragore di cicale ormai pazze per la canicola. Ma io non me ne accorgo perché chiudo gli occhi e faccio girare il dito. Indico il lemma “Hodograph”, odografo. Magnifico spunto, applaudiamo infervorati dall’Achelo. «In meccanica è una curva che si ottiene congiungendo gli estremi di tutti i vettori che rappresentano la velocità di un punto in moto curvilineo». Qualunque cosa significhi alla mia menta ignorante, viene usato per calcolare la velocità di liquidi o di turbolenze ventose. Movimenti irregolari di masse unitarie. La descrizione delle nostre vite spese in giro fra due continenti. Un disordine solo apparente di molecole che scappano da tutte le parti, ma che una semplice curva riporta sotto il metro apollineo. Basta allontanarsi abbastanza da vederla, la curva della vita, la curva del cuore, la curva dell’esistenza che scappa da tutte le parti e poi si riordina finalmente in un’armonia. Ma forse sarebbe meglio non conoscerla mai del tutto, visto che nell’esistenza ci nuotiamo dentro. Basta sapere che l’armonia c’è.