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Oggetti smarriti

Creato il 26 gennaio 2012 da Blogatuasorella
Lavoro all’ufficio oggetti smarriti. La gente arriva qui e pensa di trovare gli oggetti smarriti. Ma pure le cazzate. Tipo il cellulare che magari lo hai smarrito tra le lenzuola una notte che stavi ubriaco e prima di addormentarti lo hai gettato sul letto e quello, gira che ti rigiri, si è intrufolato tra le lenzuola, il copriletto, il piumino e poi vieni da me all’ufficio oggetti smarriti, senza renderti conto che il tuo cellulare ora è nella lavatrice insieme alle lenzuola che stai lavando.

“Signora qui siamo all’ufficio oggetti smarriti?! Lo capisce? Come posso darle la sua busta della spesa piena di bastoncini Findus se qui siamo all’ufficio oggetti smarriti?! Ma sene rende conto? È un controsenso. Non c’è ufficio più sbagliato che possa aver scelto. Si fidi. Provi a chiedere ad un passante, ma di certo non venga di nuovo qui. Questo è l’ufficio oggetti smarriti. Lo dice il nome stesso. Come pensa di ritrovare la sua busta qui? È da pazzi!”.

Oggetti smarriti Cioè, è per definizione: noi qui non abbiamo nulla. È un ufficio oggetti smarriti. Sono oggetti smarriti, come potete pensare minimamente di ritrovarli qui? Cioè, magari un giorno c’erano, ma ora chissà dove sono! Cosa cazzo me lo chiedete a fare? Forse avreste avuto qualche possibilità se venivate nel momento stesso in cui ci portavano l’oggetto. Ma dopo dieci minuti già non si sarebbe trovato più. Ma niente: decine di persone al giorno che passano qui e chiedono di oggetti più disparati: ombrelli, incudini. Ma ti puoi perdere un’incudine? “Lo avevo lasciato sul sedile davanti a me in treno, mi sono assopito e al mio risveglio non c’era più”. Ma cos’è? Un marito frustrato che mentre dormi va via?

Io non ne posso più del mio lavoro. Stare in piedi sei ore al giorno in una stanza totalmente vuota, si diventa pazzi. Non c’è nemmeno una sedia, una radio, un computer, nulla. Non c’è nemmeno una scrivania. Nulla. Portarono la mobilia il primo giorno (e sono sette anni che sto qui dentro, dico: sette anni!) ma il giorno dopo era sparita. Qui si perde tutto. Non capisco perché veniate a cercare i vostri preziosi oggettini qui. Che se erano tanto preziosi ci stavate più attenti la prossima volta, invece di venire da me qui. In questa stanza bianca, asettica. Totalmente vuota. Da me. Che mi ritrovo nudo in questa stanza. C’è da uscire pazzi con questo lavoro. Pazzi.


Filed under: Storie di bontà

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