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Oggi mangio da …n.31: San Domenico – ristorante dal 1970 a Imola

Creato il 08 ottobre 2011 da Stefanodonno

Oggi mangio da …n.31: San Domenico – ristorante dal 1970 a Imola
Uno spazio per la felicitàproposta con eleganza riservata, in ambienti raffinati, dove i clientidiventano ospiti. Lo abbiamo immaginato e voluto così il San Domenico di Imola.E dopo più di 40 anni di attività, sentiamo ancora viva questa aspirazione cheha portato Gianluigi Morini ad aprire il ristorante, il 7 marzo del 1970, conl’idea di dare a tutti la possibilità di conoscere e apprezzare la grandecucina delle case nobiliari italiane. Un luogo che diviene “casa”, con unacucina curata e attenta ai dettagli, che unisce l’armonia dei cibi e allaqualità delle bevande. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il nostroindimenticato maestro Nino Bergese, il massimo esperto di “cucina di casa” ilquale ha trasmesso il suo sapere a Valentino Marcattilii che, in particolarenegli anni ’80, ha avuto la possibilità di confrontarsi con altre culturegastronomiche. Senza dubbio la scuola francese, dai fratelli Troigros a Vergé,passando per Haeberlin e Point, ha definito, unita alla tradizione italiana, lanostra precisa identità, sia in cucina che nel servizio. Un servizioimpeccabile, nella sua discrezione, diretto da Natale Marcattilii, entrato dalprimo giorno a far parte del ristorante. Oggi, per garantire il futuro della“casa”, è entrato a far parte della squadra Massimiliano Mascia, nipote diNatale e Valentino (entrambi soci del ristorante assieme a Gianluigi Morini).Un segno di continuità nell’innovarsi e nel rinnovarsi, conservando allo stessotempo solide radici nella tradizione gastronomica italiana. Una cucina delterritorio in continua evoluzione, con nuove tecniche al servizio dellatradizione. Un’arte che nella fantasia e nella passione di chi la interpretatrova le basi per continuare ad occuparsi della felicità dei suoi ospiti.Nino Bergese - Giacomo Bergesenasce a Saluzzo nel 1904 e diventa cuoco a soli 13 anni. Nel 1917 entra in casadel Conte Bonvicino con l'incarico di aiuto giardiniere, ma lascia presto ilsuo incarico per affiancare, sempre presso il conte, lo Chef Giovanni Bastone,futuro cuoco della famiglia Agnelli. Durante questo periodo tiene un diario incui annota le ricette che riesce a carpire e che chiamerà sempre "il miounico tesoro". A sedici anni è già aiuto cuoco presso il Conte Costa Carrùdella Trinità e ha ospiti famosi: dai sovrani d'Italia a Re Fuad d'Egitto, dalDuca d'Aosta al Duca di Genova. Nel 1926, a soli 22 anni, è il primo cuoco daiWild, una ricca famiglia di cotonieri. Dunque una carriera folgorante, senzaperò mai un giorno di riposo, né per il matrimonio, né per la nascita di suafiglia. Nello stesso anno passa al servizio del conte Alborio Mella diSant'Elia, cerimoniere di Casa Savoia. Fu a Villa Crocetta, tra Intra ePallanza, residenza estiva del cerimoniere, che Bergese preparò il pranzo peril ventiduesimo compleanno di Umberto di Savoia: era il 15 settembre. Il pranzofu un grande successo, Bergese prepara la torta fiorentina che il principe glifa ripetere per tre giorni di fila: a strati di cioccolato gli procura unpremio di 500 lire e dei gemelli in argento con lo stemma reale. Da allora inpoi è tutto un susseguirsi di casate aristocratiche e palazzi borghesi, tra cuii marchesi Medici del Vascello e i marchesi Baldi. Dopo la guerra Bergeseabbandona le grandi famiglie e si ritira a Genova dove, in vico Indoratori, unantico carrugio del centro storico, apre il ristorante "La Santa", di cui èproprietario e cuoco. Conquista le due stelle della guida Michelin, il massimoriconoscimento, allora, per l'Italia. Il ristorante diventa uno dei punti diritrovo della buona cucina, frequentato da personaggi del cinema, dellacultura, dell'arte e del bel mondo, oltre che da re come Costantino di Grecia eMichele di Romania. Fu Giangiacomo Feltrinelli che lo convinse a raccogliere le513 ricette più famose nel libro "Mangiare da re". Dopo la chiusuradel ristorante Bergese decide di ritirarsi, ma dietro le insistenze diGianluigi Morini, patron del ristorante San Domenico di Imola, torna aifornelli nel ristorante romagnolo. Non fu facile convincere Bergese aricominciare, questi si considerava ormai in pensione e inizialmente declinòl'offerta. Su suggerimento di Veronelli, Morini continuò ad insistere fino adottenerne il consenso, ma altrettanto difficile fu convincerlo a restare. L'insicurezzadel grande cuoco consisteva nell'imprevedibilità del numero di commensali di unristorante, così confidò a Morini, ma questi ebbe l'arguzia di dargli cartabianca per potersi esprimere liberamente in cucina. Bergese muore a Genova nel 1977. A Savona ha fondatouna scuola che resta un punto di riferimento per gli intenditori di tutto ilmondo.
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