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Oggi mi vesto di almost noir: “il sogno di volare” di carlo lucarelli

Creato il 24 settembre 2013 da Gioacchina @disoccupingegna
Il Cane ci guarda. E ci mangerà il cuore.

Il Cane ci guarda. E ci mangerà il cuore.

“Ecco qua, questo è il portoncino, l’appartamentino è subito qui, il primo a destra nell’androncino.” Dodò dell’Albero Azz Carlo Lucarelli, “Il sogno di volare”

Premessa. Carlo Lucarelli è stato per me un inconsapevole mentore, l’uomo che mi ha insegnato cos’è un noir, cos’è un noir scritto bene, quali noir leggere, che mi ha aperto la strada al miglior noirista italiano: l’inarrivabile Giorgio Scerbanenco.

E’ per questo, per questo affetto purtroppo non ricambiato che provo per lui, per questa ammirazione sconsiderata che ho nutrito per lui, per tutti i “BluNotte” che ho visto, per tutti gli incubi fatti e che continuo a fare, per tutti i punti messi a troncare frasi per dare suspance nei miei temi di italiano anche quando parlavo di Ariosto e la suspance non era necessaria, è per questo – dicevo – che l’ultimo romanzo di Carlo Lucarelli, “Il sogno di volare”, mi ha lasciato con l’amaro in bocca e la delusione tra i denti.

Aspettavo il ritorno dell’ispettrice Grazia Negro da anni. Però, ecco, se doveva tornare così avrei preferito che rimanesse a casa sua.

Vogliamo dire che è un romanzo un po’ buttato lì? Diciamolo. Vogliamo pensare, caro Carlo, che ora hai famiglia e devi pensare a mettere da parte i soldi per l’università di tua figlia? Pensiamolo. Vogliamo confessare che vorrei che mi restituissi i soldi che ho speso per il tuo libro, che quanto meno mi ci faccio le fotocopie illegali del libro per il prossimo esame? Confessiamolo. Carlo, tesoro, io sono tra quelle che per te ha comprato anche il fumetto “Cornelio”, di cui ignorava l’esistenza anche l’edicolante che me lo vendeva, di cui ignorava l’esistenza anche l’editore, credo. Quindi non sono una qualunque, non sono una fan dell’ultima ora che ti ha sentito per la prima volta a RadioDeejay mentre tornava dalla discoteca “Mojito” una sera d’estate. No. Io sono una seria. Forse il problema è che mi sono approcciata a questo romanzo con troppe aspettative?

Trama. No, la trama di un noir, mi dispiace ma non si può rivelare. D’altronde lo chiede anche l’autore nelle note, raccontate il meno possibile di questo romanzo. E infatti io dirò solo che ritorna l’ispettrice Grazia Negro, che avevamo già incontrato e con cui avevamo già sofferto in “Almost Blue” e “Un giorno dopo l’altro”, che deve dare la caccia ad un serial killer che terrorizza una Bologna calda e soffocante, denominato “Il Cane” (dalla costante animalesca non si sfugge mai in Lucarelli: il Lupo, il Camaleonte, il Cane) e che si trova a fare i conti con una relazione stagnante e problematica con Simone e con una cura per la fecondazione assistita. Stop. Qui mi fermo. Anche un minimo dettaglio rivelato potrebbe indirizzare qualcuno verso la soluzione o anche verso una pista completamente errata.

Impressioni. Il colpo di scena finale c’è, e c’è anche da dire che l’autore non era obbligato a inserirlo visto che stiamo parlando di un noir. Ma “Il sogno di volare” non è un noir crudo e puro, è anche un thriller, quindi ben venga un colpo di scena. Non è questo il punto. Il punto è che potrebbe non rivelarsi un vero colpo di scena. Agli esperti lettori l’identità del killer è, in fondo, intuibile in base ad una serie di indizi sia narrativi che tecnici e strutturali. E come si arriva a scoprirlo, sì, crea un brividino, ma non raggiunge il livello di suspance e maestria narrativa dei passati romanzi di Lucarelli con l’ispettrice Negro come protagonista. Il romanzo dà l’impressione di essere stato scritto un po’ di fretta e non è una colpa, Lucarelli dice anche questo nelle note, dice di aver ascoltato una canzone di Andrea Buffa, “Il sogno di volare” appunto e di aver preso ispirazione e di aver concepito in quell’istante il suo romanzo. Però, riflettendoci, si può scrivere in fretta ma non di fretta.  Lo stile è il solito di Lucarelli. Periodi brevi, ritmo concitato, in alcune circostanze assenza di virgolettato per fondere pensieri e azioni. La sensazione però è che a volte il suo personalissimo stile sia un po’ forzato, come a voler ribadire “Io scrivo in questo modo figo”, anche quando non ce n’è bisogno.

Alla fine si tratta di una lettura godibile, non lo metto in dubbio, però mi aspettavo qualcosa di più o mi aspettavo che raccontasse questa storia ma lo facesse meglio. Ecco, potrei dire che di Lucarelli c’è di meglio e lo si trova nel suo passato. Quello che mi ha fatto decidere che lo dovevo ammirare, non è in questo libro.

Titolo: Il sogno di volare; Autore: Carlo Lucarelli; Casa Editrice: Einaudi; Prezzo: 18 euro; Consigliato: ni.



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