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Oggi parliamo con… Maria Cristina Petrucci

Da Gialloecucina

A margine del reading del suo romanzo “Felicità Nuda”, incontriamo Maria Cristina Petrucci, giovane scrittrice emiliana, alla quarta ristampa in otto mesi.
Un vero caso letterario! Leggiamo come si racconta nell’intervista rilasciata ad Alessandro Noseda

 

Iniziamo con un breve estratto:

‘Virginia Corbelli capì che doveva pretendere per sé di trovare qualcuno con cui condividere la vita, che non le facesse perdere altro tempo, “L’amore di mamma è come la marmellata di ciliegie, ma l’amore di un uomo, come deve essere?”
Capì che negli anni aveva scelto persone che non erano giuste per lei. Che aveva scelto sempre la stessa persona. Con nomi diversi, facce, esigenze, vite diverse; ma la stessa persona. Una persona ferita. Diffidente. Dolorante. Una persona che necessitasse di cure. Che fosse rimasta indietro ad aggiustare le ammaccature.

Ripiegata su se stessa, che avesse perso il coraggio di uscire dal torpore della sofferenza. Che avesse bisogno di una mano per rialzarsi e ricominciare a vivere. Ma che non l’avesse ancora capito. Questo per soddisfare il bisogno congenito di sentirsi utile. Di avere accanto a sé qualcuno che avesse bisogno di lei. Non aveva messo in conto che chi ti aiuta a superare le situazioni più complesse e dolorose, resta collegato a quelle sofferenze. Ricordandocele. Riportandocele alla mente. Rendendole vive e tangibili. Immortali. Ci vuole una grande maturità per separare la persona, dal ricordo della sofferenza. Spesso deve essere allontanata, per completare il processo di guarigione. Capì che aveva sbagliato. Non era di questo che aveva bisogno. Era stata capace di amare. Non d’imparare a farsi amare. Di lasciare che gli altri la amassero. Di capire di essere degna di amore. Di permettere a se stessa di cercare qualcuno che fosse capace di amarla. Di pretendere per sé di avere al proprio fianco qualcuno che la amasse. Di quell’amore totale che non chiede nulla in cambio. Di quell’amore del quale, lei da sempre, aveva amato. Di questo aveva bisogno. Aveva bisogno di qualcuno in grado di crearle un diversivo. Qualcuno che le facesse assaporare con gioia piena, il suo modo di intendere la vita. Qualcuno capace di fare ciò, perché intendeva la vita allo stesso modo. Un modo pieno, emozionale. Puro. Esultante. Appassionato e innamorato. Qualcuno capace di meravigliarsi di tutto. Qualcuno che come lei, volgendo attorno a sé lo sguardo, vedesse giostre colorate e montagne russe. Un eterno bambino. Che fosse in grado di vivere con responsabilità, impegno e correttezza, ciò che il mondo pretende dalle persone, senza perdere la spensieratezza, l’autenticità, e la fiducia che qualunque cosa fosse successa sarebbe comunque andato tutto bene. Qualcuno che nel vivere l’amore fosse capace di darle la dolcezza mai stucchevole, mai scontata, della marmellata di ciliegie e il calore senza compromessi, senza regole, del Cabernet Franc. Qualcuno che non avesse bisogno di lei. Qualcuno che avesse già trovato una propria strada. E che questa strada fosse complementare a quella che lei aveva scelto per sé.’

Buongiorno Maria-Cristina e grazie per il tempo che ci dedichi. La breve anticipazione ed il successo che stai ottenendo ci hanno incuriosito moltissimo. Ci racconti chi sei e perché leggi e scrivi?

Sono nata a Reggio Emilia il 15 febbraio 1977, sono mamma di tre piccole bimbe. La più grande ha 5 anni e l’ultima, otto mesi. Abito a Fiorano Modenese con loro tre e mio marito. Lavoro in banca a Sassuolo e leggo da sempre. I miei genitori leggevano per me quando non ero ancora in grado di farlo e appena imparato, ho passato ogni momento libero fra i luoghi e ascoltando le parole trovate nei libri. Scegliendo secondo il rapporto quantità/prezzo. I libri più voluminosi col prezzo più basso: essendo veloce nella lettura, la “paghetta” altrimenti non sarebbe bastata. Ho cominciato a scrivere storie per i compiti di scuola. Mi è piaciuto. Ho continuato a farlo per piacere già dalla scuola media. Poi è diventata un’esigenza. La fantasia viaggia da sé e mi vengono come delle bolle, sia sveglia che nei sogni, con i personaggi e le storie da raccontare preconfezionate. A me sta solo la “fatica” di fermarle sulla carta.

È l’opera prima o hai già scritto e pubblicato?

È il mio romanzo d’esordio. Non ho pubblicato altro. Avevo timore di non essere compresa e dunque rifiutata.
“Felicità Nuda”, come è nata l’idea?
Anche la mia bimba di cinque anni mi ha fatto la stessa domanda. Un giorno vedendo tutte le copie in giro per casa mi ha detto – Mamma, ma ti piace proprio questo libro! Vabbè che leggi tanto, ma… quante volte l’hai comprato? Lo sa papà? – io le ho risposto – Non l’ho comprato per me, devo venderlo. – e lei – E perché mamma? – allora io – Questo libro l’ha scritto la tua mamma. – mia figlia arrossendo ha aggiunto – Davvero mamma? Che brava! Anche io da grande voglio scrivere un libro! Che bella copertina, come si intitola? – ho letto, indicando le parole col dito – FELICITÀ NUDA – mia figlia ridendo ha chiesto – Perché NUDA mamma? – ecco cosa le ho risposto – Felicità Nuda perché è la felicità che abbiamo dentro, indipendentemente da ciò che portiamo addosso. – e lei ha aggiunto una frase che giustifica il racconto di questo aneddoto – Come noi, mamma!

Perché i lettori dovrebbero scegliere il tuo romanzo? Convincici ad acquistarlo!

Ho scritto questo libro per riuscire a dare una carezza, un abbraccio a chi non riesco a raggiungere fisicamente. È un libro che fa del bene. Il messaggio arriva forte e chiaro, tanto da ricevere giornalmente ringraziamenti da chi ha scelto di darmi fiducia, leggendolo. Non sta a me dire se sia un buon lilibro o meno. Quello che conta è l’opinione dei lettori, entusiastica.

Dove scrivi? Hai un “luogo segreto” dove trovi ispirazione? Preferisci il silenzio o ami musica di sottofondo?

Come ho detto prima le storie arrivano da sole, dunque l’ambiente circostante non ha importanza. Anche se preferisco il sottofondo di voci indistinte della birreria.

Quanto del tuo romanzo è autobiografico? Come delinei i personaggi? Quanto prendi in prestito alla realtà e quanto è frutto di fantasia? Segui una scaletta o ti fai guidare dalla storia?

Direi che realtà/autobiografia e finzione/fantasia stanno uno a uno. I personaggi vengono da mix di persone particolari incontrate e fantasia. La scaletta la faccio mentre scrivo la storia, la tengo per non confondermi ma la modifico sempre. La storia guida e la scaletta si adegua.

Quali sono state le maggiori difficoltà nella prima stesura? E del rapporto con Editor ed Editore cosa puoi dirci?

La difficoltà è stata fare l’editing. Dato che prima di studiare un baule colmo di libri sull’argomento, nemmeno sapevo che esistesse. Poi, quando ho capito che l’editing avrebbe finalmente trasformato il mio manoscritto in uno di quei romanzi “che si comprano” siamo diventati grandi amici.

Hai altri progetti in fieri?

Ho già iniziato il secondo ma devo aspettare che la mia terza bimba compia un anno e mezzo prima di dedicarmi a lui. Perché come dice mio marito “quando scrivi, dimentichi di esistere”.
E se ti proponessero una sceneggiatura per un film? Saresti d’accordo o ritieni che soffrirebbe la riduzione cinematografica?
Le mie storie sono cinematografiche. Il racconto prende vita sotto gli occhi del lettore. Dunque ritengo che nella fortunata eventualità, non ci sarebbero problemi.

Descriviti come lettrice? Quali libri compri? Hai un genere preferito o spazi a seconda del momento, dello stato d’animo? E se devi regalarlo un libro come scegli?

Sono una lettrice vorace e molto golosa. Mi piace leggere di tutto. Cambio genere a seconda del momento e non mollo finché non arrivo alla fine, anche se il testo delude. Ho qualche autore preferito, quelli di cui aspetto con emozione il nuovo lavoro, fra cui Baricco, Winterson, Somaschini, King. Amo Virginia Woolf di cui la mia protagonista porta il nome, e Kundera, Hesse, O Scelgo i libri in base al destinatario del regalo, ai suoi gusti. Una volta sceglievo in base a quello di cui pensavo avessero bisogno. Poi ho capito che non veniva accolto il suggerimento. E ho cambiato scelta.

Un consiglio ad un esordiente che ha la sua storia nel cassetto e non ha trovato ancora nessun editore interessato a pubblicarla?

Di studiare in attesa di un editore, di lavorare instancabilmente sul testo per renderlo inattaccabile, per scriverlo al meglio delle proprie capacità.

Ti piace presentare i tuoi libri al pubblico, come stasera? Una domanda che non ti hanno mai fatto (e a cui avresti voluto rispondere) ed una che t’ha messo in difficoltà?

Mi piace presentarlo per tentare di ampliare il “parco lettori”. Una domanda che mi mette in difficoltà, e che mi viene rivolta ogni volta è “perché dovremmo comprare il tuo libro”. Vedi, è difficile rispondere a questo quesito. Perché di pancia, l’unica cosa che mi verrebbe naturale dire, onestamente, è “leggetelo, e mi ringrazierete!” Ma non si può, vero? È che chi l’ha letto mi ringrazia, e lo consiglia, perché è vero! Fa del bene. E porta alla Felicità Nuda. E non sta a me convincere una persona che ha bisogno e diritto di essere felice. Mi piacerebbe che mi chiedessero… se chi ha letto il libro, l’ha fatto per farmi un favore, per affetto o curiosità nei miei confronti, così potrei rispondere che chi l’ha letto, l’ha scelto per la storia, senza conoscermi. E che ha avuto seguito perché il testo fa tutto da solo e non ha bisogno di me.

Un autore (o più) che costituisce per te un riferimento. E perché? Se ti va, ponigli il quesito che da tempo hai in mente! Magari è tra i lettori del Blog!

A Baricco vorrei chiedere come ha fatto, con i dialoghi e lo stile che ha lui, da sconosciuto a farsi pubblicare, dato che ai miei dialoghi ho dovuto tagliare le ali perché tracciati di essere teatrali. A Jeanette Winterson, vorrei chiedere di passare un fine settimana con me. Perché troppe sono le domande che vorrei rivolgerle.
Quale suo libro consiglieresti ai nostri lettori?
Primo fra tutti “Scritto sul corpo” di Jeanette Winterson; e “Castelli di rabbia” di Baricco, anche se per entrambi, come per gli altri di cui ho parlato sopra, è un peccato non leggere la bibliografia completa.

Grazie del tuo tempo. Come tradizione di Giallo e Cucina ti preghiamo di lasciarci con una ricetta ed una citazione.

Iniziamo con la citazione
“È che il mondo fa rumore. E le orecchie sono stanche. Di chi parla quando non ha niente da dire. Del frastuono delle macchine. Di essere riempite da parole mediocri, tiepide, molli. Perché vorrebbero essere scaldate fino a bruciare. O raffreddate fino a congelare. Sferzate da ragionamenti imperativi. Sfiorate e accarezzate da morbidi sussurri e voluttuosi sospiri. Da discorsi che abbiano significato. Un significato colmo di sentimento. Di qualcosa per cui valga la pena fermarsi ad ascoltare. Qualcosa per cui valga la pena sostituire il silenzio. Parole per sentire, dove non è abbastanza capire, quando non è sufficiente sapere. Per cui valga la pena vivere.”
cit. Felicità Nuda

Ed ecco la ricetta della marmellata di ciliegie, anche se nel libro ce ne sono altre:

“Al mattino Virginia faceva colazione con mamma e papà; era il loro momento: solo loro tre – Mammolina, la tua marmellata di ciliegie è super! Quelle che si comprano non sono così, “L’amore di mamma è come la marmellata di ciliegie.” Le hai solo cotte o ci hai messo altro? – chiese Virginia prendendo carta e penna.
– Quelle che si comprano non le ha fatte la tua mamma. Fai assaggiare? Stavolta ho fatto qualche esperimento. L’ho preparata a giugno quando le ciliegie sono di stagione. Dopo averle denocciolate, ho preso una bella mela non matura, l’ho lavata e senza sbucciarla, dopo averne eliminati i semi, l’ho tagliata a cubetti circa della grandezza di una ciliegia e l’ho aggiunta in pentola.
– Sì amore, hai superato te stessa. Il mio tempo però è finito. Mi piacerebbe taaanto stare ad ascoltare la ricetta della marmellata di ciliegie ma il dovere mi chiama. Vado alla pensione – disse Emilio mentre, fetta di pane in bocca si alzava di scatto dalla sedia, facendola sbattere sul pavimento e rischiando lui stesso d’inciampare.
– A te dell’arte culinaria interessa solo il prodotto finale. Quello che va a finire bell’e pronto nella pancia. Controlla per favore se nel frigo manca qualcosa, così prima di andare in pensione ti fermi al mercato. Sistemo la cucina e scendo. A dopo caro – disse Costanza mandandogli un bacio.
– Ciao amore, fai con calma. Non c’è fretta. Bacio, pulcetta bella – disse Emilio uscendo di casa.
– Ciao papy, bacio. Perché con la buccia e acerba, la mela?
– Mi passi i piatti per favore? La mela tesoro, fa da addensante grazie alla pectina, che è più presente nella buccia e fra la buccia e la polpa, dei frutti non maturi. Crea la magia che trasforma delle ciliegie cotte in marmellata. Per favore metti in frigo il vasetto? Metti anche il pane nel sacchetto.
– Tieni. E poi?
– Poi mi passi i bicchieri e le tazze, così le lavo. Aspetta un attimo che finisco con i piatti.
– No, dicevo la marmellata. Senti. Ho scritto, metà giugno, un chilo di ciliegie, una mela acerba, poi?
– Un chilo denocciolate, ricorda! Poi ho preso un limone, l’ho sciacquato e spazzolato, ne ho grattugiata la buccia, ricca di olii essenziali che danno il profumo, stando attenta a fermarmi prima della parte bianca che è amara. Ecco sono pronta. Mi allunghi per favore le posate? E sbatti la tovaglia, che prima di uscire scopo. Poi ho tagliato a metà il limone e ne ho spremuto il succo che serve da conservante. Ho aggiunto un pizzico di sale e questa volta, un pezzetto di zenzero e un pizzico di cannella, come mi ha insegnato la mia amica Stefania. Vai a lavarti i denti. È ora di uscire.
– Solo se finisci di raccontare – disse Virginia guardando la mamma dalla porta aperta del bagno.
– La prossima volta la fai tu? Deve cuocere in una pentola col fondo alto, scoperta, sul fuoco piccolo al minimo e con il frangifiamme, per almeno venti minuti, mescolando con un cucchiaio di legno, così il succo esce dai frutti senza bruciare. Poi decidi tu. Con la prova del piattino – disse Costanza congiungendo le mani con pollice e indice.
– Quanto? Stavo facendo i gargarismi. Piattino?
– Almeno venti minuti. Sì, metti un piattino nel congelatore per il tempo della preparazione. Quando ti sembra pronta, lo tiri fuori. Ci metti una goccia di marmellata e lo inclini. Se fa fatica a colare, è della giusta consistenza. Rimetti il piattino nel congelatore per farla raffreddare. Trascorsi cinque minuti la assaggi. Da fredda si capisce se è abbastanza dolce e buona – disse Costanza facendo schioccare la lingua sul palato.
– Poi si mette nei vasi? – chiese Virginia accarezzando il vetro di quelli riposti in dispensa.
– Sì, li riempi il più possibile finché è bollente, per assicurare la sterilità della preparazione. Poi li capovolgi. Trascorse due ore li giri e li lasci così fino a quando diventano freddi. Si sentiranno scoppiettare perché si forma il vuoto. Finché restano sotto vuoto, si conservano.
– E quei noccioli? Potevamo piantarli, così crescevano le piante. Dopo sai quante marmellate?
– Sì, e dove? Con i noccioli ho riempito i cuscini che scaldo nel forno per la cervicale o che usiamo al posto della borsa del ghiaccio.”
cit. Felicità Nuda

Grazie per avermi accolta, e ascoltata.



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