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Oggi si legge ieri: “Catturato dalla polizia Turatello il boss della malavita milanese”

Creato il 17 febbraio 2011 da Yourpluscommunication


Riconosciuto da un agente, è stato bloccato in pieno centro, in via Dante, a Milano. Era in compagnia di un avvocato, consigliere comunale socia1ista a Augusta – Non era armato: aveva con sé una valigetta contenente 16 milioni in contanti – Non si è lasciato fotografare: «Non sono Vallanzasca, io sono un professionista serio».

MILANO, 2 aprile- Francis Turatelio, 32 anni, uno dei banditi più ricercati d’Italia, è stato arrestato dalla «Mobile» di Milano nella centrale via Dante, a Milano. L’uomo non era armato e non ha opposto resistenza. L’arresto di «faccia d’angelo »  – è questo infatti il nomignolo con cui è conosciuto Turatello – è merito di due agenti in borghese della speciale squadra antirapine della terza sezione della «Mobile»: Bruno Cippiniti Eugenio Diazzi. I due agenti si trovavano nei pressi di viaTorino, al Carrobbio, quando si sono accorti che uno dei due uomini che stava salendo su una «A 112» era Francis Turatello.

Gli agenti hanno segnalato il fatto alla Centrale e hanno seguito la vettura. Giunta in via Dante, l’«A112» è stata bloccata e circondata da quattro «pantere» della «Volante», sopraggiunte nella zona a tutta velocità. Turatello ha esibito un documento falso, poi è stato perquisito (con sè aveva una valigetta contenente 16 milioni in contanti) e portato in Questura insieme all’uomo che lo accompagnava, l’avv. Vincenzo Domenico Lombino, 36 anni, di Augusta (Siracusa), il quale si trovava alla guida della «A112». In Questura il bandito è rimasto un’ora e mezzo.

Quando gli agenti della «Volante» gli hanno detto che avrebbe dovuto passare attraverso le «forche caudine» dei flashes dei fotografi, prima di essere condotto al carcere di San Vittore, Turatello ha minacciato: «Fatemi tenere le mani sulla faccia, altrimenti spacco tutto. Mica sono Vallanzasca, io. Sono un professionista serio, che non ama pubblicità». Pochi minuti più tardi, è apparso nei corridoi dove l’attendevano i riflettori della televisione, giornalisti e fotografi e numerosi agenti del Servizio di Sicurezza. Molti gli si sono  accalcati intorno e il bandito ha fatto marcia indietro. « Avevo detto che non mi dovevate far fotografare, fatemi tornare indietro, c’è troppo caos. Voi state calmi – ha aggiunto rivolgendosi ai fotografi -, che io non sono un pagliaccio da copertina. Le foto fatele a qualcun altro. Non voglio pubblicità».

Turatello era ricercato in varie città d’Italia perché colpito da numerosi ordini e mandati di cattura emessi per una vasta gamma di reati, dalla rapina alla ricettazione, al sequestro di persona. Egli è anche ritenuto, in qualche modo, implicato nell’omicidio del pregiudicato Tony Riccobene, il cui corpo fu trovato, nel novembre del 1975, sotto un cavalcavia dell’autostrada Torino-Novara. A Roma il suo nome venne fatto in occasione della rapina ad un furgone della Stefer che trasportava oltre cento milioni di lire, avvenuta nell’aprile 197 1 e che, per la tecnica seguita dai banditi, segnò, a detta dagli investigatori, una svolta importante nell’ evoluzione della malavita nella capitale.

Di Turatello si è parlato anche a proposito di alcuni recenti rapimenti avvenuti a Roma. Il 18 febbraio scorso il giudice istruttore Imposimato ha firmato un nuovo mandato di cattura contro il bandito milanese, accusandolo di essere l’organizzatore, dei rapimenti del presidente della «Voxson», Ortolani, della farmacista Ziaco e della figlia del costruttore D’Alessio. Turatello è anche indiziato di aver partecipato al rapimento dell’industriale cinematografico Bregni. A Bologna, poi, Francis Turatello venne indicato, in un rapporto della Squadra Mobile bolognese, come il probabile capo della banda che, nelle prime ore del 17 novembre 1974, rapì Francesco Segafredo, il giovane industriale del caffè rilasciato quattro giorni dopo dietro il pagamento di un riscatto che sarebbe di circa 600 milioni di lire. Segafredo, che ha 25 anni, venne bloccato da alcuni uomini mascherati davanti alla sua villa, sulle colline bolognesi, immobilizzato e quindi narcotizzato. – Nello stesso rapporto della Squadra Mobile (che riguardava una ventina di persone), figurava anche il nome di Mario D’Agnolo arrestato nel dicembre scorso a Londra per la vicenda della banca inglese (la «Universal Banking Corporation» che «riciclava» denaro proveniente da riscatti di persone rapite in Italia. A Milano Turatello si era fatto un nome nell’ambiente della malavita anche grazie ai legami con la mafia ed il potente «clan dei marsigliesi» (è amico, tra l’altro, di Jacques Berenguer e Albert Bergamelli). La sua banda controlla una notevole parte del mercato clandestino della droga, e numerose bische: Quanto al Lombino,  l’avvocato è consigliere comunale socialista ad Augusta ed in passato, allorché militava nella DC, ha anche ricoperto la carica di assessore alle Finanze.

Vincenzo Domenico Lombino è stato arrestato per favoreggiamento personale di Francesco Turatello. Il bandito ha però affermato di averlo assunto come legale di fiducia.

Domenica 3 aprile 1977

Fonte: L’Eco di Bergamo

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