Ok Arte: le allegorie

Lo specchio e la morte

Le allegorie rappresentano idee e concetti con raffigurazioni particolari. Simboli con molteplici significati, appunto; puo’ rappresentare la conoscenza interiore o quella riflessiva, la bellezza, la virtu’ o il vizio.

C’è lo specchio di Narciso, quello delle tante donne sorprese al bagno o alla toilette, c’è lo specchio metafora dell’imitazione. Lo specchio ha abitato la storia dell’arte in molti modi, talora come strumento, talora come dispositivo ottico per rendere possibile la visione sincronica di punti di vista diversi, talora come figura, soggetto iconografico dell’opera.

E per un curioso paradosso, è stato con disinvoltura usato come simbolo di verità e di inganno. Un esempio, Narciso, giovane dall’aspetto incantevole e supremo diventa l’oggetto di desiderio di tutti coloro che lo guardano: lo stesso Zeus s’innamora di lui.

Uomini e donne, divinità e non sono attratti dalla sua bellezza ma lui rifiuta tutti.Il suo rifiuto porterà alla morte un giovane che prima di spirare invocherà la dea Nemesi per chiedere “vendetta“; lei lo accontenterà: farà in modo che Narciso s’innamori di chi non potrà mai possedere.

Ecco appunto che fermatosi a riposare si accinge a bere da una fonte dall’acqua argentina e… vede il suo riflesso: si blocca e subito scatta la passione, l’amore travolgente.

L’acqua diventa specchio malefico che riflette solo un’immagine priva di consistenza ma piena di transitorietà.

Cerca di afferrarsi al suo riflesso, ma il dolore che l’affligge per la presa di coscienza lo porta a morire affogato, risucchiato dal suo ego, dalla sua bella faccia.

Un altro esempio è nella tavola “Le tre età e la morte” di Hans Baldung Grien, dove la clessidra sospesa sulla testa della giovinetta  rappresenta  il trascorrere del tempo; lo specchio, dove la giovane si vede riflessa e si ammira  rappresenta il bene effimero della gioventu’ fuggevole.

La figura della morte che copre le pudibonda della fanciulla con un velo,  e’ collegata al motivo della Vanitas e della transitorietà dei piaceri terreni.

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