“Storie di sport” – Road to Sochi 2014.
Introduzione:
Ogni Olimpiade nasconde storie di uomini e di sport dalle sfumature uniche. Con l’appuntamento olimpico di Sochi ormai alle porte il nostro Renato Negro ci propone quattro storie davvero particolari e interessanti, accumunate dalla tenacia e dalla voglia di andare oltre gli ostacoli per raggiungere i propri obiettivi. Non a caso il curling, disciplina in cui Renato Negro è uno dei massimi esperti in Italia, pur essendo uno sport avvincente e completo è al giorno d’oggi povero e poco conosciuto anche per via del poco interesse che i media ripongono in esso come queste storie che vi proponiamo, assolutamente straordinarie anche se a molti sconosciute. Tuffiamoci quindi nel primo di questi tre emozionanti racconti per la nostra rubrìca “storie di sport” (i prossimi tre in uscita Domenica, Martedì e Giovedì prossimo) sono certo che la lettura non vi lascerà indifferenti.
Nei primi anni 70 Rosalba Lucioli era una giovane neolaureata in biologia all’Università di Firenze. Nata ad Arezzo ma da sempre ha abitato a Bibbiena. L’infinito amore per i viaggi e la natura la portarono in India. Forse doveva essere una esperienza di vita relativamente breve ma cosi’ non fu. Incontrò l’amore, si sposò e rimase a vivere sotto l’Himalaya nel paese di Manali nella Provincia del Himachal Pradesh.
Da questa unione nel 1981 nasce Shiva che, come il padre, ha un cognome indiano Keshavan. Ed è proprio Shiva il soggetto della nostra storia Olimpica. Da bambino con gli amici tra i tanti giochi amava in particolare lanciarsi con un carretto a ruote dalle strade impervie che scendono dall’Himalaya. A 15 anni decide che questa passione per lui può diventare un vero sport e aderisce ad un programma per individuare nuovi atleti indiani da avvicinare alla disciplina della slittino.
Tra i 50 ragazzi raccolti la selezione premierà i migliori 10 e Shiva Keshavan è tra questi. Ovviamente pesa non poco la mancanza di strutture adeguate alla preparazione ma Shiva è ostinato e riesce di frequente ad arrivare sulla pista giapponese di Nagano per apprendere al piu’ presto i segreti dei grandi slittinisti. Riesce cosi’ anche a qualificarsi e competere alla sua prima Olimpiade proprio a Nagano nel 98. Non dimentica però lo studio e può frequentare l’università a Firenze con l’aiuto dei parenti materni. Nel 2001 e 2002 anche in Italia riesce a mantenersi in allenamento aggregandosi alla squadra italiana di slittino.
La Federazione Italiana in questo periodo, seguendo con interesse la crescita di Shiva, gli propone di entrare in squadra diventando italiano a tutti gli effetti. Shiva però rifiuta questa offerta perchè sente di dover tornare a dare il suo contributo per lo sport dell’India. In Italia riesce a laurearsi in economia e poi ancora . sempre a Firenze, consegue anche un Master in Relazioni Internazionali. Ma arriva il momento di ritornare a casa a Manali dove mamma e papà gestiscono un grazioso modesto alberghetto chiamato Rosegarden. Nello slittino in questi anni Shiva in India è diventato discretamente popolare e la sua storia cosi’ passionale verso lo sport, negli anni 2010 e 2011, ha stimolato anche sponsor importanti nel seguirlo come la Swiss Airlines , Reebok e Coca Cola, Shiva dal canto suo ha saputo ripagare questi sponsor vincendo 2 titoli asiatici nel 2011 e 2012. Oggi Shiva Keshavan è considerato l’uomo piu’ veloce dell’Asia per via dei 150 km/orari che riesce a raggiungere con il suo slittino ma anche se ha saputo dimostrare cosi’ tanto impegno in una realtà come quella indiana può non bastare per avere un sostegno economico dal proprio governo.
Ho letto anche che sulla storia straordinaria di questo atleta è stato realizzato un lungo documentario dal titolo ” Un oscuro Shiva dall’Himalaya” creato dal giornalista indiano Jaswader Sidhu. Ma per quanto riguarda gli atleti a Sochi l’India è stata perentoria e non appoggerà nessun atleta anche se la cifra stimata per ogni atleta era solo di 5500 euro. Hanno cosi’ rinunciato a partecipare nello sci gli atleti Humanshu Thakur e Naderm Igbal. Shiva Keshavan come al solito non si arrende con l’aiuto di tanti amici ed una raccolta di fondi aperta per lui a Sochi ci sarà. Forse l’unico vero grande rimpianto sarà il doversi presentare come atleta indipendente.
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