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Olio di sasso: la storia

Creato il 01 aprile 2014 da Marga

Raccontando la conferenza di Milena Bertacchini: Quando il petrolio era un Olio di Sasso miracoloso.

sonetto

componimento poetico del 1753 di Everardo Audrich nel suo libro “Egloghe filosofiche ed altri poetici componimenti nei quali si spiegano varie delle più celebri opinioni della moderna Fisica” Firenze 1753

E dopo un po’ di poesia, il grafico

In questa immagine è riassunta  la storia dell’area del Modenese,  in relazione all’attività delle salse e all’ eventuale sfruttamento, a partire dalla loro prima menzione, nelle storie naturali di Plinio, fino ai giorni nostri. Nel 1982 la zona  è stata dichiarata riserva regionale .

cronistoria area salse

fonte: Gualmini – Ori

Ecco che  allora  i primi a usare l’olio minerale come unguento furono i monaci benedettini intorno al 1300. L’olio delle Salse quindi fu subito  raccolto non solo per l’alimentazione delle lampade del tempo, ma fu molto apprezzato anche in medicina per le sue qualità balsamiche e lenitive, nonché di assicurato valore come purgante e medicinale contro pidocchi e acari della scabbia. Proprio per queste proprietà, i Monaci Benedettini di S. Pietro in Modena raccoglievano e lavoravano il “petrolio“ delle Salse per poi commercializzarlo come “Olio di Santa Caterina
Un altro uso dell’olio era quello di trasformarlo in bitume e usarlo come impermeabilizzante per gli scafi delle navi.
Questa immagine tratta dal “De re metallica” di Giorgio Agricola nome latinizzato di  Georg Bauer, geologo – naturalista germanico nato in Sassonia nel 1494, mostra la lavorazione del bitume

lavorazione del bitume

Giorgio Agricola: De RE METALLICA”
lavorazione del bitume

E’ poco noto, ma nei secoli scorsi le salse emiliane, specie quelle della zona di Sassuolo (sax oleum = olio di sasso) erano tra le principali fonti di petrolio di tutto mondo occidentale. In Oriente, altre fonti comparabili erano rappresentate dalle “fontane di fuoco” e dai “laghi bituminosi” della Persia, citati da Marco Polo.

Ma torniamo al nostro olio. E’ del 1460 l’opera manoscritta di Francesco Ariosto che descrive le virtù medicamentose dell’olio di sasso. Si intitola “ De Oleorum principis olei Monzibinii Ortu et virtute” ed è dedicata al principe D.Borsio.
Fin dai tempi dell’Ariosto, dal monte Zibio (l’attuale Motegibio nel comune di Sassuolo, Modena) si ricavava una specie di bitume che sgorgava da una sorgente. L’Ariosto descrive che intorno alla sorgente vi fosse una certa terra nericcia, pregna d’olio, da cui, ricavandone delle zolle e sminuzzandole, poi facendole lievemente scaldare in caldaie di bronzo e poi chiudendole in borse di lana e spremute nei torchi, si ricavava l’olio.
L’olio di monte Zibio divenne famoso in tutto il mondo per le proprietà medicamentose descritte dall’ Ariosto. Per un certo periodo l’oblio avvolse l’Ariosto e il suo manoscritto fino a quando non venne dato alle stampe nel 1690 in Germania da Oligero Becabeo e poi nel 1698in Italia da Bernardo Ramazzini.
L’olio di sasso era comunque  conosciuto e apprezzato. A dimostrazione di questo, il ritrovamento di alcuni foglietti scritti in tedesco o in francese, nei quali vengono lodate le virtù terapeutiche di questo prezioso unguento modenese.

trasporto del petrolio

raccolta e trasporto dell’olio di sasso

Interessantissima questa stampa francese che risale al 1540 , che, come in un fumetto, descrive l’attività che ferveva attorno all’estrazione dell’olio. Si vede l’olio che scende dalla roccia, viene raccolto in recipienti chiusi e trasportati con vari mezzi: carri cavalli, a piedi. Curiosa la presenza di un cammello che fa pensare a esportazioni verso terre lontane. La tartaruga e la salamandra visibili in primo piano, probabilmente alludono alle proprietà di antidoto potente contro i veleni di rettili e insetti.
Ai piedi della roccia si vedono dei maiali che bevono e questo ci porta alla leggenda che spiega in che modo ci si accorse delle virtù terapeutiche di quest’olio.

Dunque, si narra che
un contadino si accorse che uno dei suoi porci era affetto da scabbia. L o portò perciò nelle paludi a morire. Dopo qualche tempo ritornò nella palude e ritrovò il porcello guarito. Allora lo riprese e lo rimise con gli altri. Ma l’animale si ammalò di nuovo e allora il contadino lo riportò nella palude . Lì si notò che il porcello si dirigeva sicuro verso una pozza di olio per poi rotolarvisi dentro. Dopo qualche abluzione il suino guarì. La guarigione doveva quindi attribuirsi a quell’olio miracoloso che da allora venne utilizzato non solo a scopi veterinari, ma per quasi tutti mali.

documenti dell'archivio

documenti dell’archivio

Fra le carte dell’Archivio Comunale, Romano Bertacchini, fra i curatori della conferenza, ha rinvenuto documenti nei quali l’olio viene citato nelle liste dei medicinali presenti nelle farmacie e che dimostrano quindi come  fosse considerato un medicamento a tutti gli effetti.

Ecco alcuni scritti che descrivono l’olio e ne  decantano le virtù.

Olio di sasso: la storia

olio disasso

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Ludovico Antonio Muratori
Olio di sasso: la storia

pivati

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Pivati descrizione dell’olio di sasso

Nello scritto del Pivati , si parla dei tre colori dell’olio. Quello bianco, quasi profumato era il più pregiato. Già allora però gli stranieri si lamentavano per la tendenza che avevano gli italiani di adulterare l’olio di sasso, vendendo per olio bianco, olio addizionato a olio nero e ad altre impurezze.
Interessante un opuscolo del 1640 opera di Bartolomeo Bertacchini di Montefestino, un paesino vicino a Vignola, intitolato “Breve descrittione delle eccellenti virtù dell’oglio di sasso”. Si tratta di un vero e proprio opuscolo pubblicitario in cui l’autore- imprenditore farmaceutico esalta le virtù  terapeutiche dell’olio, fornendo le istruzioni per l’uso per ben trentacinque malattie.
Sentite qui:
prima giova agli stomaci frigidi, umidi e ventosi i quali provocano catarri, tossi umide e secche, dolori di petto alito cattivo, ansietà, tremore di cuore debolezza e molte atre infermità. Occorre ungersi con quest’olio la mattina e la sera, la bocca dello stomaco e del ventre, applicandovi sopra un tovagliolo caldo o una pezza di lino e continuando così

pietre contenenti idrocarburi

pietre contenenti idrocarburi

per alcuni giorni.
Vale mirabilmente contro la peste, ungendo le narici del naso, le arterie della testa e delle mani ogni sera e ogni mattina
E poi
“Distrugge le formiche in otto giorni e le cimici dai letti e inoltre questo liquore riesce eccellentissimo appresso li pittori valendosi di esso per dipingere nobilmente.”
Buffo vero? Impensabile al giorno d’oggi! Ancora un po’ di pazienza e vedrete che c’è poco da ridere.

Questo opuscoletto venne pubblicato integralmente nel numero settembre/ ottobre del 1964 di “Esso rivista”.
Poi come tutte le cose, l’olio di sasso conobbe un periodo di declino e se prima se ne decantava il profumo delicato, ora il Vallisnieri dice:

Valisnieri odori dell'olio di sasso

Valisnieri
odori dell’olio di sasso

E oggi? Che ne è del pregiato olio di sasso?

Museo Gemma

olii del museo Gemma

Sino agli anni ’70, l’uso più celebre dei fanghi delle Salse è stato indubbiamente l’impiego curativo fatto presso le Terme della Salvarola di Sassuolo, dove si applicavano maschere e fangature per finalità dermatologiche e cosmetiche.
Lo stabilimento termale della Salvarola fu fondato nel 1884 ed acquistato dalla Società Alessandro Cattini nel 1908, che rinnovò l’impianto architettonico costruendo una facciata in stile liberty tuttora esistente. Con lo scoppio della prima guerra mondiale nel 1915, lo stabilimento venne chiuso per essere poi riaperto nel 1958 per volontà del cavaliere Vincenzo Gibertini.
I fanghi curativi impiegati oggi presso la Salvarola sono ricavati da una sospensione argillosa, lasciata maturare in vasca (fangaia) per almeno sei mesi, ottenuta da argille di provenienza appenninica ed acqua termale salso-bromo-iodica che fuoriesce da una delle sorgenti dello stabilimento note da secoli.

Qualora decidessimo di andare alle terme a Baku, invece, le cose cambierebbero non poco. Là viene proposto il naftalan che porta nel nome la sua natura (naftalene, idrocarburo aromatico). A cosa serve? Ecco qua, riporto di sana pianta le indicazioni trovate nel sito.

Azione terapeutica di naftalan
-antiinfiammatoria
-vasodilatativa
-desensibilizzante
-azione sul metabolismo delle proteine e dei elettroliti
-azione ipocoagulante
-azione sulla crescita e sviluppo delle cellule cutanee
Modi di applicazione di naftalan
Applicazione generale
-bagni nelle vasche con naftalan olio
-spalmatura di tutto il corpo con naftalan
Applicazione locale
-spalmatura delle parti del corpo con naftalan
-iontoforesi con naftalan
-sonoforesi con naftalan
-masticeterapia(prodotto solido di naftalan)
Non vi ricorda qualcosa? qualcosa che sembrava così fuori dal tempo?

E comunque se volete prenotare questi sono i link

http://www.naftalan.hr/it/o-naftalanu

http://www.saunamecum.it/Stabilimenti%20Asia/Localita%20Azerbaijan/Naftalan.asp

Come chiusura di questa chiacchierata, che è solo una sintesi della bellissima conferenza che Milena Bertacchini ha tenuto all’ Archivio Comunale di Modena, voglio mostrarvi alcune pagine del manoscritto dell’800 che ci è stato mostrato al Museo di mineralogia Gemma 1786, di cui Milena è curatrice. Un vero tesoro. Sono due volumi in tedesco che contengono le analisi di oltre 2000 pezzi che furono donati al Museo dalla famiglia Estense. Non un mero catalogo quindi, ma una fonte preziosa d’informazioni che ancor oggi ha in serbo piacevoli sorprese per lo studioso che lo sfoglia.

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