Magazine Cinema

“Oltre il fischio dell’ultimo treno”, “So che c’è un uomo”, “The call”

Creato il 08 novembre 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

“Oltre il fischio dell’ultimo treno”, “So che c’è un uomo”, “The call”Battaglia domestica senza esclusione di colpi. Le granate si fanno piatti e stoviglie, le mitragliate fuoriescono dalle carnose labbra di un’amazzone dall’umore nero come la sua pelle, esaltata dal prezioso black&white della fotografia. Non c’è riparo se il campo di battaglia si sposta veloce dalla camera da letto alla cucina, non c’è zona franca se il nemico, che probabilmente chiamavamo “compagno” fino a poco tempo prima, s’è macchiato del più osceno dei delitti: l’alto tradimento. L’unica via di fuga costringe il nemico a trovar riparo oltre la linea di confine, che nella violenta guerra verbale di The Call, dei registi Guidotti Jerky, ha la forma ondulata di un cavo telefonico, dentro cui striscia, rapido, il senso stesso del corto. Tanto velocemente da non farci capire con certezza quanto spessa sia la linea di confine che divide le due opposte fazioni o se, invece, questo enorme spreco di munizioni non sia tutto inutile: una specie di autogol.

Sebastiano è morto, anche se il corpo continua a vivere. Il giovane soffre di un grave problema di depersonalizzazione: qualunque cosa gli scivola addosso come se stesse succedendo a lui. Nulla riesce a scalfirlo da “quel giorno”. Il giorno in cui un evento traumatico, che non riesce a ricordare, arrivò a mettere a soqquadro la sua vita. L’unica cosa che gli romba in mente, a riguardo, è l’immagine di una stazione ferroviaria: ma per quale motivo? Oltre il fischio dell’ultimo treno, di Simone Ripanti, è un’ossessiva rincorsa di un particolare che lotta per rimanere invisibile, che s’insinua, furtivo, nella mente in disordine del protagonista, e camaleontico finge di avere a che fare con altre memorie, trascendendo unicamente nell’ossessivo ritorno di un unico particolare: il colore rosso.

“Oltre il fischio dell’ultimo treno”, “So che c’è un uomo”, “The call”
So che c’è un uomo di Gianclaudio Cappai è un cortometraggio difficile da digerire. Non per l’inefficienza delle scelte tecniche del regista, né per l’inefficacia delle interpretazioni degli interpreti, tutt’altro. Tutto, al suo interno, è esageratamente vero, reale, e con la realtà personale del regista-autore sembra esser intimamente legato. Proprio questa sua aura di iper-realismo rende profondamente pesante, fastidioso, il tema trattato: la follia di un giovane che trascina l’intera famiglia in una vita ai limiti della dignità umana. Ma cosa succede quando il sacrificio si trasforma in immolazione, quando l’amore pretende una presa di coscienza e non più la placida accettazione? Il caldo che soffoca le menti dei protagonisti echeggia nelle periferie di una Roma deserta, e le mosche continuano a ronzare, fastidiose, come pensieri neri.

Luca Ruocco

THE CALL

Regia:  Francesco “Frank Jerky” Carnesecchi e Vittorio Guidotti

Con: Janelle Stein

Sceneggiatura: Francesco “Frank Jerky” Carnesecchi e Vittorio Guidotti

Anno: 2010

Durata: 7’14”

Nazionalità: Italia/USA

OLTRE IL FISCHIO DELL’ULTIMO TRENO

Regia: Simone Ripanti

Con: Simone Ripanti Francesca Ieranò Marco Benvenuto

Sceneggiatura: Simone Ripanti

Anno: 2011

Durata: 17′

Nazionalità: Italia

SO CHE C’E’ UN UOMO

Regia: Gianclaudio Cappai

Con: Giorgio Carminati, Ugo Piva, Roberta Mattei

Sceneggiatura: Gianclaudio Cappai

Anno: 2009

Durata: 30′

Nazionalità: Italia

“Oltre il fischio dell’ultimo treno”, “So che c’è un uomo”, “The call”
Scritto da Luca Ruocco il nov 8 2011. Registrato sotto MONDO INDIE, RUBRICHE, TAXI DRIVERS CONSIGLIA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :