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Ombre e altri dettagli che stupiscono uno spagnolo in Italia.

Creato il 20 ottobre 2012 da Ilariadot @Luna84

“Qui la notte arriva prestissimo. Cioé, alle sette è già buio. Il primo giorno ci son rimasta male”.
Inma si interrompe per qualche istante. Tempo di capire se il vaporetto che ora sta attraccando all'ormeggio di Piazzale Roma sia proprio quello diretto a Murano. Niente da fare. Il suo ragazzo, intanto, apre la bottiglia d'acqua appena acquistata alla coop. Fa veramente un caldo disumano, per essere Ottobre.

“E poi ci sono un sacco di ombre. Proprio tante, anche quando c'è il sole. Con più contrasti, ecco. Non è come da noi, con quella luce accecante che quasi brucia tutto. Non so come spiegare.”Ombre e altri dettagli che stupiscono uno spagnolo in Italia.
Annuisco convinta, mentre l'imbarcazione della linea 3 fa finalmente la sua comparsa alla fine del molo. Il fatto è che spiegare non serve. Almeno, non a me. Io che ho sempre parlato della luce di Spagna come di qualcosa in cui ti puoi soltanto immergere. Una luce calda, piena, che allunga le giornate e detta gli stili di vita. E t'entra dentro, pronta a mancarti non appena la lasci. E' iniezione di vitamina D nel corpo. Dosi generose di benessere, di quelle che ti causano euforia. In fondo ho sempre pensato che la chiave stesse tutta lì. Tutta negli effetti, fisici e morali, di quell'aumento di luce.

Inma, dalla sua Nazione, c'è uscita adesso per la prima volta. Un boeing di Volotea l'ha portata a Venezia, con l'entusiasmo di un viaggio romantico a strapparle un “qué bonito” all'incirca ogni tre parole. E a me fa piacere constatare in prospettive contrarie il fatto che la mia non fosse solo un'impressione.
In realtà le ho sempre trovate interessanti, le prospettive contrarie. Forse per questo insisto nelle domande, anche davanti ai troppi carboidrati di un pranzo isolano. Ho sempre descritto le impressioni degli italiani alla scoperta della Spagna. Ma cos'è – mi chiedo adesso – che soprattutto colpisce uno spagnolo che viene in vacanza qui? Con l'aiuto inconsapevole di Inma ho messo a punto un breve elenco, ieri. Ché, ad esempio, si chiedeva perché accidenti la gente salisse sugli autobus anche dalle porte posteriori. “Non ha senso! Se la gente entra dalle porte da cui si dovrebbe uscire, poi è ovvio che nessuno paghi il biglietto. Neanche volendo, riesci a controllare. Ché poi di controllori, sui bus, da quando sono qui non ne ho mai visto uno”. Sorrido. Del resto, anche questo l'ho sempre sostenuto. Non ci vuole poi molto, a fare come in Spagna. Si entra dalla porta davanti, e basta. Appena salito, o obliteri il biglietto o ne compri uno dall'autista. Se non compi nessuna di queste operazioni, il conducente ti blocca e non ti fa salire. Risparmi anche in assunzioni, visto che i controllori esterni diventano superflui. E di certo non ci si perde più tempo di quello che ci si impiega ad aspettare che si plachi la massa indistinta di persone che salgono e scendono dallo stesso ingresso. In genere spintonandosi come se non ci fosse un domani. Vabbé.
A stranire il ragazzo di Inma, invece, è l'assenza di ghiaccio nei bicchieri dei ristoranti. Meglio non dirgli che è proprio la sua presenza perenne, invece, una delle rarissime cose che m'infastidiscono in Spagna. Ché sono ipocondriaca, dannazione. Se ho sete voglio tracannarlo, il mio bicchiere d'acqua. Il ghiaccio m'impedisce di farlo, visto il panico da congestione.
Di caffè, in compenso, non ne hanno mai bevuto “più buono che qui”. A colpirli, soprattutto, una minuscola torrefazione di Verona. “E dire che io in genere non ne bevo quasi mai. Qui, però, non riesco a farne a meno. E' tutta un'altra cosa, noi proprio non abbiamo idea”. E poi c'è La pizza. Le lasagne. Lo shock da Carbonara senza panna. La pasta, in generale. In quello sì, che facciamo sempre una bella figura. Ombre e altri dettagli che stupiscono uno spagnolo in Italia.Peccato che poi ci siano i treni. Le mille categorie diverse di treni diretti nello stesso posto, classificati in sigle incomprensibili tipo RGV, R, FB, FR, IC e manco una persona a cui chiedere indicazioni. Peccato, soprattutto, che ci siano i controllori veneti. Con quella loro mania di trattare gli stranieri a pesci in faccia. Quella di cui tante, troppe volte, io mi sono vergognata. Ché io non voglio generalizzare, ci mancherebbe. Di amici veneti ne ho tanti, e il razzismo proprio non rientra nel loro carattere, come di certo non è insito nel dna dei dipendenti trenitalia. No, affatto. Al contrario, ne ho trovati spesso anche di gentili. Però, per qualche strana ragione, nelle tratte ferroviarie della regione veneto ho quasi sempre assistito ad episodi incresciosi di insulti smaccati a persone straniere. Come se quei signori con la giacchetta immacolata delle Fs non riuscissero a capire che l'Italia sono loro. Che il loro atteggiamento è parte integrante del biglietto da visita di tutto un Paese. E a me fa schifo, allora. Fa schifo proprio sentirmi dire da Inma che un tizio strafottente gli ha detto che dovevano pagare 140 euro perchè hanno preso, per errore, un treno diverso da quello di cui avevano prenotato il biglietto su internet. Mi fa schifo perchè non ha provato a spiegarglielo con gentilezza. Macché. Perché mentre loro non capivano il suo italiano veloce con spiccato accento veneziano, lui rideva. E non si sforzava nemmeno di parlare in inglese. Non dico nella loro lingua, ma almeno in inglese. Macché. Se non capisci sei tu in errore, è ovvio. Mi fa schifo pensare che quando una coppia di ragazzi poco più che ventenni ha chiesto gentilmente se poteva fare un bonifico dalla Spagna lui li abbia derisi nel grido di “arriba España, olé, olé”. E di sicuro ha anche accennato alle corride. Lo so perché l'ho giá visto succedere. L'ho visto succedere con algerini. Con rumeni. Con sudamericani. L'ho visto accadere con un gruppo di tedeschi. Con qualche indiano. E persino con svariate persone del nostro sud. L'ho visto accadere sempre sulla stessa tratta. Sempre con la stessa modalitá. L'atteggiamento arrogante, la derisione per stereotipi, lo sbuffare in faccia agli altri,senza neanche sforzarsi di provare a capire. E vi giuro che, se solo ci penso, mi monta una rabbia che non ho mai provato in nessun caso. Vi giuro che, la prossima volta che mi capita di assistere ad un episodio simile, lo filmo. Quant'é vero Iddio, lo filmo e lo mando in giro ai giornali. Perché é ora di finirla, sul serio. Poi per fortuna che abbiamo la pasta. E la storia. E dei posti meravigliosi. Per fortuna che Inma sorride di una felicitá assoluta, dicendo ancora che l'Italia é il Paese piú bello che ci sia al mondo. Beata lei. Ombre e altri dettagli che stupiscono uno spagnolo in Italia.



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