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Omeopatia: mito e leggenda

Creato il 13 luglio 2011 da Zaxster @samueleblogzero

Questo blog è stato minacciato di querela da “una grande multinazionale dell’omeopatia” per diffamazione. Sono costretto ad eliminare ogni riferimento all’azienda.
Evidentemente anche la libertà di parola per certe aziende deve essere diluita così tante volte da essere praticamente… inesistente.

Prima di cominciare (per evitare insulti dagli integralisti alternativi bio-verdi):

con omeopatia non si intendono i metodi naturali, la fitoterapia (pratiche terapeutiche legate all’uso di piante) o l’agopuntura.

Pur essendo medicine alternative queste ultime hanno una tradizione millenaria e la scienza spesso, dopo approfonditi studi, ne riscontra i principi attivi e gli effetti benefici.
Un esempio? anche se l’agopuntura non agisce certo sui “flussi energetici” come dicono i suoi sostenitori e le tradizioni cinesi, comunque pare ormai assodato che l’ago stimoli la produzione di adenosina, una sostanza che agisce come antidolorifico e quindi ha dei reali effetti benefici.

 

233ShareL’omeopatia è un’altra cosa. 

 

Con omeopatia si intendono quei metodi “terapeutici” che seguono il principio di similitudine del farmaco, cioè sostengono che per curare una persona sia necessario somministrarle una dose altamente diluita della sostanza che ha creato la malattia.
Praticamente: per curare una persona bisogna usare lo stesso metodo che causerebbe la patologia in una persona sana, bisogna utilizzare sostanze “simili alla malattia”.

Questo, e molto molto altro, è alla base di una pseudoscienza pericolosissima che si sta diffondendo nel “razionale” occidente.
Pur non facendo nulla l’omeopatia è pericolosissima.

 

Immagine del medicinale rimossa

Siete interessati a saperne di più?
Ho cercato di scrivere un articolo che spieghi in modo chiaro a tutti di cosa si tratta, perchè non può funzionare e che pericoli può creare una diffusione di questo tipo di “medicina” nelle nostre farmacie.

Le fonti sono molte e le citaterò in fondo al (prossimo) articolo.
(Data la lunghezza del post, è stato diviso in due parti, la seconda arriverà tra qualche giorno)

Hahnemann e le origini dell’omeopatia

Omeopatia: mito e leggendaL’omeopatia nasce in un periodo (inizio 1800) in cui i salassi, i clisteri e le sanguisughe erano metodi comunemente usati per curare i pazienti.Pasteur e la chimica erano ancora lontani e si può intuire come l’omeopatia potesse prendere facilmente piede in questo retroterra di ignoranza, mancanza di teorie scientifiche e di cure sicure per le moltissime malattie dell’epoca.

Omeopatia: mito e leggenda

Traduzione di una famosa vignetta di xkcd

Dalla Germania di quegli anni Samuel Hahnemann, deluso dagli insuccessi della medicina ufficiale e senza le conoscenze di chimica che arrivarono solo 50 anni dopo, diede il via al controverso metodo omeopatico.

Il suo tipico procedimento consisteva nel prendere una parte della miscela iniziale (un mix di acqua-alcol e sostanza “curante”), metterne una parte in 100 parti d’acqua (quindi un rapporto di 1 a 100), agitare due volte e ottenere la “prima diluizione centesimale” (1CH) (una diluzione 1 a 10 invece è detta decimale: 1DH).
Di questa diluizione (con una sola parte di soluzione su cento) se ne prende ancora una parte, per semplificare diciamo una goccia, e la si diluisce in 99 gocce d’acqua (agitando poi il tutto), ottenendo così la seconda centesimale (2CH); così via fino alla decima, ventesima, trentesima centesimale (30CH), diluizione ancora oggi usatissima.
Il numero di volte che si doveva agitare il recipiente (verticalmente) fu poi standardizzato a 100 “succussioni” (nome altisonante per dire che la boccettina viene scossa per mischiarne il contenuto).

Con il passare dei secoli la leggenda ha convinto molti che le banalissime “succussioni” siano in realtà delle “dinamizzazioni” del medicinale, delle “energizzazioni” della miscela (sic!) con il magico potere di imprimere nell’acqua la forza guaritrice omeopatica. Quindi, un po’ come avviene nelle religioni, certe banali abitudini diventano ben presto dogmi e verità assolute da seguire per gli adepti, infatti dopo 200 anni si possono leggere dei libri in cui si parla dettagliatamente di come bisogna scuotere, per quanto tempo e per quante volte queste benedette ampolle in modo da ottenere una soluzione veramente efficace.

La realtà dei fatti, ovviamente, è diversa, e venne scoperta 150 anni fa da un italiano.

Arriva la chimica: Avogadro

L’omeopatia avanza lentamente durante tutto il 1800, mentre la comunità scientifica nel 1860 accetta le teorie di Avogadro… Peccato per il ritardo perchè proprio in quelle teorie (ora fondamenta di tutta la scienza) troviamo la spiegazione del perchè l’omeopatia sia assurda:una mole di qualunque sostanza contiene un numero di N molecole, pari a 6,022 . 1023 (il famoso Numero di Avogadro, per l’appunto).

Una volta conosciuto il numero di molecole per quantità di materia, è presto fatto calcolare quante molecole di sostanza attiva rimangono in una successione di diluizioni omeopatiche 1:100… cioè assolutamente nessuna!

Vediamo un’esempio elementare per chiunque abbia fatto un briciolo di chimica:

Consideriamo una sostanza con peso molecolare pari a 100 (es. CaCO3).
Un grammo di questa sostanza in 100 mL di soluzione (1CH) conterrà 6,022 . 1021molecole CaCO3. Una diluizione 2CH conterrà 0.01 grammi e 6,022 . 1019 molecole… se arriviamo alla diluizione 11CH la soluzione conterrà 0,00000000000000000001 grammi di CaCOe poco più di 60 molecole. La successiva soluzione centesimale (la 12CH) conterrà quindi 10-22 grammi e 0,6022 molecole.
Nei 100 mL ottenuti non resterà quindi nemmeno una molecola!
Se si continuasse fino alla 30C (che viene considerata pregiatissima dagli omeopati) si diluirà dell’acqua con altra acqua (bel tempo perso!).

Riassumendo: a potenze di diluizione elevate (a partire proprio dal molto usato 12C), le leggi della chimica provano che il prodotto finale è così diluito da non contenere più neppure una molecola della sostanza di partenza.

Peccato per l’omeopatia quindi, dal 1860 in poi nessuna persona con un cervello avrebbe più potuto crederci… giusto?
Niente di più sbagliato, ovviamente…

Cadendo nel ridicolo, davanti all’inconsistenza dei loro rimedi, gli omeopati hanno cercato di salvare sè stessi (riuscendoci, purtroppo!) giustificando il funzionamento dei propri medicinali inventandosi la “memoria dell’acqua”, che dinamicizzata adeguatamente saprebbe ricordarsi delle molecole di principio attivo che ora non sono più presenti nella soluzione: praticamente l’acqua diventa una specie di divinità con una propria memoria e autocoscienza.

Rimando al prossimo articolo la discussione di questo (e altri) punti…

Nel frattempo, eccovi un riassunto che chiarisce meglio la fondatezza del principio di similitudine e della successiva diluizione, entrambi fondamenta dell’omeopatia (by nonciclopedia):

Non trovate una ragazza perché il vostro alito puzza di aglio?
Usate questo metodo omeopatico: toccate con la punta della lingua un pezzetto di carta stagnola che è stata a contatto con un pezzo di cellophane che ha toccato un uomo che ha toccato uno spicchio d’aglio, sicuramente il vostro alito tornerà a profumare e voi troverete finalmente una donna!

:-)


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COMMENTI (2)

Da bisnonnoingamba
Inviato il 29 novembre a 23:51
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Non ho capito per "chi lei semina gramigna", ma posso immaginarlo. La mia ottima educazione non mi consente di offendere alcuno, perciò, come Omeopata mi permetto di scrivere qui solamente: la "stupida ignoranza" è la malattia che alligna nell'uomo che vuole giudicare ciò che non conosce. Comunque, ciò che lei scrive non mi preoccupa, un saggio detto popolare dice: << raglio d'asino non arrivò mai in cielo >>. Se lei dovesse ammalarsi (ma di certo non glie l'auguro!), sarò sempre disponibile ad aiutarla... "gratis" e con l'Omeopatia! Nel frattempo, legga il libro del Professor Jacques Benveniste "La mia verità sulla Memoria dell'Acqua". Saluti&Salute

Da Matteo
Inviato il 05 agosto a 16:45
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Memoria dell'acqua, si riaccende il dibattito sull’omeopatia Il Dna emette e trasmette segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite MILANO - Il Dna è in grado di emettere e di trasmettere segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi «memoria» delle caratteristiche del Dna stesso. Frequenze che in passato, nel corso di un esperimento, furono trasformate in suoni. La voce del Dna. Insomma, il Dna «comunica» all’acqua che memorizza e divulga il messaggio. Fonte: http://www.corriere.it/salute/11luglio24/acqua-omeopatia-pappagallo_943d1c4c-b61e-11e0-b43a-390fb6586130.shtml