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Omosessuali picchiano chi è contro al Gay Pride (video)

Creato il 13 luglio 2013 da Uccronline

Omosessuale violenzaDue persone contrarie al Gay Pride sono state brutalmente picchiate con calci e pugni in faccia da un gruppo di omosessuali durante il Pridefest di domenica scorsa negli USA a Seattle. Tante volte si sono verificati questi episodi di intolleranza, accuratamente censurati dai media, ma raramente l’intera scena è stata catturata da una videocamera (il video è più sotto).

Nel video si vedono due cristiani protestanti (predicatori di strada, il nome tecnico) che legittimamente manifestano il loro dissenso, assolutamente pacifico, verso la sfilata gay. Una manifestazione criticata anche dagli omosessuali stessi, come Sandro Mangano, neo presidente nazionale di GayLib, che è contro alle «volgarità con travestimenti» che porta ad apparire «ridicoli e pagliacci».

Uno dei due contro-manifestanti tiene in mano un cartello con scritto “Gesù salva dal peccato” e invita a “convertirsi”, mentre l’altro tiene in mano una Bibbia. Nonostante siano fermi su un prato distante dalla strada, diversi omosessuali si avvicinano riempiendoli di insulti rabbiosi. Un ragazzo gay cerca furiosamente di impossessarsi del cartello, spingendo i due. Ad un certo punto, assieme ad altri omosessuali, l’uomo con il cartello viene aggredito, buttato per terra e massacrato con pungi e calci. In seguito è intervenuta la polizia che ha fermato e arrestato gli aggressori, tra cui Jason Queree, 36 anni.

Qui sotto il video dell’aggressione avvenuta a Seattle

La violenza contro gli omosessuali è purtroppo certamente un fenomeno reale, anche se non diffuso come viene fatto credere. Tuttavia l’aggressione di Seattle è solo uno dei tanti esempi di una perenne violenza e discriminazione da parte degli attivisti omosessuali contro chi è in disaccordo con loro. Lo scorso agosto, ad esempio, è stato solo grazie all’eroismo di una guardia di sicurezza che non si è verificata una strage, quando un attivista gay ha fatto irruzione con una pistola carica presso il Family Research Council di Washington, con l’intento di uccidere tutti gli attivisti per il matrimonio tradizionale. Lo scorso gennaio un gruppo di cattolici brasiliani, riunitisi a manifestare per le strade di Curitiba in difesa della vita e della famiglia tradizionale, sono stati molestati, riempiti di sputi e fisicamente aggrediti da una folla omosessualista.

Nel mese di aprile il capo della Chiesa cattolica in Belgio, monsignor André-Joseph Leonard, è stato aggredito da un gruppo di femministe che con urla e getti d’acqua in faccia gli hanno impedito di tenere un suo discorso presso l’università a cui era stato invitato. Sempre lo scorso aprile, il gruppo “Angry Queers” ha rivendicato la responsabilità del lancio di sassi contro una chiesa di Portland, nota per la sua presa di posizione a favore del matrimonio tradizionale.

Ricordiamo nel 2011 le minacce di morte a Melanie Phillips dopo che ha criticato la troppa presenza di riferimenti omosessuali nei programmi scolastici, le minacce di stupro verso la figlia del senatore democratico pro-family Ruben Diaz Sr, il violento agguato notturno alla famiglia del sindaco di Madrid Alberto Gallardon, per aver diminuito il volume della musica durante il “Gay Pride”, l’aggressione ai manifestanti della “American Society for the Defense of Tradition, Family and Property”, il danneggiamento del fast-food di Dan Cathy, imprenditore contrario ai matrimoni omosessuali, gli insulti e le minacce contro manifestanti pro-matrimonio tradizionale in Minnesota, gli insulti razzisti verso gli abitanti del North Carolina per aver votato in maggioranza un referendum contro le nozze gay, le minacce di morte all’omosessuale Rupert Everett, contrario all’adozione gay, ecc.

La redazione


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