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On the road coi Carlos Dunga: cronaca di un viaggio e di un concerto.

Creato il 01 agosto 2013 da Redatagli

Fin da quando ho preso confidenza col volante e con le quattro ruote, ho sempre amato l’idea del viaggio on the road e della “zingarata”. A dire il vero già prima la amavo, ma mi sono sempre pensato nel ruolo del passeggero: sognavo tour europei e internazionali da musicista, ore spese su tour bus, distrutto dalla stanchezza e dagli eccessi; o ancora sognavo il viaggio in compagnia, con gli amici, a macinare chilometri per raggiungere un punto X come scusa per passare del tempo insieme e solcare il mondo attraverso le sue strade.

Col tempo e con la passione per la guida ho invece iniziato a prediligere il ruolo del conducente, dell’autista, tant’è vero che da tempo ho preso a fare lo “scarrozzatore” ufficiale della mia compagnia di amici.

Flyer

Il flyer del concerto.

Lo scorso weekend (26/27 luglio) ho avuto un’occasione incredibile di viaggio e di esperienza personale: il 24 luglio i Carlos Dunga, band thrash/hardcore fiorentina che conosco e stimo da diverso tempo, lanciano un comunicato su facebook dove domandano un autista per fare una toccata e fuga a Eboli per un concertoTutto a spese del gruppo, si tratta “solo” di guidare per qualcosa come 1200 e rotti km con poco tempo per riposarsi e riprendersi.

Il messaggio, condiviso dal cantante Ivan, compare sulla mia bacheca delle notizie nella tarda serata di giovedì. Faccio due rapidi conti, valuto la cosa, mi prende benissimo e decido che mi va. Rispondo e immediatamente prendiamo accordi: spese di benzina, di autostrada e dei pasti sono coperte dal gruppo, io devo solo “metterci l’impegno a guidare per qualcosa come mezza giornata, e il mezzo di trasporto” (quest’ultimo passaggio l’ho capito dopo, ma è un’altra storia).

Venerdì 25 ci sentiamo con Ivan e ci mettiamo d’accordo: partenza alle 12.30 di sabato da Sesto Fiorentino, arrivo a Eboli previsto per 18.30/19, concerto, riposo minimale, rientro alla base nel corso della mattinata di domenica. La mia macchina è fresca di revisione, pochi km sul groppone, mezzo ideale per reggere un viaggio del genere. È fatta, progettiamo pure di fare una cover insieme con me alla voce.

Sabato 26 mi presento al luogo previsto. Ivan arriva per primo con il merch dei Dunga e un pacco di dischi per farci compagnia nel lungo viaggio. Poi arrivano Alex, chitarrista, e Daniele, cugino di Ivan che sostituisce il bassista Gilbe (impegnato in registrazione con un altro gruppo). Infine anche Giuliano, batterista. Nonostante non ci si veda da diverso tempo l’atmosfera è decisamente amicale, schietta e divertente.

Macchinata

In macchina coi Carlos Dunga. Da sinistra: Ivan, Alex, Daniele, Giuliano e il sottoscritto.

Il viaggio, sottolineato da una colonna sonora variegata che andrà dai NOFX fino agli Slayer passando per i Red Hot Chili Peppers, scorre che è un piacere tra chiacchiere, soste a specifici Autogrill (Ivan, che ha girato tanto, è un vero esperto del settore) e tanto divertimento. Non mancando di parafrasare e di ironizzare a più riprese sulla famosa opera di Carlo Levi, superiamo la barriera di Salerno ed entriamo nella Salerno – Reggio Calabria.

Resto di stucco: siamo in viaggio da almeno 5-6 ore e me ne sembrano passate la metà, non accuso particolare stanchezza. Arriviamo in riserva all’uscita di Eboli e ci fermiamo alla prima pompa di benzina disponibile. Aspettiamo i ragazzi che hanno organizzato il concerto che ci guideranno fino a località San Donato, sperduta tra i colli intorno al paese. Arriviamo in un immensa area verde con una fonte, una chiesetta sconsacrata e una casupola adibita a cucina per l’occasione.

Faccio la conoscenza di diversi ragazzi e ragazze, tutti estremamente gentili, accoglienti e simpatici. L’atmosfera è calorosa e la serata si preannuncia elettrica. Ceniamo con la pizza e del cous cous con fagioli, verdure e frutta secca. Tanta birra, ovviamente.

San Donato

Il palco di San Donato immerso nel verde.

Spetta ai beneventanti Tetano l’onore di aprire le danze. Il loro è un crust punk brutale ed estremamente politicizzato, tant’è vero che a momenti sono quasi più lunghi i proclami politico-sociali lanciati prima dei vari pezzi che non questi ultimi. Anche la dimensione del banchino della band, colmo soprattutto di materiale di contro-informazione e di libri, la dice lunga sugli intenti del gruppo. Show onesto e verace.

Secondi sono gli Shellshock, band campana dedita al grindcore. Decisamente il gruppo più tecnico e in forma della serata, grande energia profusa anche se la voce è apparsa sacrificata a livello generale di suoni. Arrangiamenti molto veloci e ritmiche spietate, sottolineate particolarmente dal batterista, vero motore del gruppo.

Tocca quindi ai Carlos Dunga che, sebbene a formazione rimaneggiata (Daniele ha imparato i pezzi nel giro di una settimana), danno tutto fino alla fine. Grande energia e come al solito attitudine giusta: senza prendersi troppo sul serio, ma mettendo le viscere sul piatto. Il suono d’insieme è apprezzabile anche se si colgono le difficoltà di una formazione messa su all’ultimo. Ma la passione paga e la partecipazione del pubblico lo testimonia. Alla fine dello show salgo sul palco e suoniamo il loro personale medley di pezzi heavy metal: Daniele lascia il basso a Ivan, dettiamo insieme alla voce. Per essere stato messo su all’ultimo, anche questo pezzo non viene male.

Chiudono la serata i Losco’s Brigade, gruppo leccese. Bella prova anche per loro, ma è soprattutto il loro sound a essere veramente interessante. Ancora una volta spicca il lavoro della sessione ritmica che genera un thrashcore decisamente groovy e dinamico. Anche in questo caso la voce risulta alquanto sacrificata a livello di suoni, l’impianto fa un po’ di bizze e la batteria (già provata al termine dello show dei Dunga) perde pezzi.

Finito il concerto comincia l’immancabile djsession disco-trash che mi perdo: la stanchezza è forte, mi ritiro in macchina e cerco di dormire. Cerco perché ovviamente la comodità è quello che è. Sarà grassa se ho dormito un’oretta e mezzo quando i ragazzi rientrano, decisamente cotti, in macchina. Sono le 5.30 del mattino, una piccola spinta e partiamo. Il ritorno appare assai più lungo con i Carlos Dunga distrutti, addormentati o comunque silenziosi per la maggior parte del viaggio. Ma almeno è climaticamente più fresco dell’andata.

Arriviamo a Sesto Fiorentino intorno alle 11.45: sono passate quasi 24 ore da quando sono arrivato a prendere i ragazzi, la metà di queste l’ho passata in macchina alla guida. Decisamente provato e distrutto, sono però felice. Mai avevo fatto un’odissea del genere, così lunga e tutta di filata, e la cosa più bella è averlo fatto portando una band fiorentina a fare il proprio concerto. Non poteva esserci compagnia migliore.

È una di quelle cose che potrai dire di aver fatto: una toccata e fuga a Eboli, 1200 e rotti km, in meno di un giorno con uno dei tuoi gruppi preferiti. Mentre penso che, quasi quasi, potrei farlo di mestiere, rientrando a casa (e sognando la comodità del mio materasso) mi dico: Cristo a Eboli si è fermato, per i Carlos Dunga non è stata che una tappa. Evidentemente, il Figlio dell’Uomo doveva scegliersi meglio il suo autista.

doc. NEMO

@twitTagli


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