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ORA CHE LA MORTALITà PER AIDS DOPO 30 ANNI SCENDE IN TUTTO IL MONDO, I PAESI OCCIDENTALI HANNO DECISO DI RITIRARE I SOLDI PER LE TERAPIE. L’ITALIA è L’UNICO DEI G8 CHE NON FINANZIA

Creato il 10 agosto 2011 da Madyur
25% in meno di nuove infezioni in dieci anni . Sei milioni  e mezzo di persone curate con i farmaci nei Paesi Poveri. Ma soprattutto la mortalità da AidS che in 30 anni è sempre aumentata , ora per la prima volta scende.
Sono 34 milioni i sieropositivi censiti nel mondo , con la possibilità maggiore di nuovi ammalati in Africa , Europa Orientale , Asia centrale. Certo pensare di aver sconfitto l’Aids è una cosa assolutamente falsa , anche perché l’HIV colpisce ancora duro in alcune aree del mondo, ma se la mortalità cale e le infezioni rallentano , vuol dire che le strategia messe in piedi funzionano . E non solo nei paesi ricchi.
Il calo della mortalità nei Paesi africani è un dato comunque positivo. I dati sulla mortalità nel mondo è simile a quella vista nel 1997-98 nei Paesi Occidentali dopo l’arrivo delle terapie antiretrovirale. E’ in quegli anni che la peste del secolo ha smesso di far paura da noi , ma lo scenario era di un mondo ricco che si poteva permettere le medicine e un sud del mondo senza soldi , e quindi niente terapie, e senza strutture sanitarie per arginare nuove infezioni.
Le  conoscenze scientifiche accumulale e gli sforzi di molti ha portato a risultati insperabili. Alla base di tutto c’è la forza della scienza Anti-aids, che in un tempo breve ha trasformato un male con una mortalità certa , in una malattia gestibile : da trattamenti con 24 pillole al giorno e devastanti effetti collaterali, a un1 o due pillole al giorno e effetti mitigati.
Da poco un grande studio del National Institutes of Health American condotto dalla University of Chapel Hill , ha dimostrato che le terapie sono efficaci anche come strumento di prevenzione : l’inizio precoce del trattamento può ridurre fino al 96% il rischio di trasmissione del virus da un paziente sieropositivo a un partner sieronegativo.
Aids_is_commons_in_Africa
Lo studio di Chapel Hill indica , per finire, che i farmaci non solo salvano la vita di quanti hanno contratto il virus, ma anche quella di chi gli sta accanto, giacché rendono meno contagioso il paziente. La terapia, infatti,  potrebbe essere uno strumento di prevenzione efficace e a costi aggiunti molto ridotti , visto che i pazienti vi si devono sottoporre comunque. Una pratica molto usata nel campo delle madri sieropositive per evitare la trasmissione materno-fetale.
Lazzarin, primario della Divisione di malattie infettive del San Raffaele di Milano, sta portando avanti insieme alla Clinica delle malattie infettive dell’ospedale universitario Luigi Sacco di Milano , un progetto per diffondere un test capace di valutare la sieropositività con una semplice analisi della saliva, senza bisogno di un esame del sangue : si chiama Easy Test e consiste in  un tampone che si tiene nella guancia per pochi minuti.In Italia vivono ancora 150 mila persone HIV positive e che un sieropositivo su quattro non sa di essere infetto.
Ciò che si è dimostrato in questi anni è che i sieropositivi vano sottoposti a terapie antiretrovirali prima che la loro condizione si trasformi in Aids. Solo così si riescono a garantire lunghi anni di vita senza che il virus diventi letale. Nel 2010 sono stati spesi 16 miliardi di dollari e , secondo alcune stime, ne servirebbero almeno il doppio. Proprio ora che i risultati indicano che si è sulla strada giusta , molti finanziatori si stanno tirando indietro , prima fra tutti l’Italia.
Il nostro Paese è l’unico tra i membri del G8 a non aver ancora versato i finanziamenti già promessi al Fondo Globale. In un mondo globalizzato le malattie non hanno passaporti. Bisogna che l’Italia comincia a capirlo.

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