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Oriana Fallaci una martire per la libertà.

Creato il 15 settembre 2011 da Gianga87

Non potevo non incominciare questo post, senza ricordare Oriana Fallaci. Una delle più grandi scrittrici del ventesimo e ventunesimo secolo. Potrà sembrare un post irrituale, inutile, perché ormai sono passati cinque anni dalla sua morte e molti si chiederranno: “serve ancora ricordare la Fallaci?”. Io penso di sì, non fosse perché quando Oriana era viva, dopo che il corrsera ebbe pubblicato una pagina e mezzo anzi due, in cui aveva fatto uscire il suo commento che lei ha chiamato La rabbia e l’orgoglio, i suoi detrattori (specialmente chi stava a sinistra e aveva dimenticato o fingeva di dimenticare le sue battaglie per il divorzio) l’avevano crocefissa, fustigata, umiliata,esposta al pubblico ludibrio, scrivendole  oscenità irripetibili, deridendo la sua malattia travestendosi da soldati e scherzandoci sopra. E la cosa più grave è che quell’atroce spettacolo, fu organizzato da intelettuali di sinistra proprio a Firenze, nella sua Firenze. città che oltre ad essere il capoluogo della Toscana, diede i natali a Dante Alighieri, e che nel tempo è diventata la roccaforte della sinistra. Ebbene, gli intelletuali di sinistra come hanno ringraziato la loro concittadina? Semplice: umiliandola. Dicendo sciochezze su sciochezze, non ultima la sciochezza di rinnegarla come cittadina, esponendo cartelli aberranti, facendo paragoni assurdi (“meglio un Pacciani in casa che una Fallaci all’uscio”) e inculcando nella tetsa dei più giovani, l’idea che questa povera donna, sia stata solo una svitata, che le sue invettive, le sue idee, i suoi pensieri scritti, siano state frutto del cancro che l’hà colpita. Invece, si sono sbagliati, perché ogni volta che la Fallaci parlava, accadeva qualcosa. In un modo o nell’altro, aveva quasi sempre ragione lei, e l’abbiamo visto con l’evento che successe esattamente alcuni giorni dopo la sua morte in Germania, quanto Benedetto XVI parlò all’università di Ratisbona. Le analisi e le invettive di Oriana non erano frutto di una mente malata, di un invecchiamento  serpeggiante da cui si poteva apparentemente prendere la conclusione che dovesse essere presa e mandata in un ospizio. No, le sue analisi i suoi pareri diventavano fatti, conferme, realtà concrete a cui era impossibile sottrarsi. Difatti, è ancora fresca nella memoria di tutti noi, l’inizio di quello che i media occidentali hanno insistito nel chiamare “primavera araba”. Una primavera piuttosto appassita a dir la verità, senza alcuna originalità, senza alcuna speranza. E lo dico pensando anche a ciò che otto anni fa nel 2003, tutti credevano fosse possibile, per mano del presidente George Bush. “l’esportazione della democrazia” è stata la cosa veramente sbagliata che Bush avrebbe fatto meglio a evitare. Non solo per gli evidenti interessi economici degli USA, ma anche soprattutto, per la previsione di come sarebbe finita la guerra in Iraq. Oriana l’aveva capito, e proprio per questo, quando finì la guerra in Afghanistan, non si fece troppi problemi nel dire:  “sbaglia dunque, chi crede che la guerra santa si sia conclusa nel 2001 cioè con la disgregazione del regime talebano in Afghanistan. Sbaglia chi si consola con le immagini delle donne  che a Kabul non portano più il burkah  e a volto scoperto escono di casa, vanno di nuovo dal dottore, vanno di nuovo a scuola, vanno di nuovo dal parrucchiere. Sbaglia chi si accontenta di vedere i loro mariti che dopo la disfatta dei talebani si levano la barba come dopo la caduta di Mussolini, gli italiani si levavano il distintivo fascista”. E nello scrivere queste atroci verità , che  manco a farlo apposta, si sono realizzate dopo la sua morte, aggiunse senza troppi complimenti: “il peggio per  noi deve ancora arrivare: Ecco la verità”. Manco a farlo apposta, dopo la sua morte la violenza contro i cristiani e le altre religioni al di fuori dell’islam, è aumentata a dismisura. Basta ricordare le recenti violenze in India, o in Egitto, o in Sudan. Da queste violenze è poi partita questa 2primavera” di cui si fatica a vederne i buoni frutti. Dato che tale movimento è partito dalla Tunisia, ci si aspetta che visto che si tratta di un paese del mediterraneo dove la sharia, la legge islamica, non è prevalente come lo è invece nei paesi come l’Arabia Saudita, il Kuwait, il Qatar, l’Oman, il Bahrein, ma anche l’algeria, o il Sudan, la democrazia, principio occidentale di derivazione greca antica, possa andar bene anche per questi paesi. L’evidenza dei fatti che abbiamo avuto sotto gli occhi in questi mesi, ci conferma che la primavera araba, è solo una favola scritta per lavare il cervello alle coscienze. Un paliativo per nascondere le fandonie di un islam democratico, che di democratico non ha nulla.E per capirlo, oltre a leggere i libri della Fallaci, basta guardare alla storia recente. Pensiamo alla strage dei sufi  islamici, una setta eretica dell’islam, che viene quotidianamente bastonata nei paesi medio orientali, pensiamo alla schiavitù in Sudan, alla lapidazione delle donne, alle tentate violenze nelle famiglie musulmane in Italia da parte di padri padroni, che costringono le figlie a rispettare le loro tradizioni, impedendogli di truccarsi, andare a scuola, in discoteca, o uscire con le amiche.  Tutto questo, seppur con molto dispiacere, Oriana l’aveva previsto. Ma nessuno le ha dato retta. O meglio: pochi lo hanno fatto.  Perché credevano che fosse tutto finito. Speriamo che questo quinto anniversario della morte di Oriana, faccia riflettere moltia gente ingenua su ciò che ci attenderà nei prossimi anni. Altrimenti sarà la fine. Grazie Oriana, per aver avuto il coraggio di dire la verità, grazie per la tua sincerità, per il tuo coraggio.



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