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Orientali alle prese con la lingua del sì: l’italiano incrementa nei Paesi dell’est

Creato il 30 ottobre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

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Dall’est del continente europeo, anzi del globo terrestre in genere, sono giunti di recente in Italia dati parecchio positivi e incoraggianti che hanno per oggetto un prodotto locale, un qualcosa di nostrano nato nelle terre fiorentine, una delle (poche?) cose italiane di cui essere orgogliosi: la nostra lingua. Ebbene sì! Il veterano idioma del , la stessa parlata per mezzo della quale si espresse il sommo Dante nella sua Commedia, la stessa lingua che utilizzarono i grandi autori del passato, Boccaccio, Petrarca ed altri scrittori a loro posteriori sino a giungere ai giorni nostri, proprio quella lingua – come ha sostenuto il sottosegretario Mario Giro – pare che sia la quarta o la quinta più studiata al mondo. Un vero e proprio record, considerate le innumerevoli lingue parlate sul pianeta e data anche l’estensione piuttosto esigua della nostra penisola rispetto alle lande sconfinate di altri Paesi. L’interesse nei riguardi del nostro dialetto illustre, cardinale, aulico e curiale (queste le caratteristiche che per Dante doveva possedere il dialetto italiano unificante) è leggermente in calo negli Stati della vecchia Europa, in Germania e anche negli Stati Uniti, ma ha registrato forti crescite nelle aree che vanno dall’est europeo, inclusa la Russia, al Maghreb, giungendo sino ai paesi arabi e al Vietnam.

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Le statistiche dimostrano che sono soprattutto i cinesi a voler apprendere sempre più le lingue straniere, e tra queste ovviamente anche l’italiano; sono loro a presentare la più alta richiesta di docenti all’estero, disposti ad accogliere numerosi insegnanti madrelingua nelle loro città. «In Cina – spiega una ventiquattrenne laureata in lingue orientali – c’è una vera e propria caccia ai docenti stranieri, tanta è la necessità di queste figure. Negli ultimi due anni ho insegnato inglese nelle scuole private e poi italiano a studenti universitari che sarebbero partiti per frequentare corsi nella Penisola». Tanti, dunque, gli insegnanti italiani che si spostano nei paesi orientali, ma tanti anche gli studenti che da quelle aree si trasferiscono nel Bel Paese per apprenderne la lingua.

La lingua italiana è tornata ad irradiare il suo fascino sul pianeta, cambiando forse la sua geografia, allontanandosi dai luoghi sicuri in cui è germogliata, salpando verso nuovi orizzonti e approdando su terre poco esplorate. Nonostante gli studiosi dell’italiano in Giappone, Russia e Cina siano inferiori rispetto ai luoghi tradizionali, tale presenza in continua crescita rappresenta un fattore estremamente promettente e positivo. È segno che la nostra lingua è ancora vitale, lungi dall’essere soppiantata da altre parlate dominanti come l’inglese, ed è anche un bene che se ne occupino popoli intraprendenti e dinamici come cinesi o giapponesi, capaci senza ombra di dubbio di imporsi sul panorama mondiale. Saranno forse loro a divulgare ulteriormente i testi sacri della nostra letteratura?

Fonte: Repubblica.it

Antonio Puleri



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