Magazine Pari Opportunità

Origini – 1

Da Suddegenere

Quando Sergio, coetaneo di mamma, faceva da servizio d’ordine alle manifestazioni delle femministe nella mia città – perché i fascisti tendevano loro agguati pesanti e, a quanto pare, i compagni ritenevano di “dover essere presenti e solidali in qualche modo”- mamma non si trovava affatto nelle piazze assieme a loro. In realtà non si trovava neanche a spingere amabilmente passeggini in centro e tantomeno a fare la “signora” in qualche lussuosa dimora.

Mamma era rimasta incinta a diciassette anni. A diciotto lavorava sodo, studiava con impegno, si occupava con amore di una figlia e, con fatica, della casa in cui vivevamo. Tutto ciò in solitaria, con non pochi problemi personali e senza un mugugno in mia presenza. Non che fosse un’eroina d’altri tempi, semplicemente ha messo in pratica quanto ha cercato  di trasmettermi: il desiderio di libertà, di autonomia, con la consapevolezza che ogni gesto di autodeterminazione può comportare uno scotto da pagare e sacrifici da affrontare. Un baricentro saldo è necessario per sopravvivere, quando si fanno certe scelte.

Se le chiedo come mai non partecipava alle manifestazioni mi risponde, sgranando gli occhi e un pò tesa, che aveva “la vita decisamente molto incasinata, non aveva tempo neanche per respirare e viveva  isolata dalla comunità”.

Mi ribadisce che tanto dobbiamo a chi è scesa in piazza e mi racconta che le manifestazioni delle donne erano molto partecipate, che ad occupare il pubblico suolo, nella nostra città, erano donne molto diverse tra di loro: donne molto istruite e donne istruite per nulla, donne ricche e donne senza un soldo, donne che  rappresentavano il femminismo da salotto, donne che producevano pensiero che ha influito sulle altre, impiegate, contadine, che per mestiere raccoglievano olive e lavoravano in condizioni assurde. C’erano donne di tutti i tipi in piazza, tranne lei e qualche altra che stava “ai margini”, e tra di loro chi – posso dire con assoluta certezza- ha avuto la capacità di operare sulla propria vita e su quella dei figl* la più importante delle rivoluzioni.

Racconterò altro, con quella calma che adesso non ho materialmente. Aggiungo solamente che, nonostante il rapporto molto complesso e complicato che, credo, mia madre abbia con “il femminismo”, nonostante non mi abbia mai  spinta a fare Politica, nonostante il nostro disaccordo su più cose, ho avuto da lei i doni più grandi  che si possano offrire ai figli e alle figlie, e di certo non sono stata infarcita di retorica da salotto, ma neanche di piazza.

Le semplificazioni non mi sono mai piaciute, puzzano di superficialità e di stantio. A me, invece, piace l’odore fresco del mare, che non è mai uguale a se stesso , che mi sa di ancestrale, mi sa di vita. Mi vado ad infilare anche io nel Mar Ionio, e ci si becca quando potrò. A presto!

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