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Ormai è maggio: 11 consigli musicali da RCB

Creato il 27 aprile 2012 da Lundici @lundici_it
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Secondo appuntamento con i lettori dell’Undici nel quale, come ogni mese, RCB sceglie per voi 11 dischi da (ri)scoprire. Sono consigli musicali che ci portano direttamente in maggio, il mese in cui “il mondo è bello e invitante di colori ma ancora sugli alberi ci sono solo fiori”. E’ la musica che propongo tutti i giorno agli ascoltatori di RCB, la webradio che trasmette solo buona musica ad ogni ora del giorno e della notte. Ascoltala adesso con iTunes, Windows Media Player, Winamp o Real Player, se hai un iPod, un iPhone o un iPad scarica l’App ufficiale di RCB. In ognuno di questi casi buon ascolto!

Wilco - The Whole Love

Wilco - The Whole Love

L’ennesimo splendido album di quella straordinaria band che sono i Wilco. Chi cerca ancora conferme in The Whole Love le troverà, chi li segue da tempo si compiacerà nuovamente per vedere intatte in Jeff Tweedy e soci le stesse doti di sempre. I Wilco sono ormai in uno stato di grazia perenne, incapaci di stupire con effetti speciali di cui non hanno bisogno, perfettamente a proprio agio nell’era moderna, fantastici nel comporre ottime canzoni rock alternate a memorabili ballate acustiche accompagnate da lunghi assoli di chitarra che potrebbero proseguire all’infinito. Grande band, grande album!

Toad the Wet Sprocket All You Want

Toad the Wet Sprocket All You Want

Toad the Wet che? Questo è quello che normalmente ottengo quando parlo dei Toad the Wet Sprocket, gruppo che ha composto alcune delle più belle canzoni del rock americano anni novanta che mi hanno fatto sognare, viaggiare, innamorare, in una parola sola: vivere! Dopo anni di silenzio (si sono sciolti nel 1998 e rimessi insieme nel 2006) sono sobbalzato davanti all’uscita di All You Want e non sono rimasto affatto deluso nel vedere che la tracklist era composta da titoli che conoscevo a memoria. Nessuna nuova canzone, ma undici tra le loro più belle canzoni registrate con nuovi arrangiamenti per permettere ai Toad the Wet Sprocket di tornare in possesso delle proprie canzoni dopo l’abbandono della major per la quale incidevano. Penso che All You Want sia una buonissima occasione per ascoltare di nuovo le canzoni dei Toad the Wet Sprocket che sono rimaste quelle di qualche anno fa, ma che oggi, risuonate, hanno ancora tanto da dire e da dare. Consiglio spassionato di un vecchio fan!

Lenny Kravitz - Black and White America

Lenny Kravitz - Black and White America

Di tutte le cose cantate e suonate recentemente da Lenny Kravitz questa secondo me è quella migliore. Raggiunta ormai da tempo la dimensione della rockstar che tutto può, in questo Black and White America l’artista newyorkese dà il massimo quando si concentra sulla parte black, ovvero quando omaggia palesemente i grandi della blacksploitation, gente come Isaac Hayes, James Brown e Marvin Gaye in brani come Black and White America, Life Ain’t Ever Been Better Than It Is Now, Liquid Jesus e Looking Back On Love. E’ più normale e scontato quando affronta la parte white, quella più pop alla quale ci ha abituato recentemente (e, aggiungerei, quella che mi piace meno, ma s’è capito vero?). Black and White America ci restituisce in parte un Lenny Kravitz di altri tempi, diciamo che abbiamo recuperato pienamente la parte black (e non è poco!), ma per la white vogliamo più chitarre e soprattutto più rock!

Jeff Bridges - Jeff Bridges

Jeff Bridges - Jeff Bridges

Che Jeff Bridges fosse bravo a cantare l’avevamo già capito in Crazy Heart, film nel quale interpreta il ruolo di un cantante country a fine carriera che gli è valso il meritato premio Oscar. Dopo questa interpretazione lo deve aver capito anche lui, visto che a distanza di poco tempo è uscito l’album dal titolo Jeff Bridges, prodotto dal numero uno del genere country, il grande T-Bone Burnett, già produttore della splendida colonna sonora di Crazy Heart. Il cerchio si chiude: una bella voce, undici splendide canzoni non troppo note e un grande produttore confezionano un disco decisamente sopra alle aspettative. Per gli amanti del genere, ma anche no!

Joss Stone - LP1

Joss Stone - LP1

Con un inizio di carriera di quelli che più fulminanti non si può (The Soul Sessions è e rimane un capolavoro), abbiamo corso il rischio di perdere per strada Joss Stone, che solo ora con LP1 (titolo non casuale) torna a cantare libera come più le piace. In effetti, dopo essersi incatenata sulla copertina del suo precedente disco ed essersi liberata dal contratto con la EMI, si ha proprio l’impressione che con LP1 si sia voluta riappropriare della sua carriera artistica autoproducendo il disco per il quale ha voluto al suo fianco Dave Stewart con il quale si è divertita anche nella bizzarra formazione dei Superheavy guidata dal carismatico Mick Jagger. Il risultato non è niente male e rimette in carreggiata l’artista inglese che, libera da scelte discografiche parecchio discutibili, sembra tornata in grado di esprimere tutto il suo grande potenziale. Incoraggiante!

Casino Royale - Io e la mia ombra

Casino Royale - Io e la mia ombra

Non si rimane delusi da Io e la mia ombra, piace agli affezionati di vecchia data come me, ma può piacere molto anche a chi li ascolta per la prima volta oggi. Passati i tempi dello ska, del drum and bass e della raffinata produzione di Howie B, in questo album i Casino Royale fanno tutto da soli e lo fanno molto bene. E’ evidente che Alioscia e soci si sappiano ancora divertire a suonare insieme cantando testi mai banali arrivando al punto di confezionare un tormentone come Io e la mia ombra che quando ti entra in testa non ti esce più. Bravi!

Arctic Monkeys - Suck It and See

Arctic Monkeys - Suck It and See

Dimenticatevi gli Arctic Monkeys che avete ascoltato fino ad oggi perché con Suck It and See si cambia musica. Dopo Humbug, album duro, psichedelico e per certi versi spiazzante, un cambiamento ci voleva e Alex Turner, sempre più leader della band inglese, porta gli Arctic Monkeys in territori più tranquilli e morbidi. L’atterraggio è dolce e Suck It and See si fa apprezzare tantissimo. Gli Arctic Monkeys sono cambiati, ma il talento e la qualità delle loro canzoni è rimasto perfettamente intatto.

 

Daughter - His Young Heart

Daughter - His Young Heart

Quando ho sentito Candles sono rimasto senza parole, affascinato e ammaliato dalla voce di Elena Tonra e dalla chitarra di Igor Haefeli, il duo londinese che si nasconde dietro allo pseudonimo Daughter. His Young Heart è il loro primo EP e contiene 4 belle canzoni che deliziano l’orecchio e rasserenano l’animo. L’unico peccato è che l’effetto finisce troppo presto!

 

Kate Bush - Director's Cut

Kate Bush - Director's Cut

Rimettere mano dopo vent’anni a due album stroncati dalla critica per tirar fuori oggi un bel disco è questione di perfezionismo, rivincita e grande forza di volontà. Tipa strana Kate Bush, non si arrende mai e dimostra che dentro The Sensual World (1989) e The Red Shoes (1993) c’era del buono. Certo che quando hai una voce come la sua è tutto più facile, ma il lavoro fatto sulle undici tracce di questo Director’s Cut è notevole. Partendo dai nastri originali dell’epoca, Kate ha manipolato i suoni reincidendo le tracce vocali, rimettendo mano al testo rendendo questo disco davvero molto interessante. Consigliato!

The Quantic Soul Orchestra - Stampede

The Quantic Soul Orchestra - Stampede

Un giorno ho sentito alla radio Walking Through Tomorrow (Super 8, Pt. 3) e ho voluto subito scoprire The Quantic Soul Orchestra, nome che fa capo a Will Holland, musicista, DJ e produttore di base a Cali, Colombia. Stampede è il primo album di un suo progetto live con il quale Will Holland cerca di avvicinarsi il più possibile al suono grezzo del funk anni ’70 senza l’uso di campioni. Il risultato è molto buono, grazie anche alla creatività e positiva mentalità degli innumerevoli artisti che lo affiancano in questo progetto, compresa sua sorella Lucy Holland sassofonista.

Joseph - Arthur - The Graduation Ceremony

Joseph - Arthur - The Graduation Ceremony

Artista incredibile e bravissimo Joseph Arthur. Lasciati da parte gli svaghi ed i divertimenti con i Lonely Astronauts e i Fistful of Mercy, torna a fare sul serio con The Graduation Ceremony, ottavo capitolo della sua carriera iniziata quando quel guru di Peter Gabriel lo lanciò pubblicando con la Real World la sua prima meraviglia Come To Where I’m From. Lo smalto forse non è più quello dell’inizio e l’estasi compositiva e creativa delle origini ha lasciato spazio alla distensione e alla calma interiore supportate dalla saggezza propria della piena maturità artistica di uno dei miei cantanti preferiti.

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