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Oscar Wilde – L’anima dell’Uomo sotto il Socialismo XVI

Creato il 28 agosto 2014 da Marvigar4

L'Anima dell'Uomo sotto il socialismo

OSCAR WILDE

L’ANIMA DELL’UOMO SOTTO IL SOCIALISMO

Titolo originale: The Soul of Man under Socialism

Traduzione dall’originale in inglese di Marco Vignolo Gargini

La simpatia per il dolore ci sarà sempre, naturalmente. È uno dei primi istinti dell’uomo. Gli animali che hanno individualità, gli animali più elevati, la condividono con noi. Ma occorre ricordare che mentre la simpatia per la gioia intensifica la gioia complessiva del mondo, la simpatia per il dolore non ne diminuisce la quantità. Può rendere l’uomo più capace di sopportare il male, ma il male rimane. La simpatia per la tubercolosi non cura la tubercolosi; questo è ciò che fa la scienza. E quando il socialismo avrà risolto il problema della povertà e la scienza avrà risolto il problema della malattia, l’area di intervento dei sentimentalisti si rimpicciolirà e la simpatia dell’uomo sarà grande, sana e spontanea. L’uomo avrà la gioia di contemplare le vite gioiose degli altri.

Perché è attraverso la gioia che si svilupperà l’individualismo del futuro. Cristo non ha tentato di ricostruire la società e, di conseguenza, l’individualismo che egli predicava all’uomo potrebbe essere realizzato soltanto nel dolore o in solitudine. Gli ideali che dobbiamo a Cristo sono gli ideali dell’uomo che abbandona completamente la società o dell’uomo che le oppone una resistenza assoluta. Ma l’uomo è sociale per natura. Persino la Tebaide fu popolata, alla fine. E per quanto il cenobita realizzi la sua personalità, è spesso una personalità impoverita che così realizza. D’altronde, la terribile verità che il dolore sia un modo con il quale l’uomo può prendere coscienza di sé esercita un fascino meraviglioso sul mondo. Scialbi oratori e mediocri pensatori dai pulpiti e sui palchi parlano spesso dell’adorazione del mondo per il piacere, e piagnucolano contro di lei. Ma raramente accade nella storia del mondo che il suo ideale sia stato di gioia e di bellezza. L’adorazione del dolore ha assai più spesso dominato il mondo. Il medievalismo, con i suoi santi e i suoi martiri, col suo culto per l’automortificazione, con la sua passione selvaggia per l’infliggersi ferite, il suo sfregiare coi coltelli e fustigare con le fruste: il medievalismo è il vero Cristianesimo e il Cristo medioevale il vero Cristo. Quando il Rinascimento albeggiò sul mondo portando con sé i nuovi ideali della bellezza della vita e della gioia di vivere, gli uomini non riuscirono più a capire Cristo. Persino l’arte ce lo dimostra. I pittori rinascimentali disegnavano Gesù come un bambino piccolo che giocava con un altro in un palazzo o in un giardino o tra le braccia della mamma, mentre sorride a lei o a un fiore o a un uccellino dai colori brillanti; oppure come figura nobile e prestante che si muove nobilmente per il mondo; oppure come figura meravigliosa che risorge in una sorta di estasi dalla morte alla vita. Anche quando lo disegnavano crocifisso lo disegnavano come un Dio buono al quale degli uomini cattivi avevano inflitto una sofferenza. Ma non se ne angustiavano più di tanto. Quel che li deliziava era dipingere gli uomini e le donne che ammiravano e mostrare la bellezza di questa terra meravigliosa. Essi dipinsero molti quadri religiosi: infatti, ne hanno dipinto troppi, e la monotonia del tipo e del motivo è pesante, e negativa per l’arte. Fu il risultato dell’autorità del pubblico in materia di arte, e va deplorata. Ma la loro anima non era nel soggetto. Raffaello fu un grande artista quando dipinse il ritratto del papa. Quando dipinse le sue Madonne e i suoi Cristi non fu affatto un grande artista. Cristo non aveva messaggi per il Rinascimento, che fu meraviglioso perché portava un ideale diverso dal suo, e per trovare una presentazione del vero Cristo occorre andare all’arte medioevale. Nell’arte medioevale Cristo è un essere malmenato e deturpato; non è avvenente da guardare, perché la bellezza è una gioia; non un essere con delle belle vesti, perché anche questo può essere una gioia: è un mendicante che ha un’anima meravigliosa; è un lebbroso la cui anima è divina; non ha bisogno né di beni materiali né di salute; è un Dio che realizza la sua perfezione attraverso il dolore.



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